Coinquilini

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Ship: Yuta x WinWin

Genere: Smut/fluffish

Sicheng si trascinò stancamente in salotto, strofinandosi un occhio, con ancora il pigiama indosso e i capelli biondi tutti scompigliati.

<Buongiorno> salutò con voce impastata Yuta, che sembrava essere sveglio già da un po'.

Il maggiore era seduto sul divano e guardava un anime alla TV, probabilmente uno di quelli che aveva già visto decine di volte e che, chissà per quale motivo, amava rivedere allo sfinimento.

Si sedette accanto al rosso, e non ricevendo risposta si mosse delicatamente sui cuscini per andargli più vicino, in cerca delle coccole mattutine che il coinquilino era solito dargli.

Strisciando sul sofà osservò il ragazzo, meravigliandosi di quanto il suo profilo, ora illuminato dai raggi di sole che filtravano dalle veneziane, non era affatto cambiato negli anni, e si ritrovò inevitabilmente a ripensare al loro primo incontro, sorridendo.

Ai tempi Sicheng aveva appena compiuto vent'anni. Era diventato maggiorenne, e come tale sosteneva di poter essere autosufficiente e di riuscire a vivere da solo. 

Per questo motivo, dopo cena, preso dall'euforia e dal desiderio di mettersi alla prova, si infilò la giacca e le scarpe, e senza dare spiegazioni a nessuno uscì per le strade di Seoul, illuminate qua e là solo da lampioni o insegne di locali.

Camminava a testa alta, sorridendo all'idea di essere finalmente un uomo.

Avrebbe iniziato a vivere davvero, ora che poteva pensare a sé stesso da solo. 

Non aveva una meta precisa, sapeva solo che avrebbe camminato fino a non sentire più le gambe, che finché fosse riuscito ad andare avanti si sarebbe sentito bene, ma si sbagliava.

Più avanzava e meno persone incontrava. 

Più camminava, più si sentiva solo.

Era forse così che sarebbe andata la sua vita da adulto?

No, non poteva accettarlo. 

Si disse di non arrendersi e proseguì per le strade quasi vuote della città, guardando solo ed esclusivamente davanti a sé, senza concedersi distrazioni.

Presto si fece notte inoltrata, e pesanti gocce di pioggia iniziarono a colpire tutto ciò che circondava Sicheng, oltre, ovviamente, al ragazzo stesso. 

Solo allora si rese conto della cavolata che aveva fatto: era uscito senza soldi, senza vestiti di ricambio, senza un posto dove andare, e senza dire nulla ai suoi genitori.

Era finito.

Prese il telefono dalla tasca e controllò l'orario. 

4:23.

Lo schermo, oltre all'ora, segnava gli innumerevoli messaggi della madre, preoccupata perché il figlio era solito rientrare molto presto. 

Se anche fosse tornato a casa vivo e vegeto, lo sarebbe rimasto per poco, dovendo affrontare i suoi genitori.

Arrancò tristemente per il marciapiede, finché si sedette, attendendo il passaggio di un'auto a cui chiedere un passaggio a casa di un qualche suo amico, con cui avrebbe pensato ad una motivazione valida da fornire alla sua famiglia per la prolungata assenza ingiustificata.

La pioggia batteva senza pietà sul ragazzo, che ormai stava tremando di freddo. 

I vestiti zuppi aderivano al corpo, facendo penetrare il freddo anche nelle ossa.

One Shot Kpop (boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora