1. Mancano le basi.

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E' già passato un bel po' da quando il capo ci ha congedate, e nel frattempo noi abbiamo già esplorato la zona.

La struttura dispone di un grandissimo albergo su cinque piani, di cui il piano terra è totalmente impegnato dalla reception da un lato, e dal ristorante interno dall'altro, tramite cui si accede da un altro ingresso, quello sulla piscina dove siamo in questo momento.
Anche la spa è straordinaria, non ne avevo mai vista una così grande. Ma per grande dolore di Daria non abbiamo potuto provarla. So che il villaggio dispone anche di una palestra, due piscine interne e una terrazza, ma per questo, abbiamo tutto il tempo.

«Insomma, da dove deve arrivare questo tipo? Scommetto che non prende abbastanza sul serio il suo lavoro», è la terza volta che la mia amica si lamenta per il ritardo del figlio del proprietario.
Mentre lei si dispera, io mi godo un buonissimo analcolico alla frutta che il barista ci ha preparato con gentilezza.
«Vedrai che arriva»
«Secondo me non somiglia neanche un po' al padre,  me lo immagino sciatto e con fare bizzarro», non so come la sua testa fantastichi in questo modo.
«E da cosa lo deduci?»
«Per essere così impegnato, non avrà neanche il tempo di sistemarsi i capelli», continua aspirando completamente il liquido dal suo bicchiere, «Ammesso che ne abbia».

Se Daria è concentrata ad elaborare i suoi discorsi nella testa senza logica, io resto totalmente folgorata dalla figura di un uomo in lontananza, non troppo perché possa guardare bene il colore dei suoi capelli e il modo in cui è vestito.

Sicuramente lavora qui.
E magari lo pagano anche bene.
Dal modo in cui cammina, così elegante, il modo in cui porta divinamente i suoi abiti raffinati.

Ma quando lo vedo venire verso di noi, cambio completamente espressione e smetto di sbavare di fronte a tanta bellezza.

«Beh, se l'uomo che sta venendo verso di noi, è la persona che aspettiamo, la tua testa ha bisogno di una bella spolverata», mi ricompongo.
Daria sembra confusa, fino a quando non si volta verso la figura, «Madre di Dio».

La stessa reazione che avrei avuto in fase di pre ciclo, quando gli ormoni sono in subbuglio.
Ma per fortuna so darmi un certo contegno.

Adesso che è di fronte a noi, in compagnia di un altro ragazzo, posso vederlo meglio. E soprattutto posso già sentire il suo bellissimo profumo.

«Sembra carino», aggiungo.
«Carino? È un figo pazzesco, Ambra», il suo tono non è proprio bassissimo.
«Che dici? Vado a recuperare un microfono?»
«Scusa»
«Vorrei almeno fare il colloquio, prima di essere licenziata»
«Hai ragione», prova a contenersi, «E comunque non è solo carino, hai visto che addominali?», ma non ci riesce, a quanto pare.
«Ma ha la camicia, Daria», le faccio notare il dettaglio.
«Io guardo verso l'infinito ed oltre»
«E questa cosa presumo tu l'abbia sentita da Leopardi, ma forse non hai inteso bene il concetto di infinito», commento.
«Di infinito no, di oltre sì, e io so andare ben oltre i vestiti», aiutatela.

Quando i due smettono di parlare, il presunto figlio del capo ci raggiunge definitivamente, si ferma proprio davanti a noi. E dal modo serio in cui si fissa a guardarci, invito con un gesto rapido Daria a balzare in piedi, lasciando stare completamente gli analcolici.
Lui non sembra molto entusiasta.

«Vedo che vi siete già ambientate», è arrabbiato. Forse non dovevamo sederci comodamente a bere come se fossimo due ospiti.
«Abbastanza, è molto bello qui», provo a rimediare.
«Lo so», esordisce con presunzione, «Allora?»
«Cosa?», chiedo.
«Insomma, non ho tempo da perdere!», il suo tono per niente calmo, «Cosa volete?»
«Ah», mi schiarisco la voce, «Certo, siamo qui per questo», gli mostro il giornale sorridendo. Ma a quanto pare non gradisce.
Mi guarda dai piedi alla testa, squadrandomi per bene, fa schioccare la lingua sotto al palato e punta i suoi occhi sul giornale, che afferra subito.
«L'annuncio, certo»

Estate al Riva Bianca.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora