8. Un enorme disastro.

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«Allora oggi è il tuo ultimo giorno?»

Luca mi guarda dispiaciuto mentre infila il suo grembiule nero.
Le mie mani sono impegnate a mettere maniacalmente in ordine dei bicchieri a causa del nervoso.
Bruno Manca è troppo impegnato a sistemare pezzi di tavoli bianchi in un angolo isolato della piscina, ma la sua presenza mi sta innervosendo.

«Si», sospiro, «Per fortuna», alzo leggermente il tono per far sì che mi senta.
«Peccato, mi ero già abituato alla tua presenza, Ambra», e gli esce come un sospiro voluttuoso.
I suoi occhi brillano ma non riesco ad identificarne il motivo.
«Vedrai che la prossima barista sarà ugualmente simpatica, ti affezionerai anche a lei e ti dimenticherai di me», afferro uno straccio pulito e pulisco con veemenza il bancone.
«Non posso dimenticarmi del tuo sorriso, Ambra»
«Addirittura?»
Fingo che Bruno non mi sia appena passato accanto per recuperare altro materiale per questa sera.
Eppure il suo sguardo l'ho sentito attraversarmi il corpo.

«Ho ancora impresso nella mente la prima volta che ti ho vista attraversare quel sentiero», indica con il capo l'ingresso delle piscine, «Eri completamente disorientata»
«Non sono abituata a posti così grandi. In genere frequento luoghi più modesti, piccoli e con gente più simpatica», sollevo lo sguardo e l'unica cosa che vedo sono gli occhi infastiditi del mio capo.
Ha capito che mi riferivo a lui.
«Come è Firenze?», mi chiede Luca.
Sorrido pensando al mio piccolo quartiere fiorentino, mi appoggio con il dorso al bancone e mi lascio completamente trasportare dalle emozioni.
«Firenze è grande e molto bella, ma io abito in un quartiere in periferia, concentrato in pochi abitanti. A volte è desolato e mi sento triste, però allo stesso tempo mi mette pace», gli regalo un sorriso.
«Non ci sono mai stato»
«Quando vado a trovare mio padre, ti porto con me allora»
Ancora una volta, Bruno si concentra su di noi quando passa.

Mi sta irritando.

«Ti faccio conoscere anche mio fratello», continuo.
«Hai un fratello?»
«Si, si chiama Paolo», sorrido, «Siamo due gocce d'acqua, ma lui è più testardo»
«Sono sicuro che tu sei più bella», e questa sua affermazione mi fa sentire in imbarazzo.
«Insomma, avete finito di fare conversazione?», alla mia destra, la figura di Bruno ci fissa infuriato.
«Adesso è anche proibito parlare, signor Manca? Mi sembra che non ci fosse scritto tra le regole», mi ricompongo ma continuo a tenere lo sguardo di sfida sul mio volto.
«Ti pago per lavorare, Ambra. E mi sembra che tu questo non lo stia facendo»
«Non c'è nessuno, signor Manca. Se lei mi ordina un caffè, una spremuta o meglio ancora una camomilla, allora riprendo a fare il mio lavoro», il mio tono sgradevole.

«Ti proibisco di parlarmi in questo modo, Ambra», serra la mascella e stringe i pugni.
«Non mi fa paura, signor Manca», replico, inarcando un sopracciglio.
«Lascialo stare, Ambra. È solo geloso», mi giro a guardare Luca alle mie spalle.
«Geloso?», ripeto.
«Si, basta guardarlo negli occhi»
Adesso mi concentro su Bruno che sta sorridendo divertito, prima di tornare serio, «Non dire cazzate, Luca»
«Ti sei riscaldato soltanto perché ho fatto un complimento ad Ambra. Questo me lo spieghi?»
Bruno Manca infila una mano nella tasca dei pantaloni e tira fuori un pacchetto di sigarette, mettendone una fra le labbra.
«Ecco, è tutto chiaro.», conclude il mio collega.

L'unica a non aver capito nulla sono io.
Mi spiegate che succede?
Perché vi state facendo la guerra?

«Posso capire anche io?», alterno i miei occhi sui due fratelli.
Luca si limita a sollevare le spalle, Bruno ad accendere la sua sigaretta.
«Che vuoi capire, Ambra? Non c'è un cazzo da capire!», impreca, allontanandosi in direzione del ristorante.
«Ma cos-», sono sempre più sconvolta dal suo comportamento.
«Credo che quel ragazzo debba sfogare la sua rabbia, figliolo», il signor Manca, quello più anziano, ha assistito ad una parte della scenata.  A grandi passi, con un sorriso simpatico sul viso, raggiunge il chiosco e si lascia cadere su uno degli sgabelli.
«Signor Manca, buongiorno»
«Signorina Ambra»
«Papà, che cosa gli prende?»
«È solo incazzato con il mondo», afferma, «Poi gli passa», sembra convinto di quello che dice.
«Ma non può trattare i suoi dipendenti in questo modo, finiranno per andare via tutti», continua Luca.
Io intanto faccio qualcosa per distrarmi.
«Lo sai come è tuo fratello, una sola cosa fuori posto lo manda in bestia», il tipo si sistema la giacca e sospira.
«A quanto pare qui l'unica cosa fuori posto è il suo cervello», replica Luca stanco.
«Sarà nervoso per stasera», lo difende.

Estate al Riva Bianca.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora