Ventitreesimo capitolo.

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Al mio risveglio, mi trovo nella stanza di... Liam? Che ci faccio qui?

Mi alzo dal letto e lo vedo che esce dal bagno, già vestito e sistemato.

«Perché sto qua?» chiedo confusa.

«Ieri ti addormentasti in ospedale e ti ho portata qui per non dare fastidio ad Hope» dice, si avvicina e mi da un bacio leggero sul naso: la dolcezza.

«Andiamo all'ospedale?» chiedo a Liam una volta pronta.

«E le lezioni?»

«Salto oggi» non lo vedo convinto, «mi accompagni e poi vai a lezione, per favore» chiedo.

«Okay» cede alla fine.

Liam mi ha accompagnato in ospedale e se n'è andato subito dopo, è tardi per lui.

Vado nella stanza di Drew, è sveglio.

«Mi spieghi perché ce l'hanno con te?» dico incazzata, senza neanche salutarlo.

«Buon giorno anche a te» dice ironico.

Lo guardo malissimo.

«Okay, devo loro dei soldi, prima che tu mi chieda per cosa, per la droga. Aurora, sono spacciatori» chiarisce.

Questo lo sapevo già. Zayn spacciava anche prima. Ma perché Drew ha comprato della droga?

«Ma tu sei rincoglionito! Perché ti sei drogato?»

«Non urlare» dice «volevo solo provare» dice facendo spallucce.

«Sì e ora non hai i soldi per pagarla! Stavano per ucciderti, l'avrebbero fatto e lo sai. Io non voglio neanche pensarci guarda» dico, improvvisamente stanca.

«Tranquilla, sto bene, non è successo niente» dice tranquillamente.

«Drew, stavi morendo e io stavo per essere violentata e Dio sa cos'altro!»

Non mi risponde.

Dopo un po', dice:

«A proposito, perché eri venuta a casa?»

«Volevo parlarti» sbuffo «non credevo alla storia delle scale»

«A quanto pare mi conosci bene» dice, quasi sollevato, «ah, comunque, grazie»

«Per cosa?» chiedo confusa.

«Per avermi salvato la vita. Come hai detto tu, mi avrebbero ucciso se quel ragazzo... a proposito, vi conoscete?» chiede confuso.

«Sì, era il mio ragazzo in Italia, storia lunga»

«Perché stavi con uno spacciatore?» quasi urla, alterandosi.

«Ti sembra il momento di parlarne?» dico ironica.

«Ne riparliamo appena esco» afferma sicuro.

«Sì okay. Quando esci?» chiedo per cambiare argomento.

«Non lo so, ma sono sicuro che resto almeno per altri due giorni» dice cupo.

Abbiamo passato tutta la mattinata parlando, o meglio, ridendo, non facevamo altro.

Sono così contenta che stia bene, gli voglio un bene assurdo, non so cosa avrei fatto se l'avessero ucciso, non credo che avrei retto la sua assenza.

Penso proprio di dover parlare con Zayn, anche se non so dove e come cercarlo, non posso correre il rischio che Drew venga ucciso davvero.

Non credo mi farà del male, Zayn avrebbe potuto farlo la scorsa sera, eppure mi ha protetta.

È sempre stato un mistero, Zayn Malik.

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