Quella ragazza si chiama Hope e ho scoperto che abbiamo in comune alcuni corsi.
In tutta l'ora non ha fatto altro che parlare a raffica, sembrava davvero buffa, in senso positivo; credo sia simpatica.
Il ragazzo col ciuffo biondo invece non mi ha parlato minimamente e in realtà mi va bene così.
Ho appena finito l'ora di matematica, materia in cui, al contrario del 70% dei ragazzi, sono sempre stata brava, e infine mi sto dirigendo a tedesco.
Appena entro in classe, noto la capigliatura bionda di Hope, che è intenta a parlare con un ragazzo.
Non volendola disturbare mi siedo in un posto abbastanza lontano dal loro, ma non faccio in tempo nemmeno a sedermi, che sento qualcuno che mi chiama.
E, ovviamente, è Hope.
«Aurora, Aurora!»
In questo preciso istante mi sento la faccia in fiamme e muoio di caldo e inizio a rimpiangere di non aver indossato qualcosa di più leggero stamattina.
Questo è un "difetto" al quale mi sono arresa anni fa: ogni volta che ho l'attenzione di più persone puntata addosso o sono in una situazione d'imbarazzo di qualsiasi tipo, divento rossa in viso.
E questa volta, con Hope che mi guardava tutta sorridente e il ragazzo vicino a lei che mi stava fissando in modo insistente, non sarebbe potuto essere diverso.
STAI LEGGENDO
Escape.
Teen FictionQuesta è la storia di Aurora Bianchi, diciottenne, in fuga dalla sua terra e il suo passato, in cerca di tranquillità. O almeno così spera.