Eleventh_11

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-Grazie per questo...- sussurrò il corvino, stupendomi.
-Grazie? Dovrei essere io quello a dover ringraziare, non tu, sei tu quello che ha sfidato il ragazzo più famoso della scuola solo per un ragazzo preso in giro da tutti. E soprattutto, perché mi ringrazi?- chiesi infine, confuso.
-Mi hai fatto sentire al sicuro oggi, a casa tua, non mi ero mai addormentato in un posto che non fosse il mio letto, con la porta della camera chiusa a chiave e le finestre chiuse. È stata la prima volta che qualcuno mi ha fatto sentire come se si fosse in una vera... casa, almeno da quanto io possa ricordare, nessuno l'aveva mai fatto- disse avvicinandosi a me.
-Wooyoung, devo dirti una cosa- pronunciò poco dopo il corvino, sguardandomi dritto negli occhi.
Lui era in piedi davanti a me, io seduto sul soffice materasso del mio letto.
-So che accetterai in ogni caso, ma io voglio dirtelo comunque. Starmi vicino non è facile, ora potrà sembrare una cazzata, ma più il tempo passerà e più noterai quanto la mia vita sia un disastro, o almeno un casino di cose messe insieme in modo causale e confusionario. Sei stato il primo a farmi sentire al sicuro da quando i miei genitori sono morti e non è una cosa da poco. Voglio starti vicino, ma allo stesso tempo molte cose che faccio ti metterebbero in pericolo, è per questo che te lo sto chiedendo a te. Non sono una brava persona, hai il diritto di saperlo, voglio che tu sia felice, non voglio ferirti, quindi, Jung Wooyoung, possiamo diventare amici?- chiese, allora il silenzio invase nuovamente la stanza.
-Una persona buona? Non sei tu a decidere chi è buono o no, ognuno ha una percezione diversa di questo, è proprio per questo che tu per me sei la persona più buona del mondo, anche perché se non fosse stato così non avresti pensato nemmeno di chiedermelo. Quindi, Choi San, me ne sbatto altamente se la tua vita è un disastro o se hai dei problemi a causa di ciò che hai passato. Io per te sarò sempre qui, aspettando il tuo arrivo, voglio starti accanto, non mi importa di nient'altro, capito? Dopo quello che hai fatto per me come potrei reputarti una cattiva persona?- dissi alzandomi per abbracciarlo forte a me.
Al contatto con il suo corpo sentii qualcosa di strano, come se stesse tremando, infatti poco dopo mi allontanai da lui per guardarlo in volto, stava piangendo silenziosamente, così tornai ad abbracciarlo forte a me, accarezzando i suoi capelli soffici.
Le sue mani erano strette sulla mia vita, i suoi occhi puntati verso il pavimento e la testa appoggiata sopra la mia spalla.
Le lacrime erano poche, ma significative.
Vederlo in quello stato, così debole, così indifeso, mi spezzò il cuore.
I suoi genitori erano morti e lui ancora non l'aveva accettato, era ovvio, palese.
Inziai ad accarezzargli la schiena, cercando di calmarlo.
Stava combattendo contro di sé, tentando di trattenere le lacrime.
-È tutto ok, ci sono io ora- sussurrai vicino al suo orecchio, rendendo ancora più stretta la presa delle sue braccia su di me.
Restammo in quella posizione per qualche altro minuto, lui fu il primo ad allontanarsi.
Si sedé accanto a me, sbuffando mentre si puliva il volto dalle lacrime.
-Dannazione... non mi era mai successo di...- fece, ma non riuscì a finire la frase, così lo feci per lui.
-Aprirti con gli altri?- domandai, lui si limitò a guardarmi negli occhi ed annuire leggermente.
-Sì- rispose mentre sul suo volto appariva lentamente un piccolo sorriso dolce e sincero, infatti i suoi occhi si chiusero per la felicità.
-Sono felice che tu l'abbia fatto con me, è davvero una bella cosa, importante- dissi alzandomi dal letto per poi iniziare ad osservarmi intorno.
-Anche io ne sono felice, è come se un piccolo peso che mi tenevo dentro se ne fosse andato del tutto, sparito per sempre- disse ridacchiando, la sua risata era così dolce da farmi arrivare le farfalle allo stomaco, era veramente unica.
San era unico, ormai era ovvio, almeno per me, avrei dovuto convincere San di questo, ma l'avrei fatto, ero sicuro che non avesse tanta sicurezza in sé stesso.
-Ragazzi! È pronta la cena!- urlò mia madre dal piano di sotto, così scendemmo e passammo una cena tranquilla insieme, tra piccole battute e chiacchierate un po' più serie, ma niente di troppo pesante, non volevo che San si sentisse fuori luogo o triste, infatti feci di tutto per distrarlo da quello che era successo in camera mia.

Dopo cena lui disse di dover tornare a casa, così lo accompagnai alla porta.
Prima che andassimo alla porta però, San andò a dire qualcosa a mia madre, qualcosa a cui lei annuì e sorrise, ma non vollero dirmi di che si strattasse, così lasciai perdere.
-Grazie per oggi- dissi sorridendo mentre lui si trovava ormai sulla soglia della porta, pronto ad uscire
Lui sorrise in risposta alle mie parole.
-Smettila di ringraziarmi per quello che è successo a scuola, non è stato niente di ché in confronto a quello che hai fatto tu per me- disse con un volto pieno di dolcezza, gentilezza e gratitudine.
-Non mi riferisco solo a quello, anche per oggi pomeriggio. È stato bello passare una giornata con te- risposi facendogli scappare una risata.
-Grazie anche a te allora, se non fossi riuscito a calmarmi dalla rabbia o dal convincermi ad entrare tutto questo non sarebbe successo- ridacchiò infine prima di girarsi per andarsene.
Si fermò improvvisamente, poi si girò verso di me con degli occhi, probabilmente, pieni di speranza, brillavano.
-Scambiamoci i numeri, che ne dici?- chiese lui improvvisamente, allora io annuii subito con decisione, forse anche troppa.

Dopo esserci scambiati i numeri lui mi salutò ed andò via, aspettai a tornare dentro casa fino a quando non lo vidi allontanarsi sopra la sua moto.

ᴅᴜꜱᴋ ᴛɪʟʟ ᴅᴀᴡɴ | ᴡᴏᴏꜱᴀɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora