Capitolo 22

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«Sai di essere una cretina, no?»

«Dal momento che è la quarta volta che lo dici nel giro di due minuti, credo di averlo capito.»

Buttai frettolosamente nella borsa le le chiavi di casa per poi prendere il cappotto.

«Cretina mi sembra riduttivo, lei è proprio una cogliona» si intromise anche Nancy, sostenendo Katie.

«Incosciente, direi» disse Holden, aprendo il frigorifero.

«Ragazzi, ragazzi-» Cameron fece cenno con le mani di fare silenzio «-lei è una cretina, cogliona ed incosciente. Così siete tutti contenti.»

Io lo guardai male ma evitai di cercare qualcosa da lanciargli addosso visto che ero già in ritardo.
Mi sarei dovuta vedere con Harry alle sei ed erano già le sei e dieci.
Nonostante io fossi una ritardataria cronica, quella volta non era colpa mia.
I miei amici, poiché avevano saputo da Katie che sarei uscita con Harry, si erano presentati a casa mia mezz'ora prima, tentando in tutti i modi di fermarmi.
Proprio per evitare che quello accadesse, avevo informato la mia amica dell'uscita solo alle cinque e un quarto, ovvero quando avevo iniziato a prepararmi e nasconderglielo sarebbe stato impossibile, pensando che fosse ormai abbastanza tardi e nessuno avrebbe fatto in tempo a farmi la predica. Mi sbagliavo.

«Siete sicuri di essere in grado di badare a Destiny?» chiesi, ignorando i numerosi insulti ricevuti.

La sera prima, quando io e Katie eravamo rientrate a casa, avevamo trovato numerosi ricordini lasciati dalla cagnolina ed avevamo quindi deciso che non l'avremmo più lasciata sola, almeno per i primo tempi.

«Tu sei sicura di essere in grado di badare a te stessa?» Katie rigirò la domanda, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Non è che adesso non riesco più a stargli vicino senza saltargli addosso» dissi sarcasticamente, sperando che fosse vero.

Non è che non riuscivo a non saltargli addosso, è che non sarei mai riuscita a guardarlo senza pensare di esserci stata a letto.

Decisi di smettere di pensare a quel piccolo particolare, perché se lo avessi fatto non avrei mai avuto il coraggio di andare, e mi diressi verso la porta ignorando i numerosi avvertimenti, sbuffi ed insulti dei miei amici.

«Ciao!» gridai uscendo di casa.

Avevamo, fortunatamente, deciso di incontrarci in un bar piuttosto vicino a casa mia e non avrei quindi dovuto prendere la macchina. Ci misi dieci minuti ad arrivare. Dieci minuti nei quali avevo più volte pensato a tornare indietro e lasciar perdere, cosa che avevo quasi fatto quando ero praticamente arrivata di fronte al bar. Improvvisamente l'idea di incontrarci mi sembrò stupida. Di che dovevamo parlare, poi? Non avevo idea di come si portasse avanti una conversazione sull'essere andati a letto con il ragazzo della propria sorella con il ragazzo in questione.

Decisi, però, che ormai ero arrivata e, anche se in quel momento fossi scappata, l'avrei comunque rivisto prima o poi e se non avessimo messo in chiaro le cose sarebbe stato ancora più imbarazzante.

Solo dopo quale minuto presi un respiro profondo ed entrai. Mi guardai intorno per capire dove fosse e, quando lo individuai seduto poco distante da dove mi trovavo io, lo raggiunsi.

Le mani avevano preso a sudarmi come ogni volta che mi era vicino e sperai che il mio nervosismo non fosse troppo evidente.

«Ciao» dissi, tentando di mantenere un tono di voce piatto, quando gli fui di fronte.

Lui mi rivolse un piccolo sorriso, ben lontano da quelli sinceri a cui ero abituata, ed io mi sedetti.

«Hey.»

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