Capitolo 10

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Quel lunedì mattina mi ero, stranamente, svegliata felice. Ci avevo sempre messo dieci minuti buoni ad alzarmi dal letto dopo aver sentito la sveglia, ma quel giorno ero andata volentieri a lezione. Cosa che, per quanto la facoltà che avevo scelto mi piacesse, non mi piaceva particolarmente dati i problemi che avevo ad essere attiva la mattina.

Il venerdì sera disastroso era stato ormai archiviato, anche grazie al sabato sera che avevo passato con Harry a chiacchierare e ridere.

«Ho assolutamente bisogno degli appunti di neuropsicologia perché non ho capito niente, il professor Martin parla in codice» Holden mi affiancò mentre camminavo verso l'uscita.

«Li ricopio in bella e domani te li porto.»

«Ma stai bene?» mi portò una mano sulla fronte che io prontamente tolsi con uno schiaffo.

«Perché non dovrei stare bene?»

«Perché di solito ogni volta che ti chiedo gli appunti mi dici che non puoi sempre prendere appunti per entrambi mentre io non faccio niente e quindi devo pregarti per ore per convincerti.»

Io non riuscii a trattenere un sorriso sapendo esattamente il motivo per cui non avevo fatto storie «Già, oggi mi sento caritatevole.»

«Cerca di sentirti così più spesso, mi piaci di più» avvolse un braccio attorno alle mie spalle e mi diede un bacio sulla tempia.

«Quasi quasi sto cambiando idea riguardo al darti gli appunti» lo presi in giro, sapendo benissimo di non pensarlo davvero perché quel giorno ero troppo felice per non rendere felici anche gli altri.

«Non ci provare» mi strinse una spalla per ammonirmi ed io risi. Risata che si trasformò in un sorriso a trentadue denti quando, una volta varcata l'uscita vidi dei capelli ricci che ci misi solo qualche secondo a riconoscere.
Era poggiato ad un palo poco distante da me, aveva dei jeans blu ed un maglione grigio che gli fasciava perfettamente il torace ed una giacca nera lasciata aperta.
Si guardava intorno ed ero più che certa che - a meno che non avesse amici che andavano alla Columbia, cosa molto poco probabile - stesse cercando me.

«Holden, c'è Harry. Ci vediamo dopo» mi allontanai da lui e lui fece cadere il braccio dalle mie spalle.

«Non vieni con noi a pranzo?»

«Non lo so, al massimo vi raggiungo dopo. Andate al Tom's restaurant, no?»

«Come al solito» annuì lui e poi ci salutammo ed io fui libera di andare da Harry che, finalmente, mi vide.

«Belle!» esclamò lui con un sorriso appena gli fui di fronte.

«Che ci fai qui? Nostalgia del college?»

«Non proprio» fece una smorfia e si grattò la nuca. Quel suo comportamento mi fece subito venire in mente il messaggio che mia sorella mi aveva mandato quella mattina. "Che ne dici di uscire oggi pomeriggio? Ho bisogno di stare un po' con la mia sorellina" aveva scritto. Sapevo bene che quando diceva di aver bisogno di me voleva dire che era successo qualcosa e aveva bisogno di consigli. E quella visita inaspettata di Harry fu solo un'ulteriore conferma.

«Tu e Tal avete litigato?»

Lui sospirò ed annuì. Gli feci un cenno con la testa per invitarlo a camminare fuori dall'università e dalla folla di studenti che tornavano ai dormitori o andavamo a pranzare.

«Te ne ha già parlato?»

«No, tocca a te spiegare.»

Non era una novità che Harry e Chantal dopo un litigio si confidassero con me e mi chiedessero consigli. Anche quando ero una ragazzina alle prime armi che di relazioni ne sapeva ben poco si erano, per qualche motivo, sempre fidati di me. Non che in quel momento di relazioni ne sapessi molto più di quando avevo quindici anni, dato che le mie erano state poche e disastrose. Ero, a quanto pare, semplicemente brava ad ascoltare e a dare consigli senza necessariamente basarmi sulle mie esperienze personali. Potevo considerarlo un talento.

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