Quanto torno al mio tavolo cala il silenzio e Niall se ne esce con un fischio tipo «uh uh».
Tutti mi guardano in attesa di una mia reazione, ma tra tutte le cose che avrei potuto fare, arrossisco semplicemente.
«La smettete?» dico imbarazzata mentre mi siedo vicino ad Hope.
Tutti ricominciano a mangiare e l'aria è tesa.
Do un piccolo calcio sotto al tavolo ad Hope e la guardo interrogativa. Con la mano mima un "dopo" e riprende a mangiare.
Appena siamo salite in stanza io ed Hope, ho continuato a guardarla, con le mani sui fianchi, in attesa delle dovute spiegazioni.
«Okay, allora, non spetta a me dirtelo» inizia a dire tutta agitata Hope «dovresti parlare con Liam, ma quel ragazzo con cui parlavi in mensa chi era?» chiede incerta.
Liam? Cosa c'entra ora Liam?
«Chi, Drew?»
«Boh»
«È un mio amico, te ne ho parlato qualche giorno fa, lo stesso giorno in cui ti mettesti con Luke» spiego.
«Ah, davvero? Non ricordavo» dice accennando una risata.
Fingo di aver dimenticato la questione «dovresti parlare con Liam», solo per il momento.
Tra l'altro,oggi a pranzo mi è sembrato triste, guardava sempre il muro che aveva alla sua destra, con lo sguardo perso che vagava ed uno strano velo di... dolore? malinconia? vabbe, alla fine le due cose si collegano l'un l'altra, è difficile distinguerle: si è sempre tristi perché si avverte la mancanza di qualcosa, che sia materiale o meno.
Credo di dovergli parlare, non mi piace vederlo così.
Prendo il telefono e lo chiamo.
«Aurora» risponde al terzo squillo.
«Ciao, disturbo?»
«No, dimmi»
«Beh, mi chiedevo se potresti passare da queste parti»
Esita un attimo.
«Credo di sì, per che ora?»
«Subito» dico, ma mi correggo velocemente «sempre se puoi»
«Umh, dammi 5 minuti e sono lì».
Esattamente 5 minuti dopo bussano alla porta.
Va ad aprire Hope.
«Ciao Liam, stavo proprio per uscire, mi ha appena chiamata Luke» dice frettolosa, in realtà l'ho costretta a lasciarci soli, non voglio che si senta a disagio.
«Ciao Auro» mi saluta con un bacio veloce sulla guancia e se ne va.
«Ehy» dice Liam con un sorriso forzato.
Forse non avrei dovuto farlo venire. Da dove inizio?
«Ciao, vorrei chiederti una cosa» dico mentre mi siedo sul letto e gli indico con la mano la sedia lì difronte.
«Dimmi» dice, una volta sedutosi.
«Oggi mi hai evitata tutto il tempo che siamo stati a pranzo e mi sembravi triste. Ho provato a chiedere ad Hope cosa avessi, ma ha detto di parlare con te direttamente. Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?» chiedo insicura.
«No» dice subito, passandosi una mano tra i capelli. Sembra agitato.
«Non hai fatto niente di male, oggi credo che sia semplicemente una mia giornata no» continua, evitando il contatto visivo.
Non gli credo, c'è di più e voglio saperlo. Non so perché, ma non voglio che stia male per un mio comportamento stupido.
«Non ci credo» dico con la voce a malapena udibile da Liam.
«Perchè?» chiede esasperato, continuando a tirarsi a capelli indietro.
«Non mi stai guardando negli occhi.
Non può essere solo questo» dico stranamente sicura di me stessa.
Sospira pesantemente, come se stesse ordinando i pensieri.
«Vuoi davvero sapere cos'ho?
Non lo so neanch'io. So solo che quando ho visto come ridevi con quel ragazzo e come ti guardava, mi è venuta una rabbia strana, volevo prenderlo a pugni, volevo essere io quel ragazzo con cui ridevi.
E mi sono sentito stupido, perché ti conosco appena e non posso pretendere niente, ma mi sa che mi piaci Aurora.
Anche se può sembrare assurdo, mi piaci» conclude Liam guardandomi negli occhi, prende il giubbotto, si alza e se ne va.
STAI LEGGENDO
Escape.
Teen FictionQuesta è la storia di Aurora Bianchi, diciottenne, in fuga dalla sua terra e il suo passato, in cerca di tranquillità. O almeno così spera.