Ce garcon blonde

154 17 19
                                    

Zeffiro lo vede, sì riesce a sentirlo chiaramente: Tsukishima si sta adirando ma lui non sta facendo nulla, inomma come dice il detto?
Il faut tourner sept fois sa langue dans sa bouche avant de parler( = Devi girare la lingua sette volte in bocca prima di parlare.)
Così, imperterrito, seguiva i suoi due nuovi amici e progettava la sua vendetta verso quel giovane sgarbato.
< Tsukki, cosa vuoi? Ho perso la scommessa quindi devo pagare>
< Credo di non aver mai riso tanto in vita mia! Che figuraccia! Insomma, veramente credevi di riuscirci?>
< Sì, perché scusa, cosa vorresti dire?>
< Che dovresti essere più realista>
< Hai ragione: mi dovresti chiamare senpai>
< Ahh, non ti sopporto quando fai così! Sei peggio di quando sei con i tuoi stupidi amici dell'università>
< Vuoi dire Bokuto? Guarda che lui è simpaticissimo!>
< Sì, certo!>
< Piuttosto... qualcuno qui mi deve raccontare qualcosa?> lo stuzzicò il più grande
Ma l'altro, con nonchalance, si pulì gli occhiali e non rispose, in fondo erano cose private...
< Fortuna che ero io quello noioso...>
< Smettila!> urlò il biondo e, non appena si sentì gli sguardi di altre persone addosso, se ne pentì.
< Sei proprio divertente Tsukki!>
< Sei fastidioso>
Sembrava che il vento si fosse addormentato perché non infastidiva più i passanti e, in un certo senso, era così: quei due lo stavano proprio annoiando, che erano dei bambini?
< Non è vero~~~>
< Mi scusi, potreste fare più silenzio, per favore?>
All'improvviso, Zeffiro riprese vita: quella voce lui l'aveva già sentita, sì. Quel tono annoiato e privo di vitalità apparteneva a quel ragazzo che lo aveva insultato.
< Perché? Non riesci a giocare al videogioco, poppante?> rispose, stizzito, Tsukishima
< È proprio maleducato, eh> gli disse Kenma, per poi concentrare nuovamente la sua attenzione sul Nintendo.
< Cosa hai detto?!>
< Tsukki ha ragione, sei stato scontroso> lo interruppe Kuroo per poi girarsi e continuare a parlare < mi scusi, non riaccadrà> ma, non appena incrociò lo sguardo dell'altro, il suo cuore perse un colpo: era la creatura più bella che lui avesse mai visto.
I capelli gli arrivavano poco sopra le spalle ed erano avvolti nel cappuccio di una felpa che, a prima vista, sembrava di un club di pallavolo.
Gli occhi erano felini e, proprio come i gatti, sembrava voler sfuggire al contatto visivo, se non strettamente necessario.
Era, a prima vista, minuto ma, nonostante il cappotto e l'enorme felpa che lo copriva, lo trovava adorabile.
Zeffiro, che aveva visto tutta la scena, esultò di gioia: amava vedere le coppie camminare per le strade incantate della frenetica Parigi.
Adorava sentire le risate riecheggiare in lui ed accompagnarlo durante i suoi infiniti viaggi per quei vicoli meravigliosi.
< Scusa il ritardo : allora eccoti il secondo cornetto che hai ordinato. È alla marmellata, gli dovrebbe piacere, credo...ecco io... cioè spero vivamente che->
< Yamaguchi, va benissimo: mercì beaucoup (= grazie mille)>
L'altro rise di gioia ignaro che, al tavolo poco distante, entrambi i ragazzi sembravano sul punto di avere un infarto.
Il moro era rimasto incantato dall'accento francese dell'altro: era così soave e maledettamente sexy.
Tsukishima, invece, stava cercando di pensare a cosa fare perché, insomma, lì davanti a sé, aveva il ragazzo con cui aveva avuto un'appuntamento la sera prima e, sempre quella stessa sera, lui aveva baciato Yamaguchi ma, invece di riaccompagnarlo a casa, era scappato.
Sì, proprio così: non sapeva spiegarsi il motivo, anche perché l'altro aveva ricambiato e sapeva baciare anche da dio.
Tutti questi sentimenti erano irriconoscibili a tutti gli occhi esterni tranne uno: Zeffiro.
