15-Il dolore di un ricordo

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Adesso che ci penso sono proprio una stupida, ho pensato a tutto tranne che al mio pigiama! Ho preso solo i cambi per il giorno e al centro commerciale avevo troppi pensieri per la testa e mi è passato dalla mente!

Vado a bussare alla porta di Nathan e lo ritrovo sdraiato sul letto con addosso solamente le mutande, mentre guarda distrattamente un film poliziesco in tv.

"Permesso", mi vergogno da morire.
"Avanti"

Mi avvicino e mi siedo sul bordo del letto, mentre lui cerca di capire cosa stia facendo.

"Allora, ti dico già di non prendermi in giro, so già quello che mi vorresti dire."

"Spiegati meglio, cosa hai fatto?"

"Perché dovrei aver fatto qualcosa?"

"È evidente, la tua faccia quando fai qualche cazzata la riconoscerei lontano un miglio"

"Non è vero non faccio nessuna faccia!"

"A no?"

"No"

"Ne sei proprio sicura?", si avvicina pericolosamente a me e inizia a farmi il solletico

"Smettila!"

"Ammetti che ho ragione io?"

"No!"

"E allora non la smetto", va avanti finché non mi manca il respiro.

"Okay, basta, ti prego!"

"Chi ha ragione?"

"Tu, hai sempre ragione tu!"

"Va bene, allora posso smettere"

"Grazie"

Mi sposto da lui e glielo chiedo: "Mi presti una maglietta?"

"A cosa ti serve una mia maglietta?"

"Mi sono dimenticata di prendere un pigiama"

Si vede dalla sua faccia che sta cercando di trattenersi.

"Okay puoi ridere"

Si mette a ridere come se avessi detto la cosa più divertente del mondo, io mi fingo imbronciata, ma non riesco a trattenermi per molto.

Inizio a ridere e senza sapere come mi ritrovo abbracciata a lui sul bordo del letto.

"Se non ci spostiamo, rischiamo di cadere giù!"

"E se io volessi rimanere così?"

"Perché devi essere sempre così stupido?"

"E tu perché devi essere sempre così bella?"

"E tu... aspetta, cosa hai detto?"

"Che sei bellissima"

Ecco adesso sicuramente arrossirò e non riuscirò più a guardarlo negli occhi.

"Ma se ti imbarazzi per cosi poco, se facessi questo, cosa succederebbe ?"
Mi bacia e con le mani si sposta verso l'inizio della mia maglia.

Lo lascio fare, voglio vedere fino a che punto arriva.

Mi tira via la maglietta e io continuo ad assecondarlo, ma poi fa per slacciarmi il reggiseno e lo blocco.

"Cosa c'è che non va?"

"Niente"

"E allora perché mi hai fermato?"

"Perché lo sai che mi vergogno e poi non credi che sia troppo presto?"

"Allora, innanzitutto tu non ti devi mai vergognare, perché sei bellissima, soprattutto di me. Non ti ricordi tutte le volte che eravamo insieme a giocare nella vasca, da bambini?"

"Si ma è un'altro discorso, andavamo a malapena alle elementari!"

"E allora? E per seconda cosa, no, non è troppo presto, ammettilo, lo vogliamo entrambi da sempre, se gli altri non ci avessero sempre ostacolato sarebbe successo molto tempo fa, o mi sbaglio?"

Faccio segno di no con la testa, ma continuo comunque a non guardarlo.

"Ma allora qual'è il problema, ho detto qualcosa di sbagliato?"

"No assolutamente, è solo che..."

"Che?"

"Che ho paura"

"Ma paura di cosa?"

"Di tutto"

Si mette seduto e mi copre con il lenzuolo.

"Ho paura per me, ma soprattutto per gli altri, ho paura della situazione in cui siamo finite, ho paura che qualcuno scopra il nostro passato, ho paura che Mia sia malata, ho paura che Chloe cresca senza dei genitori come punto di riferimento, ho paura, tutte le volte che entro in quel posto, non sai quanta forza di volontà ci voglia per non farmi sopraffare dai ricordi, per cercare di rimanere serena, perché se mi lasciassi andare quelle povere bambine non avrebbero nessuno su cui contare. Tutte le volte che sento quel freddo e quell'odore nauseante di medicinali e penso a Zia, a Noah, e non sai quanto sia difficile andare avanti senza di lui."

"Amore non pensarci, non devi mai aver paura, ci siamo noi vicino a te"

"Si ma non voglio perdere anche lei e tutte le volte che vedo una flebo o un letto vuoto mi assalgono i sensi di colpa"

"Smettila! È la milionesima volta che te lo ripeto, non è stata colpa tua!"

"Ma se io non avessi insistito tanto, magari lui sarebbe ancora qui"

"Non è vero, poteva succedere a chiunque e sai anche tu che la colpa può solo che essere dei vostri genitori"

"Ma se solo io avessi..."

"Basta! Non potevi fare niente, eri troppo piccola, era responsabilità dei tuoi genitori e soprattutto, adesso non è il momento di pensarci"

Mi appoggio a lui e sospiro, so che non è colpa mia ma non riesco comunque a perdonarmelo.

"Vuoi un po' di latte caldo?"

Sorrido e annuisco, fin da quando ero bambina, quando ero agitata, lo bevevo e riuscivo a calmarmi un po' .

"Allora aspettami qui, cambiati e mettiti sotto alle coperte, io arrivo subito"

Mi passa una maglietta e un paio di pantaloncini che probabilmente sono tre volte più grandi di me.

Mi cambio e lo aspetto.

"Eccomi qui, al suo servizio"

Ha in mano un vassoio con sopra due tazze di latte e una ciotola piena di biscotti.

"Non pensi di aver esagerato un po'?"

"Per la mia principessa questo e altro"

Gli faccio spazio sul letto.

"Ah ma scotta! Mi sono bruciata la lingua"

"Sai è latte caldo, altrimenti non si chiamerebbe cosi"

"Ahah spiritoso", lo prendo in giro.

Appena mi giro per guardare l'orologio vedo che sono quasi le 2
"Ma è tardissimo!"

"Ci conviene dormire, tra qualche ora dobbiamo alzarci"

Faccio per alzarmi, ma lui mi blocca da un braccio.

"Dove credi di andare?"

"A dormire, dove vuoi che vada a quest'ora?"

"Allora non hai capito, stasera tu rimani qui"

Mi tira per un braccio e cado sul letto.

Ridiamo come due scemi e poi mi aiuta a infilarmi sotto le coperte.

Ci addormentiamo così, uno abbracciato all'altro e finalmente, tra le sue braccia, mi sento al sicuro.
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E rieccoci con un nuovo capitolo, questo è stato più tranquillo, ma sono venuti a galla molto ricordi. Chi sarà mai questo Noah? Vi piace come sta proseguendo la storia? Un bacio a tutti. ❣️
M.

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