Éloigne-toi

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<Mercì beaucoup, chéri ( grazie mille, tesoro) >
Sorrise a quelle parole.
Un sorriso sincero si dipinse sul volto del giovane che, a sua volta, rispose ma con un semplice < De rien>( = di niente)  per poi dirigersi velocemente all'interno del bar.
Zeffiro soffiò e con impeto si scagliò sul biondo, un po' per congratularsi con lui e dall'altro per spingerlo a seguire il cameriere e, inaspettatamente, riuscì nel suo intento.

Si era alzato dalla sedia per dirigersi nell'interno del bar: gli doveva assolutamente parlare e subito.
Studiò con lo sguardo il posto e, non appena lo vide, aspettò con pazienza che finisse di servire i clienti e be' ne approfittò anche per fissare il suo culo sodo.
E, non appena lo vide dirigersi verso il bancone, lo seguì per poi abbracciarlo da dietro.
Vide l'altro sussultare e poi voltarsi verso di lui mentre un lieve rossore colorava le sue lentiggini.
< T-t-tsukki>
< Adoro quando tu mi chiami così> gli sussurrò all'orecchio, facendo aumentare l'imbarazzo dell'altro
< K-kei smettila, per favore...sto lavorando> cercò di liberarsi, fallendo, dall'abbraccio.
< Ok, scusami chéri (= tesoro)>
A quell'appellativo il lentigginoso tremò nel suo abbraccio mentre il sorriso non voleva abbandonare il suo corpo ma, dentro di lui, i ricordi della sera precedente gli ricordavano ciò che l'altro aveva fatto.
Il diretto interessato indovinò cosa stesse passando per la testa del giovane, che teneva fra le braccia, così lo strinse maggiormente a sé per poi farlo voltare nella sua direzione.
< Yamaguchi, excuse moi. (= scusami)>
< Smettila, Kei>
< Perché?> chiese mentre l'ansia e la paura prendevano il sopravvento
< Excusez-moi, je voudrais payer( = mi scusi, vorrei pagare)>
li interruppe un cliente e, proprio in quel momento, una lieve brezza  entrò dentro il bar.
Bien sûr, je suis désolé (= certo, sono desolato) >
Il cliente, dopo aver saldato il conto, uscì dal locale e, insieme a lui, anche Zeffiro poiché era convinto che, ormai, i due ragazzi erano vicini alla risoluzione del loro problema.
< Per ciò che è successo l'altra sera, Tsukki>
< Lo so, hai perfettamente ragione: sono stato uno stupido>
< Forse è la prima volta che ti sento dire questa frase ed è strano perché sei molto orgoglioso> disse, sorpreso, il più basso
< Rispetto a te, l'orgoglio non vale niente>
L'altro ragazzo sgranò gli occhi mentre delle lacrime di gioia attraversavano le sue lentiggini.
Il biondo lo strinse a sé con un braccio mentre, con l'altra mano, gli asciugava il volto e poi, con il cuore in gola, parlò < Usciamo di nuovo insieme Yamaguchi>
L'altro sorrise tra le lacrime mentre annuì con forza.
< A stasera, allora. Ti passo a prendere sotto casa alle 20?>
< Sì, Tsukki. Sì. >

< Comunque Tsukki non è una cattiva persona>
< Come scusi?>
< Dico, il mio amico non è così male>
< Se lo dice lei> si limitò a dire il biondo
Il vento si avvicinò al ragazzo con il Nintendo e lo infastidì per far sì che desse la sua attenzione al ragazzo del tavolo vicino
< Ahh che nervoso! Che odio il vento!>
< Ma che dici! È bellissimo!>
Il biondo osservò il ragazzo moro che gli aveva detto quelle cose: i capelli sembravano avere vita propria come se, il vento, non si stufasse mai di giocarci o, come pensava Kenma, semplicemente il moro non li pettinava. Aveva gli occhi che sembravano due pozzi neri, o meglio, il piccolo dedusse che entrambi gli occhi fossero dello stesso colore perché be' uno di essi era coperto da un folto ciuffo di capelli che, a differenza degli altri, sembrava aver trovato pace poiché era stranamente ordinato.
Interruppe il contatto visivo per focalizzarsi sul corpo che era avvolto in una camicia nera e nei jeans. Possibile che non sentisse freddo? Insomma la primavera era iniziata da poco e la brezza animava ancora quelle giornate.
< Secondo te avranno chiarito?>
< Come dice, scusi?> chiese il biondo mentre, svogliatamente, concentrava di nuovo la sua attenzione sullo sconosciuto.
< I nostri amici>
< Spero di no: lo spilungone "non cattivo" non mi piace>
< Be' per tua fortuna ci sono io, no?> rispose facendogli l'occhiolino e passandosi la lingua sulle labbra
L'altro si immobilizzò e, nei suoi occhi, Kuroo potè leggerci sbigottimento e paura.
Che avesse corso troppo?

<Tsukki>
< Ancora> lo incitò il diretto interessato
< Tsukki>
< Di nuovo>
< Per favore, no!> lo supplicò l'altro
< E perché? >
< È imb-a-razzante > rispose mentre il rossore sulle sue guance esaltava le sue lentiggini che, ovviamente, Kei amava.
< Ok ok, scusami> disse, ridendo, il biondo mentre, con la mano, gli accarezzava il viso < è che J'aime quand tu m'appelles comme ça (= amo quando mi chiami così)>
Il corpo dell'altro tremò dall'emozione perché be', nonostante non fosse francese, il biondo emulava in modo così dannatamente sexy l'accento e, ogni volta che accadeva, ne rimaneva incantato.
< Io... è meglio che vada a prendere gli ordini...quei signori->
< Sono appena arrivati>
< Sì lo so ma meglio non fargli attendere, no?> domandò, cercando di riuscire ad allontanarsi perché il suo cuore non avrebbe retto ancora
< Va bene, io non vado da nessuna parte: ti aspetto qui>
Yamaguchi non disse nulla, si limitò semplicemente ad annuire con il volto tendente al bordeaux.

Kenma prese le sue cose, compreso il cornetto, e dopo aver lasciato i soldi sul tavolo, si alzò per andarsene. Avrebbe avvertito Yamaguchi per messaggio e, anche se non l'avesse fatto, non era la prima volta che si allontanava da lì senza salutare.
Le parole del moro lo avevano infastidito: quant'era sfrontato! Era uno sbruffone proprio come l'altro! In fondo, chi sta con lo zoppo impara a zoppicare, giusto?
Si alzò dal tavolo e, dopo aver sistemato correttamente la sedia, si diresse verso l'uscita e stava per abbandonare il bar quando sentì una mano chiudersi sul suo polso.
Sussultò: era più insolente del previsto.

Be' per tua fortuna ci sono io, no?
Non riusciva a spiegarsi neanche lui il perché di quella domanda retorica, o meglio, non riusciva a credere che non fosse riuscito a controllarsi. Che era un ragazzo in calore?
Vide il giovane alzarsi e dirigersi all'uscita.
Mancavano solamente pochi passi e poi non lo avrebbe più rivisto.
Doveva fare qualcosa, sì. Decisamente sì.
Infatti, nonostante il suo aspetto lo tradisse, Kuroo era maledettamente romantico ma, per sua sfortuna, nessuno dei suo ex aveva apprezzato a pieno questo suo lato ma, lui, non desisteva: in fondo Parigi è la città dell'amore, no?
Così fece la cosa più stupida e assolutamente più cliché di tutte: si alzò, facendo ovviamente un gran trambusto, e gli afferrò con la mano il polso minuto mentre le parole fluivano da sole < Comment tu t'appeles? ( Come ti chiami?)>
L'altro non rispose alla sua domanda, si limitò solamente a dire <Éloigne-toi> e poi se ne andò lasciando così Kuroo a bocca aperta: gli aveva appena detto di allontanarsi ma, per sua sfortuna, l'altro non sapeva che, sia il moro che il vento, erano stramaledettamente romantici e non avrebbero ceduto facilmente.






Ecco il nuovo capitolo!
Spero vivamente che vi piaccia!
Domani, se riesco, aggiorno anche la Bokuaka!
Cosa succederà all'appuntamento?
Cosa farà Kuroo?
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima ♥️✍️

Éloigne-toi, Bonjour, Merci, AdieuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora