Non essendoci ne tablets, ne computers ne tutta la tecnologia che attualmente ci assorbe, nel Moyobamba della mia infanzia, passavamo il tempo collezionando figurine che si incollavano agli album. I piú poveri le compravano una ad una, quelli che non lo erano tanto in "gruesas" che era l'unitá di misura che si usava allora. Le figurine ce le scambiavamo e si facevano trattative seduti all'entrata della libreria-cartoleria Cobos. La colla si faceva con la maizena, un pó di acqua calda e qualche goccia di limone, per evitare la fermentazione.
Ho nei miei ricordi l'albun di Pinina, quella famosa bambina argentina dei melodrammi di quella epoca. Una piccolina di soli sette anni che parla con la sua mamma morta; sembra macabro vero? Papá Corazon (Papá Cuore - n.d.t.) cosí si chiamava la serie. Al principio degli anni settanta fú una novella in formato cartaceo – la televisione non era ancora arrivata – che catapultó alla fama la precoce Andreita, che con i suoi denti di latte e le sue larghe trecce era idolatrata. Il racconto era semplice peró con molte sfumature comiche e drammatiche. Un giovane vedovo, ricco e di bell'aspetto, degli zii anziani e un pó fuori di testa e le suore dell'internato – visto che la bambina, per una incomprensibile ragione non vive con il padre – che addossavano tutte le bravate di altre all'innocente Pinina. In quasi tutti gli intervalli, quando si suppone che i bambini debbano giocare, si rifugiava in un sottoscala del collegio, dove avvenivano quei piccoli e tetrici incontri con il fantasma della madre. Il comic fú un successo totale. In veritá tutte volevamo essere Andrea del Boca (in paesi di lingua castellana Andrea è un nome proprio femminile – n.d.t.) appartenente all'alta societá. Nonostante fosse vietata in molti paesi per essere considerata un cattivo esempio per i bambini, fú una bella storia per l'epoca, tenendo in conto che si vivevano giorni molto diversi da quelli di oggi, quando sarebbe inconcepibile una simile storia. Sono sicura che nessun bambino fece molto caso alla strana presenza della madre; era comunque una storia innocente e famigliare. Adesso si vedono cose ben peggiori!
Devo anche dire che, nei primi anni di vita di mio figlio, vidi abbondantemente e saziamente la tele-serie di Pippi Längstrumpf, personaggio creato da Astrid Lindgren settantadue anni fá. Si tratta di una bambina di nove anni, orfana di madre, con un padre pirata e sempre assente; per di piú la piccola non vá a scuola, vive con una scimmietta e con un cavallo che è capace di alzare con una sola mano, dorme quando vuole, è disobbediente e in piú sfida dei poliziotti con aspetto poco sveglio. È ovvio che non sia un buon esempio per i suoi piccoli affezionati ascoltatori; e invece i suoi milioni di seguaci di tutto il mondo affermano che: "" Pippi è un inno all'autonomia, all'individualitá di ogni bambino, al diritto alla libera opinione e cancella con un solo colpo di spugna il "perché si" o il "perché lo dico io"". Davanti a qualsiasi problema, il motto di Pippi è: " A tutto c'è soluzione" Le difficoltá non la fanno vacillare ne la sconfortano. È considerata la bambina piú forte del mondo. In questi tempi di figli super-protetti, si potrebbero riconsiderare e rivedere le storie di questa Pippi indipendente. È un esempio per i bambini. Questa bimba dalla capigliatura rossa non pensa neanche lontanamente che essere una bambina sia qualche cosa di diverso dall'essere un bambino. Conclusione: le letture infantili non dovrebbero essere eccessivamente ammonitrici, edificanti e istruttive per compiere con i loro obiettivi.
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Con l'anima divisa in tré
Non-FictionSapevo di dover scrivere le mie vicissitudini ed ottenere che fossero interessanti da leggere. Mi sono divertita nel riunire e collegare trà di loro i miei appunti, vederli plasmati in questo libro -entrando in scena -, scritti all'inizio senza un o...