16. Però ti perdono.

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Sto pregando tutti i santi che Bruno Manca sia ancora vivo.
Ad ogni passo che faccio in direzione delle villette sento le gambe cedere, ho il cuore in gola e non lo sento più battere.

Sto morendo io per lui.

Non posso fare a meno di strozzare un urlo quando gli stessi uomini che hanno colpito Bruno quella sera, mi guardano sospettosi.

Che cosa vogliono?
Prendo coraggio e mi giro indietro, ma la mia fuga dura un istante.
«Ehi, tu!», oh merda.
Adesso mi fanno fuori.

Sono costretta a girarmi ancora verso di loro.
Stringo i denti e attendo immobile la mia decapitazione.
«Hai visto il capo in giro?», i loro sguardi mi minacciano.
«Quale capo?»
«Non fare l'idiota», sussulto.
«Ahh, quel capo!», rido nervosamente, «No, non l'ho visto»
Mi faccio quasi addosso quando rapidamente avanzano verso di me, deglutisco sonoramente e attendo una sprangata alla testa che interrompa questa mia vita di merda.
E invece si fermano solo a guardarmi qualche istante.

Tutto qui?
Quello più spaventoso mi scruta dalla testa ai piedi, sembra riflettere, anche troppo.
Non mi piace l'espressione maliziosa che si stampa sul volto, ma per fortuna dura poco.
I due si arrendono alle ricerche e si allontanano dal resort.

Bruno, dove ti sei nascosto?

Ma in fondo preferisco non mettermi nei guai.
Ne ho già abbastanza.
Dunque raggiungo il mio alloggio e torno a respirare come una persona normale.
Mi stendo sul letto a pancia in sù e chiudo gli occhi per qualche istante, prima di riaprirli e balzare giù dal letto quando noto la figura del mio capo seduto su una sedia nell'angolo della stanza.

È più inquietante di quei tipi messi insieme.

Bruno si trattiene dal ridere, ma non mi sfugge e quindi lo fulmino con gli occhi mentre mi rialzo dal pavimento.
«Volevi uccidermi?»
«Non proprio», mi ricompongo.
«Okay che sei il mio capo, ma irrompere in questo modo e invadere la mia privacy è da squilibra-»

Ma certo!
Dovevo capirlo.

«No!», esclamo sogghignando, «Bruno Manca che si nasconde dai farabutti. Hai paura?»
E dalla sua faccia contrariata direi che si è incazzato.

Oh perfetto! Io stavo per morire e lui si innervosisce.
«Non ho paura, Ambra», si muove nervosamente sulla sedia.
«Ah no?», chiedo, «E perché ti sei nascosto nel mio alloggio?»
Si gratta nervosamente il naso e decise di alzarsi, «Perché qui non potevano trovarmi»
«Quindi hai paura», confermo.
«Pensala come vuoi», si arrende, poi torna serio e sembra pesare a tutt'altro, «Ti hanno vista?», il suo tono preoccupato mi scalda l'anima.
«Beh», la mia voce trema un po', «Diciamo che hanno fermato la mia fuga».
Il mio capo corruga la fronte, «Cosa ti hanno fatto, Ambra? Giuro che gli spacco la faccia!», irrigidisce la mascella e assottiglia gli occhi.

«Bruno, non mi hanno fatto niente. Tranquillo. Mi hanno solo guardata molto male. Mi hanno chiesto dove fossi e ho finto di non conoscerti», quindi scrolla le spalle e si porta una mano alla fronte.
Sembra molto teso e decisamente preoccupato, si concede un respiro profondo tenendo gli occhi chiusi e si siede sul mio letto.
«Non ti chiederò nulla, ma questa è la seconda volta che tentano di farti fuori, e anche me direi»
Bruno mi guarda negli occhi, «Sì, scusa», decido di sedermi accanto a lui.
«Quando questo sarà finito ti racconterò tutto, ma adesso non posso, Ambra. Non mi va di coinvolgerti in questa storia. Non c'entri nulla», i suoi occhi scuri indugiano sul mio viso.
«Lo so»
«Hai già visto troppo»

Ah grazie!
Come se fosse colpa mia.

«Solo se-», si copre il viso con le mani per trattenere la rabbia, poi riprende, «Se penso che potevano prendersela con te, divento», mi guarda intensamente, «divento matto, Ambra»

Estate al Riva Bianca.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora