Capitolo 11

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Non sapevo come scappare. Non sapevo cosa inventarmi per fuggire da lì. Tre giorni prima avevo fatto un enorme sbaglio a rispondere a Charles. Se non l'avessi fatto, in quel momento non mi sarei trovata a voler scappare a gambe levate da quel bar, mentre lui mi parlava del perché avesse scelto di studiare economia, di sua sorella Judith e di molte altre cose che mi rifiutai di ascoltare.

Gli avevo risposto in un impeto di rabbia -o gelosia, chi lo sa- dopo aver ripensato ai messaggi di mia sorella riguardo a lei e Harry, ma me ne ero pentita subito dopo. Quando, ormai, il danno era fatto.

Io annuivo e sorridevo sperando che finisse presto. Non era colpa sua. In un altro momento della mia vita, magari, mi sarebbe anche potuto piacere, ma non allora. Avevo capito che rifugiarmi tra le braccia di un altro ragazzo per non pensare a Harry era inutile e, inoltre, non sentivo assolutamente il bisogno di un ragazzo nella mia vita. Tutti, tranne lui ovviamente, sembravano infastidirmi. Non perché fossero effettivamente delle persone sgradevoli, ma semplicemente non riuscivo a tollerare la presenza di un ragazzo che non fosse Harry. Proprio come Charles in quel momento.

Quindi, sia per cercare di evadere per qualche secondo sia per avere il pretesto di parlargli, mandai un messaggio a Harry. Mentre scrivevo lanciavo qualche occhiata a Charles per non sembrare troppo maleducata ma a lui non sembrava interessare, tanto era preso a raccontarmi dei dispetti che faceva a sua sorella quando era bambino.

Messaggio a: Harry
Ore: 5:26 p.m.
Come faccio a far capire in modo gentile ad un ragazzo che non mi interessa e voglio scappare?

Fortunatamente, non dovetti aspettare troppo per una risposta e potei nuovamente ignorare la voce del ragazzo davanti a me.

Messaggio da: Harry
Ore: 5:28 p.m.
Semplice: digli che non sei interessata e scappa

Io dovetti mordermi le labbra per evitare di sorridere e far capire a a Charles che la persona con cui stavo messaggio mi interessasse nettamente più di lui.

Messaggio a: Harry
Ore: 5:28 p.m.
Ho detto un modo educato, cretino

«Già, anche io lo facevo sempre da piccola» dissi dopo essere riuscita a captare qualche parola di quello che stava dicendo, capendo solo che riguardasse l'imbrogliare in qualsiasi gioco che faceva con sua sorella. Non mi interessava, certo, ma ciò non mi autorizzava ad essere cattiva.

Messaggio da: Harry
Ore: 5:30 p.m.
Ho appena staccato da lavoro, dimmi dove sei e ti vengo a prendere. Ti autorizzo ad usarmi come scusa per fuggire dal tuo appuntamento

Io gli mandai velocemente la mia posizione non cercando più di trattenere il sorriso che, ormai da molti minuti, cercava di spuntare sulle mie labbra.
Anche Charles, vedendomi felice, sorrise credendo fosse merito suo.
Improvvisamente il tempo parve ripartire ed io tornai a respirare.

«E tu?» quando Charles mi rivolse quella domanda io sbattei le palpebre un paio di volte, confusa. Poi mi ricordai che stava parlando di sua sorella e probabilmente mi stava chiedendo se anche io avessi fratello o sorelle.

«Anche io ho una sorella -mi schiarii la gola. -andio molto d'accordo, anche lei si è trasferita da poco a New York. È bello poter passare di nuovo più tempo con lei e mio nipote.»

«Oh, hai un nipote?»

Io annuii e mi resi conto di aver appena trovato la scusa perfetta da rifilargli per andarmene non appena Harry fosse arrivato.

«Sì e a proposito di lui, ho appena saputo che devo fargli da babysitter. Mi dispiace davvero tanto» cercai di fare l'espressione mortificata più credibile che mi riuscisse.

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