LE MIE ORIGINI

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Mi sveglio spaventata. I fantasmi del passato mi perseguitano e credo che lo faranno per tutta la mia vita. Ho il sonno profondo, per questo solo posso ricordarmi di come finiscono i sogni: quasi sempre rimango senza lavoro e con una grande preoccupazione per il futuro. Devo lasciare il letto; mio figlio deve andare a scuola o, in certi giorni d'inverno ai suoi lunghi allenamenti. Mezzo addormentata mi rendo appena conto di dove sono. Sento che Jan, il mio sposo-in Spagna di solito si chiama marito- si alza anche lui. Jan, anche se è un brontolone e ogni giorno che passa sempre più conservatore, mi ha dato la tranquillità sentimentale di cui tanto avevo bisogno, e una stabilità economica- quasi generalizzata nel paese dove viviamo – che non conoscevo sino a quando non l'ho avuto al mio fianco; neppure quando lavoravo in una grande impresa spagnola, durante i tanti anni in cui ho vissuto a Barcellona; e meno ancora nella tappa anteriore, quando i lavori precari e temporanei preoccupavano i miei anni di giovane immigrata.

Il mio nome composto, Aurora Maritza, riunisce i due mondi tra i quali mi toccherà vivere, benché non fosse quello che i miei genitori si auguravano. Mi misero Aurora per la mia bisnonna paterna, e Maritza per una cantante creola che trionfava in Perù negli anni settanta. Il primo, che adesso mi sembra persino romantico, non si usa in America Latina visto che è un nome fuori moda, mentre a Barcellona, al lavoro mi chiamavano così, non essendo Maritza un nome comune, anzi difficile da scrivere per la tz nel mezzo. Si confonde con Marisa, come chiamano quí le Maria Luisa. Per questo mi sono abituata a sentirmi chiamare Maritza in Perù e Aurora in Spagna. Non è tutto, nell'ambito della mia famiglia si accorcia Maritza a solamente Mari.

Quello dei miei vari nomi viene da più lontano: sono più che abituata a tutte queste denominazioni: Marucha o Maruchita-preferendo il diminutivo- così mi chiamavano nella mia infanzia, derivato da moro, così chiamavano gli spagnoli gli arabi per il colore della loro pelle scura, mora, morucha, moruna sino ad arrivare al moreno. Nella mia terra si riferisce a quelli che abbiamo i Capelli scuri o mori; è per questo che a mio padre dicevano spesso: " Ha due figlie, una bionda (mia sorella) e una morocha".

Sono nata a Rioja, però non nella città spagnola, ma in un paese con lo stesso nome ma nel Perù orientale, nella via Amarezza, chiamata così perché è la strada dove c'é l'ospedale, e in fondo del tutto il cimitero. Questo nome è stato mantenuto nonostante la proposta dei concittadini di cambiarlo; non prosperando il cambio hanno saputo prendere la questione con senso dell'umore e quando questo nome è oggetto di scherni loro rispondono: "Lì è dove l'amarezza si trasforma in bellezza".

In uno dei piani alti di una casa di questa via, che ci cedette per un certo tempo una zia paterna, mia madre ebbe i suoi due primi figli, tra cui io, mentre mio padre iniziava il suo lavoro come poliziotto. Furono tempi duri, con problemi economici. Con gli stipendi statali non si riusciva ad arrivare a fine mese, cosa che non è cambiata molto da allora per tanta gente. Nella regione di San Martino, nella Selva orientale, cambiammo di residenza: prima Tarapoto; poi Juanjui, sino a quando ritornammo al luogo di origine di mia madre nella capitale del dipartimento Moyobamba, chiamata originalmente Santiago delle Otto Valli, nome dovuto agli affluenti del fiume Mayo.

Qui ho i miei primi ricordi nitidi come una memoria episodica. Un'epoca sommersa nella fantasia di una infanzia serena, di giochi che inventavamo circondati di tranquillità. In quel tempo era una città sicura, perché ci conoscevamo tutti. Adesso non resta quasi niente di allora. La crescita demografica, molta gente venuta dalla selva-cercando un futuro migliore e quando imperava il terrorismo alla fine degli anni ottanta-, i terremoti-tanto naturali come politici- hanno fatto che lì tutto cambi. Mi è difficile persino riconoscere alcune strade e dintorni adesso.

Nonostante i problemi e le continue discussioni dei miei genitori, che come c 'era da aspettarsi finirono per separarsi, ho dei ricordi indimenticabili della prima tappa della mia vita circondata dai miei amici, quelli che vivevano nella stessa strada San Martin che dava sulla Piazza delle Armi, il nostro fulcro di avventure.

Con l'anima divisa in tréDove le storie prendono vita. Scoprilo ora