12. Gracchiare di corvi

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«Hai intenzione di rimanere ancora in silenzio?»

Elettra ignorò Gabriel, immergendo il naso nel forte odore di infuso ai frutti di bosco che le era stato servito come colazione insieme a fette di pane dalla dubbia provenienza e marmellata di fichi. 

Il nano rise guardandoli, trattenendo la pipa tra le dita «Anche l'ultimo ospite della Gilda che abbiamo avuto in cella parlava poco»

«Alcuni lo conoscevano come Galor Freccia Rossa» aggiunse con una nuvola di fumo. 

«Stiamo davvero parlando delle Cappe Nere?» Gabriel si rivolse a Rachtur, sporgendosi sulla tavola per poter osservarlo meglio e tenere sott'occhio l'espressione asettica dell'unica donna del gruppo. 

«Ancora su di giri per Galor, Rachtur?» Isaiah intervenne, accomodandosi al fianco del mago, guardando il nano e covando negli occhi la stessa aspettativa dei bambini in attesa della favola della buona notte. 

«Si è suicidato, il dannato» Rachtur inspirò profondamente, il sapore del tabacco sulla lingua lo rendeva calmo. Greshu, sceso dal piano superiore, si diresse verso Brinef, scambiando qualche breve parola, quindi raggiunse il piccolo gruppo di avventori, rimanendo in disparte ad ascoltare le parole del nano masticando un pezzo di carne secca come colazione. 

«Non ha detto una parola su di loro, né sul suo scopo. È stato fermato dal Massimo Sacerdote prima di entrare nel dormitorio dei Convocatori. Deve aver sottovalutato la forza dei seguaci di Dunen» 

«I Convocatori di Dunen nel mirino di una Gilda di assassini?» Gabriel sogghignò, ignorando il pallore che aveva pervaso il viso di Isaiah: sebbene non avesse incontrato di persona nessuno degli uomini citati era egli stesso membro della comunità religiosa di Nerish e come tutti loro passava la vita al Monastero, riposando a pochi passi dal luogo di cui stavano parlando. Nessuno gli aveva detto che la Morte aveva attraversato quei corridoi. 

«E se fossero semplicemente degli invasati, allora? Portatori del disordine dell'Impronunciabile con una visione del mondo distorta al punto tale da non comprendere più la differenza tra nemico ed alleato» inneggiò il mago, muovendo le braccia teatralmente. Elettra sorrise per il sottile sottinteso del mago, bevendo un ultimo sorso dalla tazza. 

«I concetti di nemico e di alleato presuppongono la conoscenza di virtù quali lealtà e giustizia» affermò il nano, riempiendo il proprio bicchiere. «Se non sono una setta religiosa sono comunque egregi nel compiere i precetti dell'Impronunciabile. Potrebbero essere i suoi demoni in terra, agire per il solo scopo di portare il Male» guardò ancora la ragazza seduta solo a pochi metri da lui. 

«Pensa davvero che sia la Gilda la prima colpevole?» La tavolata si immerse nel silenzio mentre Elettra prendeva la parola e concludeva il suo intervento con un'ultima frase. «Noi siamo solo un mezzo», alzò le spalle scuotendo la testa, «E se aprisse abbastanza gli occhi potrebbe scoprire di esserlo anche lei» 

Si alzò nascondendo un sorriso di scherno mentre in nano batteva un pugno sul tavolo con forza tale da far tremare le ceramiche su di esso. 

«Io sono un nano libero. Io agisco perché voglio, non perché vengo obbligato a farlo!» 

«Comodo quando volere e dovere coincidono»

«Elettra, sei di ronda con me» il capo della milizia richiamò la giovane bloccando la risposta del nano sul nascere. Rachtur inspirò una boccata di fumo e sciolse il pugno appoggiando la mano aperta sulla superficie del tavolo mentre la ragazza assicurava le proprie armi alla cintura e procedeva fino ad affiancarsi a Greshu. 

Ombre di AmbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora