CARA ME - 1/02/20

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(Martina)

Mi ritrovo qui in sala relax, forse per l'ultima volta, oggi.

Domani ci sarà la puntata ed io rischio davvero tanto.

Mi capita di ritrovarmi in piedi, davanti allo specchio del bagno dello spogliatoio.
Queste ultime notti sono state insonni, prevedibile.
Mi sciacquo dunque la faccia nuovamente, per cercare di dare un'impressione più sveglia per quanto possibile.

Proprio qui, proprio grazie a questo gesto, come un fischio di un treno, quello stesso fischio, quello stesso treno, di cui giorni fa ci narrava l'autore Stefano Massini, riferendosi al libro di Pirandello, ebbi l'illuminazione.

In quel momento, inspiegabilmente, ricordai le sue parole.
Quel prezioso input che lei stessa azzardò l'altra notte.

Mi è capitato mai di farlo?
Avrò davvero il coraggio?
Ne sarò all'altezza?

Prendiamo questo foglio e vediamo Martina.

Gaia l'altra sera era riuscita a suggerirmi, con la sua naturale leggerezza, un approccio stupendo a questa ennesima "sfida".

Mi aveva consigliato di provare a scrivere a me stessa, nel tentativo di risolvere quei dubbi che la gente nutriva ancora su di me, professori compresi.

Ed io ero pronta a farlo.

Aspettai di rientrare in Hotel e che Tali successivamente entrasse in doccia (praticamente che scomparisse per ore).

Capitava spesso che ultimamente mi ritrovassi sul mio letto, di fronte ad un foglio bianco, con una penna e la mia chitarra in mano.
Stavo scrivendo sempre molto, ma oggi tale scrittura sarebbe stata più complessa.
La più intima, la più pericolosa, la più spaventosa.

Iniziai la mia prosa con un luogo comune ma efficace "Cara me"

Man mano che buttavo giù parole ed accordi mi sentivo sempre più nuda, un capo alla volta insieme a quelle note e a quei versi fuggiva via dal mio corpo, scoprendomi, irrimediabilmente, sempre più.

Le strofe si composero in autonomia quasi.
Quelle mie confessioni si autoproclamorono in quel testo, come se aspettassero di farlo da tempo, come se iniziassero a convivere allo stretto in me.

Ne riuscì una vera e propria canzone, in grado di liberarmi da molti scheletri oramai protesi della mia anima, spesso ferita, più di rado rimarginata.

Non scrissi solamente una canzone quella sera, grazie a lei, bensì mi raccontai come mai feci in vita mia, ma soprattutto concessi la mia totale attenzione, fiducia e stima all'unica entità meritevole di ciò,
ME STESSA.

Grazie a lei quella sera ero stata in grado di volermi bene forse per la prima volta.
Di regalarmi finalmente la giusta importanza.

Ero io con me.
E non c'era posto più consono.
E non c'erano identità più vere al momento.

Ora sapevo cosa volesse dire amarsi.
E prescindeva da tutte quelle cazzate a cui avevo sempre dato peso io.

Ora non solo ero in grado di amare me stessa ma finalmente avrei potuto amare anche lei.

Me lo promisi quella sera, se l'indomani fosse andato tutto per il meglio.
Sarebbe stata mia, finalmente.
Nulla sarebbe più stato discusso.

T: "ei Marti

Wow it's so beautiful!"

M: "ei spiona, volevo non la sentisse nessuno se non domani in puntata"

T: "oh sorry babe

Ma è veramente il top questa canzone"

M: "dai vieni qui, ti sei aggiudicata il primo ascolto esclusivo

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