Capitolo 41

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«Belle, se fai tardi ti lasciamo qui!» urlò mio padre dal piano di sotto mentre io finivo di stendermi il mascara sulle ciglia.

Sbuffai e finii di truccarmi in fretta. Mi passai le mani sulla gonna nera a tubino lunga fino a poco prima della ginocchia che avevo deciso di mettere quel giorno e mi abbottonai un bottone della camicia bianca che si era sbottonato.

Mi infilai velocemente i tacchi sopra i collant e presi il lungo cappotto nero che avevo abbandonato sul letto dopo averlo tirato fuori dalla valigia.

«Prontissima» dissi mentre scendevo velocemente le scale cercando però di non cadere a causa dei tacchi.

«Alla buon'ora, principessa» disse mio padre non appena mi vide. Io gli feci la linguaccia e mi sistemai le maniche del cappotto che mi ero infilata mentre scendevo gli ultimi gradini.

«Anche se ci fai fare sempre tardi, sei bellissima» mio padre mi diede un pizzicotto sulla guancia ed io mi scansai con un sorriso.

In quel momento ci raggiunsero nell'ingresso mia madre che per l'occasione aveva messo degli eleganti pantaloni beige dentro i quali aveva infilato una camicetta nera. E cosa più importante di tutte, aveva addirittura messo i tacchi, che lei tanto odiava, sotto mia costrizione.

A seguirla arrivarono poi anche Harry e Chantal, che spingeva il passeggino con Jake al suo interno.

Mia sorella era stupenda come sempre stretta nel suo vestito blu e Harry nemmeno riuscivo più a descriverlo.
Per tutta la mattinata non avevo fatto altro che pregarlo di mettere la camicia azzurra con sopra la giacca beige, i due capi di abbigliamento del suo armadio che lui più odiava. Io sostenevo invece che gli stessero divinamente ed in quel momento ebbi la conferma di avere ragione.

Sentii mio padre al mio fianco complimentarsi con mia madre e darle un bacio, ma io non riuscivo a distogliere lo sguardo dal ragazzo di fronte a me.

«Sei stupenda, Belle» disse guardandomi negli occhi, come se ci fossimo solo noi due.

«Anche tu, grazie a me.»

In realtà non era stupendo solo perché aveva degli abiti belli addosso. Lui era stupendo e basta. Nemmeno si sforzava di esserlo.

«Io ti faccio un complimento e tu fingi di farne uno a me quando in realtà lo stai facendo a te stessa. Che umiltà» mi prese in giro.

«È la sua qualità migliore» si intromise mia madre, che solo in quel momento mi ricordai essere lì.

«Ti concedo di parlare male di me solo perché oggi è il tuo compleanno e questo significa che stai invecchiando» le puntai un dito contro.

«È sempre una gioia parlare con te, amore mio» si portò una mano al petto, fingendo di essere toccata dalle mie parole.

«Capiscila mamma-» disse Chantal «-questo è l'unico modo affettuoso che conosce per fare gli auguri.»

«Lo so, infatti sono quasi commossa.»

«Non eravamo in ritardo?» dissi, improvvisamente impaziente di andare.

Mia madre alzò gli occhi al cielo ma, finalmente, decise che era arrivato il momento di uscire di casa.

Ovviamente io decisi di andare in macchina con i miei perché già avrei dovuto sopportare il viaggio di ritorno con Harry e Chantal, quindi almeno quello verso il ristorante me lo risparmiavo volentieri.

Scoprii però presto che anche andare in macchina con i miei genitori non sarebbe stato molto piacevole.

«Belle, ti posso dire una cosa?» mi chiese mio padre dopo qualche minuto che eravamo in macchina. Io lo guardai dallo specchietto retrovisore, vedendo che anche lui mi stava guardando. Allora annuii e lui riportò lo sguardo sulla strada.

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