33. In vino, veritas.

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«Certo che non disturbi» balbetta, evidenziando maggiormente l'imbarazzo; Bruno si schiarisce la voce ed invita con la mano l'amico ad entrare, «stavamo solo discutendo di lavoro» inventa.

A questo punto dovrei ringraziare Antonio per averci impedito di commettere un errore, dato che il mio capo continua a rimbeccare la stessa scusa.

«Lavoro?» ripete poco convinto.
Da come lo guarda, non credo si sia bevuto la sua giustificazione.
La sua non è una domanda, tantomeno Bruno risponde, in quanto avrà capito che non servono parole per spiegarsi.

«Va be'» si infila nell'appartamento del mio capo, senza troppi ripensamenti, «Ciao Ambra»

Odio essere colta in flagrante.
Non mi imbarazza soltanto, mi fa andare completamente in panico.
Provo quindi a nascondere il mio viso tra i capelli abbassando lo sguardo, chiaramente dopo avergli accennato un sorriso.

«Avrei voluto chiedertelo in un altro momento, ma è una cosa importante», Antonio scandisce bene soprattutto l'ultima frase, e questo basta a mandare in confusione Bruno, che cambia subito espressione: è preoccupato.

Si allontana immediatamente da me, senza più guardarmi.
So che a loro modo si stanno dicendo qualcosa, stanno parlando in codice.
Un codice fatto di sguardi, principalmente.
Sono sicura che, se non ci fossi, parlerebbero liberamente.
A quanto pare, la mia presenza glielo impedisce.

I due amici si dicono qualcosa che non riesco a cogliere nell'immediato, infatti vengo ridestata quando il ragazzo che ha fatto irruzione, mi richiama per l'ennesima volta.
«Scusaci, Ambra»

Solo adesso che ha attirato la mia attenzione, mi accorgo dell'assenza del mio capo.
«Non preoccuparti, stavamo solo discutendo...» provo a dire, ma non mi lascia proseguire.
«...di lavoro, certo», continua lui.

Non ci crede neanche morto.
Questo è chiaro.

«Sono sicuro che Bruno riprenderà il discorso, allora» aggiunge, facendomi l'occhiolino.

🍷🍷🍷

Bruno è letteralmente sparito assieme al suo amico, Laura ha una indigestione bruttissima e Althea sta irritando i miei neuroni con i suoi stupidi discorsi sui trattamenti di bellezza che ha fatto stamani.

Il mio turno al chiosco è appena iniziato e già desidero che sia sera inoltrata per poter fare un bagno caldo.

«Quello al cocco è il mio preferito. Sapete, ho scoperto che districa i capelli e previene la comparsa delle doppie punte!»

Fingo di essere interessata alla sua lezione esibendo uno dei miei sguardi di finto stupore.
Non saprei cosa dirle.
Ad Althea interessa solo di se stessa, parlare di altro non sarebbe produttivo per lei.

«Sai dove te lo ficco il cocco se non la smetti?» sbotta d'un tratto Laura, guardandola in cagnesco, mentre con l'altra mano spinge contro lo stomaco per attenuare il fastidio.

Althea smette subito di parlare di prodotti naturali, parecchio inutili per i suoi capelli ossigenati.

Trattengo le labbra una contro l'altra per non ridere mentre con un canovaccio asciugo la superficie del bancone.

Per fortuna la discussione viene interrotta da una voce che la sollecita, per poi accorgermi solo quando sollevo il capo che si tratta proprio di Bruno.

Avevo per un attimo accantonato il suo pensiero.
Ed eccolo che ritorna, più prepotente di prima.

«Althea» la richiama ancora, senza guardarmi neanche per sbaglio negli occhi.

Estate al Riva Bianca.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora