24. Scommettiamo?

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Se potessi scegliere dove essere in questo momento, sarebbe sicuramente un posto lontano da qui.
Bruno mi evita da due giorni ed io faccio altrettanto, ormai siamo due perfetti sconosciuti.

Tutto quello che faccio è lavorare al chiosco, avrei preferito senza improvvisi cambi di turno, ma puntualmente sono costretta a cambiare i miei programmi all'ultimo minuto.
Quando invece ho del tempo libero, possibilmente mi tengo lontana da questo inferno: faccio delle lunghe passeggiate oppure mi allontano in spiaggia anche quando il tempo non promette bene.
Posso respirare senza vincoli, almeno.
E mi aiuta a spegnere la tensione.
Invece il momento peggiore è proprio quello del turno di lavoro, il mio capo è sempre tra i piedi.
E anche se la maggior parte del tempo cerco di ignorarlo, è inevitabile cadere nei suoi occhi.
Mi manca l'aria ogni volta, nonostante tutto.
Proprio come sta succedendo adesso.
Come da buona abitudine Bruno fa colazione al chiosco insieme al suo amico.

Avrei dovuto farlo io, lo so ma Antonio mi ha preceduta e alla fine ha raccontato la verità, e cioè che tra noi non c'è stato nulla e che quel bacio è stato quasi un gioco.
La farsa sarebbe andata ancora avanti probabilmente, se il ragazzo non avesse dato l'ennesima possibilità a Laura.
Questo, ovviamente, ha peggiorato la situazione.
Bruno a stento mi saluta ed ogni volta si sforza di non guardarmi negli occhi.
Anzi, si comporta come se non ci fossi. È a Ivan che ordina la colazione e se si parla di qualcosa coinvolge solo il mio collega.
Mi ha tagliata praticamente dalla quotidianità del villaggio: niente più attenzioni, neanche da un punto di vista professionale.

«Hai parlato con Mark? Ti ricordo che la scadenza è fra tre mesi, devi prendere una decisione», Antonio scocca un'occhiata al mio capo, immerso nei suoi pensieri.
Si gira verso di lui, lasciando trapelare un evidente rammarico: «Ho già deciso»
Non so minimamente a cosa si stiano riferendo, eppure una bruttissima sensazione si fa largo nel mio stomaco.
«E non sembri affatto gratificato. Guarda che non sei obbligato, Bruno», le sue labbra si spiegano in un sorriso confortevole, ma il mio capo non si lascia persuadere.
«Ti dico che ho già preso la mia decisione. Ci ho pensato e credo che sia la scelta migliore», ergo dalla voglia di sapere cosa è che ha deciso.

No. Non mi interessa.
Stavo scherzando!

Antonio sta per dire qualcosa, ma una voce femminile alle mie spalle interrompe la loro conversazione.
Il ragazzo scatta in piedi, il suo viso si rilassa completamente e gli occhi chiari luccicano in una maniera impressionante.
Mi giro in automatico e vengo rapita dalla bellezza della ragazza che presumo essere Laura.
Un sorriso a trentadue denti accoglie Antonio che si lascia completamente andare ad un lungo abbraccio e quando i due si staccano, posso osservare meglio il colore tenue dei suoi occhi: sono azzurri come il cielo contornati da un paio di ciglia lunghissime.
I capelli castani le cadono sul viso esile, totalmente struccato; il fisico sinuoso viene fasciato da un vestito blu mare e slanciato grazie ai décolleté bianchi.
Smette di guardare il suo ragazzo e lascia scorrere gli occhi sul moro, seduto ancora al bancone, «Ciao, Bruno».

La voce spezzata, quasi tremante.
Gli occhi spenti, probabilmente turbati da quel contatto e un sorriso commosso, che implora perdono.

«Ciao, Laura»
Quando i miei occhi scrutano di nuovo Bruno, non riesco a sentire alcun tipo di emozione.
Avverto solo un profondo vuoto nello stomaco, come se toccasse anche me in qualche modo.
Deglutisce prima di simulare un sorriso e mettersi in piedi, raggiungendo la donna alle mie spalle.
Si scambiano uno sguardo, uno solo, poi un istante dopo si stringono in un lungo e straziante abbraccio.
Che cosa mi sono persa?
Perché quello che vedo non mi piace?

«Come st-stai?», lei fa persino fatica a parlare, mentre il suo compagno si tiene distante e guarda un punto lontano da loro.
Sembra scosso almeno quanto Bruno.
«Sto bene. Sono contento di rivederti, è passato tantissimo».
«Quattro anni», spiega lei brevemente.
Il mio capo annuisce distratto, «Vieni, ti offro qualcosa da bere», preme dunque una mano sulla schiena della ragazza incitandola ad avanzare verso il chiosco.
È solo in quel momento che allontano lo sguardo e mi dedico a preparare le ordinazioni.
Anche Antonio prende posto accanto a loro, ma non si esprime, ma quando solleva lo sguardo ed incontra il mio, tutto quello che riesce a fare è abbozzare un sorriso.

Estate al Riva Bianca.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora