SANTIAGO DELLE OTTO VALLI DI MOYOBAMBA

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E' la prima cittá fondata dagli spagnoli nella selva Peruviana. Dopo aver fondato Chacapoyas nel 1538, il capitano Alonso de Alvarado venne a conoscenza di un favoloso tesoro di una leggendaria cittá inca nascosta nella spessissima selva: la mitica Dorado. Da lí organizzò nuove spedizioni che risalirono l'Alto Marañon e che arrivarono sino alla terra degli motilones, scoprendo l'impetuoso fiume Huallaga. Il Suo luogotenente, Juan Perez de Guevara, fú il primo che arrivò al posto dove poi si fondò Santiago delle otto valli di Moyobamba, per mandato di Alvarado, il 25 luglio del 1540. Poco tempo dopo essere stata fondata questa cittá, a 860 metri sopra il livello del mare, si convertì nel centro delle spedizioni nella selva peruviana. Si convertì in un punto di convergenza e passo obbligato verso Quito. Fú chiamata allora la metropoli di Maynas, da dove partivano i missionari cattolici, agguerriti soldati, commercianti ambulanti, fondatori di altre cittá, portando la civiltà spagnola e cimentando gli usi e costumi europei.

Questa leggenda accompagnò da sempre la sete di ricchezza dei primi esploratori spagnoli. M'immagino questi guerrieri ben armati con cavalli esausti, seguiti da prigionieri indios carichi all'inverosimile di provviste e armi. Le spedizioni per trovare el Dorado, furono missioni di incredibile audacia e di avidità smisurata. Non s 'incontrò mai trá tanti fiumi sinuosi e alberi giganteschi. Gli attacchi delle popolazioni native, le lotte interne, la mancanza di cibo e le dure condizioni che imponeva l' esuberante vegetazione, causarono la morte di centinaia di avventurieri.

Questo tesoro, descritto dall'immaginario del conquistatore, è una cittá le cui strade e templi sono ricoperti d'oro e dove nelle sue case e piazze ci sono parti fatte di oro puro. Delle volte si è cercata al nord, da Chachapoyas; altri esploratori più recentemente, collocarono le sue tracce – che poi persero- nella selva centrale e addirittura in Colombia. Indubbiamente, questa ricerca aprì le porte all'inizio della colonizzazione ed evangelizzazione di alcune delle regioni più estese e remote del Sud America.

Il primo passo importante per iniziare la colonizzazione di un territorio era fondare una cittá.

Non era sufficiente entrare in villaggi o vincere le autorità ma bisognava "colonizzare"; cioè iniziare un processo di istituzionalizzazione e culturizzazione, incorporare le istituzioni amministrative e politiche spagnole alla nuova demarcazione territoriale, e trasmettere una cultura ai suoi abitanti..

"Moyobamba ebbe nelle sue origini la fisionomia di un grande accampamento, una specie di quartier generale di pionieri e religiosi dove si organizzavano e partivano le spedizioni di esplorazione, scoperta e conversione degli infedeli. Nel secolo XVI, durante il governo coloniale,

Moyobamba attrasse in quel tempo, numerosi esploratori, il più famoso di tutti è Pedro Ursúa, che era accompagnato da donna Ines de Atienza, alla ricerca del "paese della Cannella"; tutta una novella di avventure, amore e crimini che, come in una onda di tragedia e sangue si estende per tutta l'Amazzonia sino all'Atlantico, per finire in atrocità irraccontabili. Si vivevano già tempi di lotte emancipanti quando Fernando Alvarez decise di consultare l'opinione degli spagnoli e dei partitari dell'idea di continuare sotto l'autorità spagnola. Quando si realizzò la riunione dei partecipanti e videro la unaminità con cui Moyobamba si era pronunciata a favore della libertà, decisero allora di abbandonare la regione lasciando libertà agli spagnoli perché potessero incorporarsi all'Esercito Realista o ritornare alla madre patria. Tutto il popolo di Maynas con Moyobamba alla testa, giurarono le basi costituzionali del 1882 e con la costituzione del 1823 e in ogni opportunità riconfermarono espressamente la loro determinazione come peruviani, senza che mai sorgesse nessun dubbio sulla loro nazionalità.

Nel 1842, quando incomincia a prendere corpo il non riconoscimento dei diritti del Perú sui territori dell'Oriente, a conseguenza del gioco politico di Bolivar a favore della Gran Colombia, le autorità di Moyobamba fecero una dichiarazione pubblica della loro nazionalità Peruviana, alla fine di dissipare i dubbi che s'insinuavano all'estero da parte dei loro vicini del Nord, sull'effettivo dominio del Perù nella regione Amazzonica. Il passaggio alla Repubblica non interrompe la già secolare tradizione di Moyobamba e da lí si continua con audacia con esplorazioni e avventure. Si avanza però anche da un altro fronte e i nomi di Fitzcarrald, Rivero, Raygada, Pereyra, Basadre, Raymondi e molti altri riempiono l'immensità amazzonica. All'audacia, coraggio, volontà e fermezza di questi uomini, deve il Perù il dominio che ancora conserva, in parte, sui territori amazzonici. La vita di Moyobamba era entrata in una fase di tranquillità nei primi anni della Repubblica, comincia una tappa di prosperità nella seconda metà del secolo XIX con la fabbricazione dei cappelli di paglia chiamati "Panamá", che crea una fonte di lavoro e di stabilità economica per i suoi abitanti che nell'ultimo terzo del secolo assistono ad un benestare momentaneo che dà alla cittá le fortune improvvise dei caucheros. Questa provincia fú creata per decreto del 7 di febbraio del 1866; decreto che fú confermato dalla legge dell'11 di settembre del 1868, formando parte, allora, del dipartimento di Loreto, dalla quale fú poi separato dalla legge Nº201, del 4 di settembre del1906. La sua capitale è la cittá dallo stesso nome" (INEI 2000)

Le case coloniali ebbero una forte influenza peninsulare, specialmente andalusa. Erano case di due piani al massimo e avevano sempre un atrio come entrata. Comunemente questo atrio era sempre disponibile per l'arrivo di visite o venditori ambulanti. Da lì si accedeva ad un bel cortile che dominava l'entrata, circondato dalle camere principali e dalle camere da letto, tutte con il tetto alto. Nel primo piano si trovava il salotto che la maggior parte delle volte era collegato ad un altro cortile e finalmente si arrivava alla cucina. In questi cortili interni c'erano orchidee che fiorivano con il clima caldo e umido. "Moyobamba, cittá delle orchidee" dice lo slogan della cittá. Così ricordo la casa di mia zia Selfia, nella mia Rioja Peruviana, costruita dal mio bisnonno José Vela. Erano le case della mia infanzia , e così rimangono nella mia memoria.

La Moyobamba nostalgica è quella silenziosa –silenzio interrotto solo dai canti della fauna- e pulita grazie al lavoro degli stessi abitanti.

Dove è andata a finire la bella usanza che ogni abitante pulisse la sua via? Ogni mattina si lavorava di scopa. Si innaffiava con l'acqua messa in un secchio e con la mano si spargeva nell'area che ad ognuno corrispondeva davanti alla propria casa, così si riusciva a rendere compatta la polvere delle strade. Chi non lo faceva, era mal visto dagli altri vicini. Non usavamo plastica, persino l'olio si comprava in bottiglie di vetro che si ritornavano a riempire; si lasciava la spazzatura nelle scarpate, che si riempivano con tutto l'organico. Non avevamo discariche.

Era una tradizione passare a comprare dalla casa delle "Norvegesi", delle "signorine" anziane che non si erano mai sposate; si dedicavano alla loro casa e alla pasticceria. Con mani di fata facevano le ciambelle di amido di yuca e burro- per i più golosi cosparse di zucchero – Le ricordo erette, ben vestite però austere, ci servivano sulla porta con solennità.

Oggi rimane ben poco di tutto quello: negozi multicolore in ogni parte, moto convertite in taxi che hanno invaso senza troppi complimenti il centro della cittá, una popolazione quintuplicata in quattro decadi con l'immigrazione andina.

Le splendide case coloniali sono state spazzate via dal progresso e da qualche terremoto.

Per fortuna, almeno ci resta ancora la portentosa bellezza della natura e l'ospitalità della nostra gente, che con la loro contagiosa allegria nutre la nostra anima.

Nonostante che i riferimenti biografici sul passato del luogo delle mie origini siano scarsi, riesco ad immaginarmi il grande accampamento che era all'inizio e come si costruirono le sue signorili case coloniali molto tempo dopo. M'immagino un pugno d'intrepidi conquistatori arrivando con i loro cavalli esausti, la chiesa evangelizzando, i primi commercianti e le loro famiglie. Sono immagini che popolano la mia mente.

Attraverso l'avventurosavita di Pedro de Ursúla e Lope de Aguirre, raccontata nelle prossime pagine,posso trasportare mio figlio nella appena fondata Santiago delle Otto Valli,adeguando il racconto alla sua età facendo finire felicemente la storia quantopiù piccolo era.

Con l'anima divisa in tréDove le storie prendono vita. Scoprilo ora