Ero nuovamente nello studio di registrazione, stavo parlando con Ashley, quando mi suonò il telefono.
'Moon, corri subito all ospedale di Cincinnati. Hanno sparato a tuo padre. Ti aspetto là' disse ansimando il ragazzo.
'Cosa? Arrivo.'
Lasciai cadere a terra il telefono e chiesi ad Ashley piangendo di portarmi all ospedale.
Oddio, no per favore, fa che non sia nulla di grave.
Piangevo non riuscivo a stare calma.
In ospedale
'È qui per visitare qualcuno?' mi chiese un infermiera appogiandomi le mani sulle spalle per calmarmi.
'È con me, è la figlia del signor Manson' disse il ragazzo venendomi incontro.
'D'accordo. La stanza è la numero 21 infondo al corridoio a destra'
disse indicandoci il corridoio.
Il bassista ci seguí fin dentro la stanza.
Jason mi raccontò cosa era successo.
Mia madre era nel letto affianco a mia padre. Era in un stato catatonico, si guardava intorno ma non reagiva.
Mio padre invece stava dormendo.
'Si riprenderanno....vero?' dissi prendendo la mano di mia mamma e osservando il medico che era appena entrato.
'Suo padre sí, sua madre non lo sappiamo. Ha subito uno schock molto forte. '
'No la prego, non lasciatela in questo stato' piangevo. Lo sguardo di mia mamma era spento, vuoto.
'Faremo del nostro meglio. Prima dobbiamo capire cosa ha provocato lo schock.'
Un poliziotto ci raggiunse nella stanza. Aveva i capelli leggermente rossi, era un giovane sui 20anni.
Non appena si avvicinò a me per farmi delle domande, mia madre iniziò ad urlare.
Si alzò dal letto e appoggiatasi all'angolo tra la finestra e un piccolo armadietto, indicò l'uomo e riprese ad urlare.
Non capivo, perchè aveva reagito cosí?
Solo dopo realizzai.....
Quel giorno, quell'uomo.
Corsi da mia madre e l'abbracciai.
'Mamma non è lui, non urlare. Sono qui accanto a te. Per favore.'
La donna mi guardò e mi prese la mano. Ci sedemmo sul letto e spiegai al poliziotto cosa accade la sera di natale di tanti anni fa.
'Uhm..capisco. Un uomo coi capelli rossi è evaso due giorni fa. È pericoloso e va fermato prima che ferisca qualcun'altro.
Tutto lo stato è sulle sue traccie. Lo troveremo, ve lo prometto'
'Grazie.'
Avevo paura. Aveva mantenuto la sua promessa, era riuscito a scappare.
Era tornato per me. Quel maledetto incubo che avevo avuto mi aveva avvisato.
'Moon, siamo tutti qui, non ti farà del male' mi abbracciò Jason.
'Non permetteremo che si avvicini a lei.ora se volete scusarmi devo andare' concluse il poliziotto uscendo dalla stanza.
Ero preocuppata non per me ma per le persone che mi stavano attorno.
Se ferisse uno di loro non me lo sarei mai perdonata.
Non volevo coinvolgerli all'interno di questa storia.
Era una cosa tra me e quel pazzo.