La sera prima, come al solito, era disteso sul lampione della piazza quando aveva visto avvicinarsi due figure che ridevano e si scambiavano sguardi innamorati, finché lo spilungone, a detta dell'osservatore, aveva baciato il più basso per poi fuggire subito dopo. Il vento era rimasto paralizzato: in tutti quei secoli, non gli era mai successo di vedere una scena del genere. Era stato tentato di seguire il fuggitivo per scoprire il motivo del suo comportamento ma dei singhiozzi, prima silenziosi poi strazianti, si erano diffusi nell'aria e provenivano da quel piccolo ragazzo con le lentiggini che era stato 'abbandonato' dal biondo che, poco prima, lo aveva baciato.
Con velocità, ritornò al presente e si guardò intorno: la situazione non era cambiata.
Cosa fare? Adesso si stava pentendo di essersi 'seduto' con loro perché non voleva assolutamente vedere il giovane cameriere piangere nuovamente.
Insomma sì, è un vento ma, anche lui ha un cuore che, ne era certo, non avrebbe retto nel vedere il viso del dolce ragazzo, rigato dalle lacrime.
Era tesissimo e non poteva neanche muovere un muscolo né sospirare altrimenti avrebbe mosso qualcosa attirando l'attenzione di tutti su di lui, o meglio, sul tavolo dei suoi nuovi 'amici'.
Non capiva il perché ma non voleva far finire nei casini neanche quello che, fino all'altra sera e a poco prima, considerava una persona spregevole. Eppure, nel suo sguardo, vedeva tristezza, paura e consapevolezza.
Il vento associò il primo stato d'animo al fatto che, per ciò che aveva compiuto, adesso non stringeva il cameriere tra le sue braccia.
Il secondo, invece, sicuramente era dovuto alla situazione in cui si trovava: insomma, era fuggito senza dire nulla la sera prima, no?
L'ultimo era ancora più facile da capire: ormai ciò che aveva fatto era imperdonabile.
Eppure il vento si rifiutava di accettarlo: gli umani, a differenza sua, avevano la parola quindi, magari, avrebbe potuto iniziare il discorso con un ' excuse moi' (=scusami).
Gli uomini avevano le mani: avrebbe potuto accarezzargli il volto e stringerlo tra le sue braccia, in una tacita promessa che, questa volta e quelle successive, non sarebbe scappato.
Le persone avevano la bocca con la quale avrebbero potuto mettere a tacere ogni dubbio e, allo stesso tempo, confortare l'altro che, ora al mondo, niente era più importante di loro e di quel preciso istante e di quello successivo.
I viventi erano dotati di gambe: questa volta, avrebbe potuto usarle per rincorrerlo senza mai fermarsi, per dimostrargli che, niente e nessuno, l'avrebbe potuto far allontanare dall'altro.
I comuni mortali avevano l'udito con il quale potevano sentire il battito dell'amato e capire, così, la mossa successiva da fare.
E poi, diamine, erano a Parigi la città dell'amore, no?
Così decise: con agilità si mosse tra le sedie fino a farne cadere una e ciò fece sì che le persone possassero il loro sguardo su quel tavolo.
L'unica cosa che Yamaguchi riuscì, dopo un po' di tempo, a formulare fu
< Kei...>




Ecco il nuovo capitolo! Ho deciso di pubblicarlo oggi per non lasciarvi troppo col fiato sospeso.
Mi scuso per l'assenza della cediglia sotta la c del titolo ma la mia tastiera non presenta tale opzione 🥺🥺🥺
Personalmente il capitolo mi piace tantissimo e, come già ho detto, sono strafelice per questa FF e spero vivamente che possa piacere anche a voi🥺
Tsukki Tsukki cosa fai?!( Per questo Zeffiro si ricordava di lui)
La foto è il locale dove lavora Yamaguchi: sì, esiste veramente!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Grazie a chiunque legga, voti e/o commenti la storia!♥️
A presto!✍️♥️

Éloigne-toi, Bonjour, Merci, AdieuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora