ALTRI AMBIENTI ALTRE REALTÁ

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Le abitudini, le prioritá e la quotidianitá fanno sí che ogni luogo e la sua gente abbiano peculiaritá e tendenze che bisogna tenere presenti se non si vuole uscirne pregiudicati e malconci.

La puntualitá e'una caratteristica degli svizzeri; per loro arrivare tardi non solamente è mal visto, ma è inaccettabile. Non serve neppure avvisare del ritardo, bisogna rispettare l'orario, senza eccezioni, anche se per fare questo si è costantemente in tensione. Bisogna prevedere tutto con tanto anticipo che molte volte mi dimentico di ció che stava previsto. In Sudamerica siamo piú rilassati in questo aspetto, l'"ahorita" (adesso n.d.t.) puó significare dall'arrivare pochi minuti dopo al non arrivare mai; si accetta questa espressione naturalmente, senza pensarci troppo. Vivere trá questi due estremi non è facile, bisogna avere molte precauzioni per non fare passi falsi.

In Svizzera, le dodici e le diciotto sono gli orari del pranzo e della cena, come una volta, quando la luce naturale stabiliva le ore dei pasti. Penso che per il nostro stomaco questi siano orari ideali, peró se gli usi e le abitudini dell'ambiente che ci circonda sono altri, ben poco si puó fare. In Spagna è presto per i pasti, ancora si stá facendo la spesa per la dispensa, senza parlare dei ristoranti, molti dei quali aprono le porte giusto alle otto di sera per la cena.

Ho sentito dire che gli Svizzeri sono duali, quando si fá una domanda rispondono si o no, mentre i latini dividiamo la realtá in tre parti. In effetti noi abbiamo il forse, come posizione intermedia, è il modo per lasciare un margine alle risposte. Con il passare del tempo mi stó abituando al sistema duale, perché è meglio sapere con tempo se qualche cosa non è fattibile, senza dover dilatare qualsiasi situazione.

Praticamente risulta essenziale, peró mi chiedo: "la vita non è cosí complessa e relativa da poter rimanere senza questo forse"?

Gli amici non abbondano in questo cantone della Svizzera; anzi si potrebbero contare sulle dita di una mano. La ruota del destino mi ha fatto arrivare a Maria, che ho conosciuto imparando strutture grammaticali. Adesso siamo compagne di conversazioni trascendentali: L'insopportabile lievitá dell'essere, le miserie terrenali, le banalitá che irrompono senza pietá, i tradimenti e le disavventure; letture e temi trá i quali rimaniamo intrappolate. Appena ci distraiamo passiamo dal tedesco al castellano, ma lei mi corregge appena puó; la sua intenzione e il suo metodo è parlare la lingua che insegna – tedesco, inglese, spagnolo o francese – ed è molto severa con questa norma, benché non sia facile esplorare le tortuositá delle percezioni e delle emozioni con parole di un'altra lingua. Quando si oltrepassa la barriera delle comunicazioni formali mancano sempre i verbi e gl aggettivi per descrivere l'esatta congiunzione di atteggiamenti e fatti. La pazienza è il suo punto forte, per insegnare si afferra a questá virtú. Non le manca la perseveranza che ha adottato vivendo da queste parti. Dall'adolescenza vive in Svizzera, ed ha origini spagnole. Ci troviamo bene l'una con l'altra. La nostra empatia si offusca peró quando parliamo dell'indipendenza della Cataluña; peró sono brevi momenti. Sarebbe troppo noioso se coincidessimo in tutto. Quando faccio qualche errore o sbaglio con la lingua, diventa seria ed esigente. Fú severa quando lesse il primo manoscritto di questo libro, perché troppo critica. Come ricompensa, se vede che miglioro, non esita a farmi dei complimenti con parole che le vengono dalle sue radici ispaniche, sino al punto di darmi come voto un sei (massimo per gli svizzeri), che equivale ad un dieci in Spagna e a un venti in Perú. Questi voti sono il riflesso della scala che vá dalla sobrietá sino all'abbondanza, direttamente proporzionale all'essenza degli abitanti di ciascuno di questi paesi.

Gli svizzeri sono gli europei che parlano il maggior numero di lingue, due in piú oltre la materna, di solito il francese e il tedesco. In questo sono avvantaggiati. Quelli che come me sono cresciuti solo ascoltando il castellano, sono poco allenati a capire altre lingue, a fatica e solo con molti sforzi possiamo riuscire a migliorare qualsiasi altra lingua. Una sorella di mia madre mi diceva, che anche studiando inglese con un nuovo metodo sentiva di andare indietro invece di avanzare; devono essere le nostre origini monolingue che interferiscono in questo modo di imparare. Non voglio dare la ragione ad un detto del mio paese che dice " I pappagalli di una certa etá non imparano piú a parlare". Non è mai troppo tardi per imparare e meno ancora se ci si mette entusiasmo, una prova di ció è la velocitá con la quale la mia amica Prisca stá imparando lo spagnolo alla sua splendida etá di settant'anni.

Con l'anima divisa in tréDove le storie prendono vita. Scoprilo ora