10. Ruggine

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Rachtur indicò gli uomini dietro di loro accostandosi al capitano, iniziando con lui a dettare il ritmo della marcia. «Hai visto cosa ci hanno affibbiato?» tuonò, alzando le mani verso l'alto in un gesto stizzito. «Un'assassina, un incantatore borioso ed un druido incosciente» scosse la testa, incrociando le braccia sul petto come per impedire alle mani di fermarsi sulle armi di cui era equipaggiato, tradendo l'intento bellico nei confronti dei tre estranei che gli avevano affidato. «Se sgarrano se la vedranno con il sottoscritto» 

«L'hanno capito, Rachtur. Non faranno mosse avventate» Greshu controllò le retrovie: Atham e Gylan chiudevano il convoglio, preceduti da Gabriel e Blanc; Elettra li seguiva lentamente ed i suoi fratelli procedevano insieme ad un paio di metri da loro, mantenendo il passo. «La loro fuga li comprometterebbe in maniera definitiva, e credo che nessuno di loro voglia essere cacciato dalle forze ufficiali di tutta Manner»

«Come se le Capitali venissero allertate per ogni criminale a piede libero» sospirò il nano. 

«L'Adunanza è stata convocata poche volte nella storia, solo se strettamente necessario. Ringraziamo Dunen: siamo nati in un secolo pacifico. Non abbiamo visto la guerra»

«Ma anche senza grandi battaglie non ti manca il lavoro» lo corresse Rachtur, allungando lo sguardo verso Sud. «Cosa ha fatto uno dei migliori componenti della guardia cittadina per essere spedito in una missione come questa?» 

«Sono qui proprio perché sono uno degli uomini migliori» Greshu ridacchiò alla domanda del nano, notando la ragazza assicurare le proprie armi alla cintura. Niente di appariscente, solo dei pugnali. 

Il nano seguì il suo sguardo ed assunse un'espressione scettica. «Quella bastarda ha addosso più armi di quelle che credi» 

«Rilassati Rachtur» il capitano batté una mano sulla spalla del nano «Immagino che lei non voglia essere d'impiccio dopo quello che le è successo in cella» 

Strinse le labbra «L'incantatore è più preoccupante.»

Posò gli occhi sulla strada. Avevano davanti una lunga convivenza a tempo indeterminato. Si era arreso all'idea di dividere i suoi spazio con i criminali, ma aveva preferito essere preparato sul loro conto.

Proprio come aveva detto Zarog, erano colpevoli di omicidio e di manipolazione. Il ragazzino sembrava essere vittima e complice della voce impressa nell'oggetto magico che aveva con sé, più innocente e meno consapevole delle proprie azioni e di quello che avrebbero significato rispetto agli altri due. Forgat era temibile. Il permesso gli si era fatto rilasciare illegalmente permetteva la sperimentazione magica mentale su esseri umani: non era stato detto, ma oltre a catturarlo, avevano trovato nella sua dimora un paio di uomini in stato confusionale, merce bandita ed una giovane che non aveva smesso per un momento di cercarlo, parlando e piangendo davanti alle guardie alla stregua di una bambina di cinque anni separata dal padre. Le aveva distrutto il cervello. L'unica donna della compagnia aveva macellato un villaggio ed aveva confessato la mattina precedente di avere altre morti sulla coscienza. Non aveva dubbi sui compiti che la Gilda poteva averle dato prima che venisse catturata. 

«Zarog ti ha convocato prima di partire» abbassò il tono, accarezzando l'elsa della spada che pendeva al suo fianco. «Sai perché ha scelto loro?» 

Rachtur tentennò per un momento prima di rispondere. «Sono abili e sono sacrificabili» si accarezzò la barba scura, scegliendo accuratamente le parole. «Il ragazzino cerca punti di riferimento ed è pura forza bruta; il mago è indisponente ma ha un talento molto raro nel piacere alla gente, non solo grazie alla magia; lei è una pianificatrice e può riuscire ad arrivare dove serve discrezione. Anche se ha dimostrato a suo modo di saper attirare l'attenzione» 

Ombre di AmbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora