38. Villa Lemer

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Era stato naturale tornare sui suoi passi e percorrere all'indietro l'articolata strada con cui aveva sperato di perdersi. Si era definitivamente convinta di seguire il velato messaggio nascosto nel biglietto quando si era resa conto che Jasmine le aveva aizzato contro nientepopodimeno che i gemelli Kadijashi: i fratelli dagli occhi di ghiaccio provenienti dall'Ovest. Così aveva ascoltato Grey, di nuovo, ed era tornata indietro. 

Elettra fissò la porta ferrata di Gal'Duin rabbrividendo. Senza guardare le guardie, con un ampio mantello a coprirle spalle e volto, oltrepassò l'alto portale attraversando le spesse mura di pietra grigia e si fermò accostandosi al muro della casupola più vicina. La città era sempre la stessa e in quelle gelide ore di luce il sole faceva risplendere la neve che non era stata spostata dalle strade, abbagliandole gli occhi. 

Socchiuse le palpebre raccogliendosi in un profondo respiro e scosse il capo mentre una fitta le attraversava la mente. Immagini di una grande casa bianca le riempirono la testa facendo sparire il panorama circostante. Una villa circondata da enormi alberi, con un portico sostenuto da pilastri avorio ed un pavimento di marmo aranciato. Mura su tutti i lati, rinforzate da ringhiere in ferro. L'entrata principale: un largo cancello in ferro battuto su cui spiccava l'effigie di una rosa. L'entrata secondaria: piccolo passaggio accessibile da una via secondaria. 

Non rompere la serratura. 

Sussultò mentre quella voce le rimbalzava nel cranio come se fosse stata riversata lì direttamente: chiara, decisa, con una vaga sfumatura di raccomandazione e divertimento. Sbatté le palpebre si guardandosi attorno, aspettandosi di vedere al suo fianco l'uomo a cui apparteneva. Con la bocca secca per l'agitazione, attese che il suo cuore recuperasse il ritmo consueto. Non c'era nessuno, ma ora sapeva dove andare. 

Seguì le indicazioni con metodo fino ad avere tra le mani la chiave arrugginita trovata nascosta a destra della grata, nella fessura tra il terzo ed il quarto blocco di pietra a partire da terra. Cautamente fece scattare la serratura e richiuse la porticina a chiave alle sue spalle infilandola di nuovo al suo posto. Ogni passo lungo il sentiero di quello spoglio giardino le riempiva il petto di agitazione ed aspettativa. Frammenti di memoria le stringevano la gola come il cappio tirato dal boia: la sua risata tagliente, le mani serrate tra i suoi capelli, le sue labbra, il suo profumo... Com'era riuscita a rinunciare a tutto quello che avevano avuto? 

Il portico su cui mise piede era sormontato da un piatto soffitto intonacato di bianco con decorazioni geometriche dorate e si affacciava verso gli alberi con morbide arcate a tutto sesto sostenute da pilastri altrettanto chiari. Ascoltò il rimbombo dei propri passi contro il pavimento avvicinandosi all'unica porta presente sulla facciata: legno scuro con batacchio dorato dalla foggia floreale. 

Bussò senza pensare, guidata dalla voce che l'aveva accompagnata fino a quel momento. Grey la stava aspettando. Grey... Solo le sue braccia strette attorno a lei avrebbero potuto rimettere insieme i pezzi disastrati del suo essere. 

Abbassò il cappuccio ed abbandonò le membra lungo i fianchi, fissando un punto imprecisato sul pannello fino al suo spalancarsi. Inquadrò la figura sulla soglia e si costrinse a respirare, annientata dalla sua mancanza. L'uomo che aveva aperto la porta era un vecchio di cinquant'anni. I capelli argentati, tagliati all'altezza del collo, erano stati ordinatamente pettinati all'indietro; gli occhi dall'iride innaturalmente chiaro, le si erano fermati addosso analizzandola senza pudore. Nonostante fosse a pochi passi da lei, Elettra non percepì calore o fiato: solo un lieve tremore pervadeva ogni parte dell'essere che aveva davanti, provocandole un leggero senso di nausea e la sensazione di incolmabile distanza. Non riusciva a metterlo a fuoco. 

La figura intermittente rimase a fissarla per un istante prima di farsi da parte e liberare la via davanti a lei. «Hai intenzione di rimanere fuori?» 

Ombre di AmbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora