Rivenne urlando. Sferzate di fuoco le attraversavano la schiena come se la stessero marchiando.
Chiuse gli occhi senza riuscire a trattenere le lacrime. Le sembrò di udire lo sfrigolio della propria pelle mentre il dolore la faceva contorcere e inarcare il dorso all'indietro.
«Ferma»
Una voce di donna coprì la sua ed un paio di mani si appoggiarono sulle sue spalle spingendola a terra, costringendola a piegarsi in avanti.
«Resisti ancora un attimo» uno dei palmi si staccò dalla pelle e dopo pochi secondi un'ultima linea infuocata la fece sibilare. Le unghie si conficcarono ancora di più nel tessuto grigiastro che copriva la lettiga su cui era stesa.
«Abbiamo finito»
Il bruciore svanì tanto velocemente come era arrivato e il dolore si trasformò in un'unica pulsante vibrazione che continuava a percorrerle la schiena con costanza. Forzò sé stessa a prendere un respiro profondo.
Socchiuse gli occhi inclinando la testa contro il materassino su cui l'avevano deposta. Era in una stanzina quadrata, molto pulita, chiara, e decorata con pochi mobili di legno.
Portò una mano per nascondersi dalla luce e si maledisse per la propria fretta perché con quel semplice movimento un forte spasmo le aveva attraversato la spina dorsale, stilettandola alla base del collo. Il ricordo del suono della frusta le attraversò la mente facendola trasalire.
Mi hanno torturata...
Adagiò la guancia sulla superficie ruvida della stoffa e serrò le palpebre mentre fotogramma dopo fotogramma la sua memoria ricostruiva gli avvenimenti attraverso cui era passata nelle ultime quarantotto ore.
L'incendio nero che l'aveva travolta prima di perdere conoscenza, la rabbia che le aveva dato forza per cercare di smuovere le sbarre che la separavano dal mondo, l'arrendevolezza e il senso di colpa provato nel riconoscere il merito della sua condanna.
Sangue, sangue, sangue per terra, sulle sue mani, nei propri sogni ed incubi.
Il suo sangue, sangue di innocenti...
Non erano le ultime quarantotto ore il problema, l'ultima settimana era un problema! E la sua mente, in un'insensata reazione a catena, andava ad unire i ricordi più recenti con le ferite più vecchie ed ancora aperte, facendola sprofondare in un vortice di sofferenza, mettendo in discussione tutta la sua vita.
«Ho bisogno del tuo aiuto per riuscire a medicarti, ora. Riesci a sederti?»
Trattenne a stento un singulto prima di annuire. Inspirò rumorosamente, grata alla donna che aveva interrotto la corsa di pensieri con la parola.
Con estrema cautela appoggiò i palmi delle mani sulla lettiga rigida e levò il busto. Realizzò di essere nuda dalla cinta in su e cercò di coprire il seno con un braccio, rallentando ancora di più i propri movimenti.
Chiuse gli occhi: il cervello le ondeggiava nel cranio senza controllo, rischiando di farle perdere l'equilibrio; le ferite ancora fresche sulla schiena tiravano pelle e muscoli, ma era in qualche modo consapevole che senza le cure ricevute non sarebbe stata in grado nemmeno di alzare il capo.
«Ottimo»
Le mani fresche della donna le si posarono addosso, guidandola e sostenendola mentre assumeva la posizione adeguata. Le scostarono i capelli dalle spalle e li raccolsero in una morbida crocchia sulla sua testa, in modo che non fossero d'intralcio alle successive operazioni. Aveva riconosciuto nel timbro della donna lo stesso della maga che le era entrata nella mente poche ore prima. O giorni prima, si corresse: non sapeva quante tempo fosse passato.
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Ombre di Ambra
AdventureElettra ha vent'anni ed è una ladra. Le sue sorelle d'acciaio e il profondo desiderio di libertà sono le uniche certezze nella sua vita, ma le Cappe Nere, gilda di ladri ed assassini per cui lavora, non sono intenzionate a lasciarla andare. Personag...