23. Pianificare

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«Antea» 

La ragazza sussultò, voltandosi al tocco del palmo che si era appoggiato alla sua spalla. 

«Sei fin troppo discreto per i miei gusti» sbuffò, pulendosi le mani su grembiule chiaro che le proteggeva la veste. «E l'entrata del mio negozio è dall'altra parte del campo» 

Grey ridacchiò sottovoce dell'apparente irritazione dell'erborista e spostò i ciuffi di capelli che erano scivolati a nascondergli gli occhi: avrebbe dovuto tagliarli presto. 

«A me piace la discrezione e a te fa piacere che nel villaggio non sappiano che hai contatti con certi individui» puntualizzò, osservandola raccogliere da terra alcuni arbusti e riporli in una delle capienti tasche. «Quindi siamo entrambi più che soddisfatti della situazione» concluse i convenevoli e senza aspettare le porse la domanda successiva, quella per cui era tornato in quella località troppo semplice e sperduta, che l'aveva tenuto con il fiato sospeso dall'ultima volta che l'aveva visitata: poche ore prima dello scontro che aveva rischiato di porre fine alla sua vita. «Hai assolto il suo incarico?» sussurrò. 

La ragazza scosse la testa sospirando per la sua impazienza ed incrociò il suo sguardo per un momento. Nel color nocciola dei suoi occhi si mosse una scintilla di risentimento mentre lei tentennava, lasciandolo attendere.

Si morse le labbra trattenendo un ghigno: infastidire quel pretenzioso uomo era diventato uno dei passatempi più dilettevoli a cui dedicarsi, oltre alle sue piante ed alle sue arti. Si arrese con una smorfia divertita mentre i fili ramati che le decoravano il volto assumevano una nota dorata riflettendo la luce del sole calante alle sue spalle. «Seguimi» 

Grey era uno dei suoi clienti fidati. Pur frequentando il suo piccolo negozio una manciata di volte l'anno il suo solo contributo le consentiva di avere abbastanza denaro per garantirsi una vita agevole per due, tre, anche quattro mesi. Era interessato a veleni, a merce rara ed al suo talento da pozionista a cui molti compaesani erano rimasti cechi. Aveva inteso quale fosse il mondo in cui lavorava. Ne era estremamente affascinata ed incuriosita, ma avrebbe iniziato a porgli domande specifiche solo quando lui si sarebbe dimostrato diverso da come aveva imparato a conoscerlo nei tre anni in cui aveva continuato a presentarsi da lei: fidato, ricco e piacente. 

Lo scrutò mentre teneva la porta aperta per farlo accedere al retrobottega «Sembri teso, oggi» 

Il giovane entrò abbassando la testa e raggiunse il centro della stanza, dandole le spalle ed osservando ciò che aveva attorno. «Ho passato una settimana impegnativa» 

I muri erano nascosti dalla scaffalatura di librerie e credenze ove erano riposti vasi, boccette e volumi più o meno spessi. Sulla parete di fronte a lui vide ciò che assomigliava ad una cucina ed un caminetto spento, pieno di cenere grigiastra tra cui brillavano ancora poche luci aranciate, resti del fuoco che era stato acceso fino a poche ore prima. Il criminale appoggiò le mani sull'orlo del massiccio tavolo di noce che riempiva il centro della stanza. Scostò appena uno dei numerosi attrezzi che vi si trovavano sopra, rovesciati in maniera scomposta a creare un colorato caos così affine alla personalità della ragazzina che l'aveva causato. Nascose una smorfia di disapprovazione: odiava il disordine. 

Antea alzò le sopracciglia, diffidando delle sue parole. Posò le erbe nei loro recipienti, sciacquò le mani e tolse di dosso il grembiule, rivelando come l'ampio vestito beige che indossava aderisse alla sua pelle fasciando le curve che il suo corpo non ostentava a mostrare. Una cintura sottile in cuoio, fermata da una borchia metallica, le cingeva la vita sottolineandole la sottigliezza. 

«Non lo metto in dubbio» asserì la giovane, completamente a suo agio nel suo antro, dirigendosi dietro di lui. 

«Allora?» Grey si voltò, appoggiandosi al tavolo. 

Ombre di AmbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora