1. Bacio di Luna

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I raggi dell'ultimo quarto di luna oltrepassavano le finestre penetrando tra i varchi lasciati dalle pesanti tende di velluto. Giocavano con angoli e pertugi creando ombre e dipingendo delicati chiaroscuri sui mobili di legno. Agevolata da quella lieve luce, Elettra si muoveva veloce nei corridoi schivando scrivanie e scaffali: da ormai diversi anni la famiglia Ronat aveva messo a disposizione degli studiosi dell'Accademia la sua fornita biblioteca e si era operata per offrire alle giovani promesse un ambiente ottimale in cui perseverare con le loro ricerche. 

Ad Elettra non erano mai interessati i libri, e si trovava a guardare con perplessità i cumuli di tomi posati sui tavoli senza alcun criterio apparente. Non capiva l'ostinazione di alcuni uomini nel passare la loro vita chini a leggere, trasformando in una gobba la schiena che era stata donata loro sana e dritta. 

Geografia di Egalen, Erbe e Fiori, Libro dei Morti II... 

Rallentò il passo, cercando una risposta alla sua domanda nei titoli dei volumi. Aprì la copertina del primo, imbattendosi in una mappa dettagliata della sua terra. 

La catena di Ashaos tracciava un confine netto con i terreni del Sud, isolando i territori del Duinan quasi completamente. Le avevano raccontato che i nani avevano scelto quelle montagne come dimora ancora prima che gli uomini popolassero la terra, prima che diventassero talmente numerosi da essere convinti di averne il dominio.

Accarezzò il familiare fiume seguendone il corso con le dita fino alla foce, a Sud del porto di Gal'Duin. 

Di certo quel libro era molto più utile rispetto alla Guida alla comunità elfica di Ramos

Scosse la testa raggiungendo la sua meta. 

La difficoltà del lavoro si prospettava minima. Ken Ronat era sì un personaggio di spicco della loro modesta città, un mecenate buono, preciso ed affamato del sapere che gli altri avrebbero potuto regalargli, ma non era abbastanza importante da necessitare di particolari protezioni nella sua dimora, non per custodire il singolo pezzo di carta dal dubbio valore che lei stava cercando. 

Si chinò quel che bastava per allineare il suo sguardo con il buco della serratura del grosso portone di mogano che le sbarrava la strada. Un buio perfetto si stagliava al di là del piccolo foro in cui andava inserita la chiave. Non c'era nessuno oltre a lei. 

Morse il labbro inferiore cercando di inquadrare il tipo di chiusura che aveva davanti, quindi, prima di estrarre i suoi attrezzi, esercitò una lieve pressione sulla maniglia. 

Il pezzo di ferro si inclinò senza esitazione seguendo il movimento delle sue dita.

«Troppo facile» bisbigliò tra sé, spingendo la porta quanto bastava per infilarsi nel nuovo ambiente. 

Un odore penetrante le riempì i polmoni in pochi istanti, facendole pizzicare il naso. La stanza sapeva di aria chiusa e polvere, come fosse un cimitero di carta. 

Appoggiò la porta alle proprie spalle lasciandosi avvolgere dall'aroma. Se qualcuno avesse avuto la perversa idea di entrare nella biblioteca a notte fonda, osservando l'apertura dall'esterno non avrebbe avuto nessuna ragione di credere che ci fosse qualcun altro già impegnato a consultare manoscritti nello studio del proprietario. 

Elettra soffiò verso l'alto per scacciare un ciuffo di capelli dai propri occhi, cercando nel contempo con la destra la familiare forma del ciondolo che portava al collo. Estrasse il cristallo trasparente e bisbigliò una singola parola: il materiale si illuminò debolmente, permettendo agli occhi della ragazza di distinguere le forme del mobilio che arredava la stanza. 

Ombre di AmbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora