Paolo aveva immerso le gambe nel fiume fino al ginocchio e stava rivolto verso l'altra sponda, dandomi le spalle. Il paesaggio era meraviglioso: c'era una distesa di erba e sassi sotto di noi e una verdissima al di là del rio. Il fiumiciattolo aveva scarsa portata, l'acqua era cristallina e riluceva come un diamante con i raggi del sole. Una piccola cascata scorreva alla nostra destra increspando l'acqua. Era il momento perfetto per annotare una frase sul mio blocco. Lo portavo sempre con me e non l'avevo mai mostrato a nessuno. Per scriverci sopra (e solo io potevo farlo) c'erano diverse regole che io stesso mi ero imposto e rispettavo meticolosamente. Ogni pagina aveva la stessa struttura: data, nome di chi ha pronunciato o pensato la frase, a chi era rivolta, frase vera e propria.
09/05/19
Paolo
Matteo
Chissà che brutto arrossire. Non puoi nascondere nulla.Sentii dei passi che si avvicinavano dietro la mia schiena, poi qualcuno mi sfilò di mano il blocco. Mi voltai di scatto e contemporaneamente mi alzai in piedi dal masso su cui ero seduto. Davanti a me stavano due figure: un ragazzo basso e corpulento con i capelli a spazzola corvini e un altro alto e mingherlino con capelli di un biondo slavato. Il primo sembrava essere il capo, dato che teneva lui in mano il mio taccuino. Paolo, avendo probabilmente udito dei passi, si voltò e restò immobile trattenendo il fiato alla vista dei due.
"Guarda fra" iniziò il barile "un diario con tutte le frasi carine. Ma cosa sei, una ragazzina? Mia sorella di dodici anni non ha una cosa così."
"Vedi di ridarmelo, ti do cinque secondi. Uno."
"Allora sì, conta, capito? Ridaglielo."
Il biondiccio sghignazzava.
"Due."
"Chissà quante frasi d'amore ci sono qui dentro."
"Tre."
"Guarda chi c'è" il barile diede di gomito al compare "Paolo è con te? Avete molte cose in comune."
"Quattro."
"È quasi arrivato al cinque. Sto tremando."
Finse di avere freddo, battendo i denti e strofinandosi le mani sulle braccia opposte, rannicchiato.
"Cinque."
Mollai una ginocchiata nella pancia a quello che teneva il mio blocco. Lui si piegò in due e me lo porse.
"Amico" parlava con fiato corto "calmati. Stavamo solo scherzando."
"Andatevene." risposi secco.
I due si girarono e sparirono nel bosco. Rilassai i muscoli e pulii il mio taccuino. Ci tenevo molto e non volevo che si rovinasse in alcun modo. Sapevo che dietro di me stava un Paolo con la faccia attonita, non potevo più nascondere l'esistenza del blocco. Mi voltai e lui abbassò lo sguardo.
"Erano Finn e Jacob" iniziò "due della squadra di calcio. Da dove è venuta tutte quella forza e freddezza? Mi stupisci, cinque minuti fa sembravi un povero ragazzo indifeso che arrossisce senza motivo."
"Se divento rosso una spiegazione c'è sempre." gli risposi "E comunque a scuola sono chiamato Leone, sono il più popolare, venerato da tutti. Il fatto che qui non mi sappia controllare non significa che in città è lo stesso."
"Mi stai dicendo che qui è diverso." si fermò un attimo "Ma cosa in particolare?"
Arrossii. Perché il motivo era lui, ma non potevo rivelarglielo. Abbassai lo sguardo per nascondermi e quando lo rialzai lui era ancora lì e aspettava una mia risposta.
"Lo dicono tutti che l'aria è diversa."
Ridemmo entrambi con nervosismo, mi diede l'impressione che questa risposta non lo soddisfacesse per niente. Tornò a sedersi sulla riva.
"Facciamo il bagno." disse ad un certo punto.
"Io non ho il costume." gli risposi.
"Significa che lo farai in mutande."
Inorridii.
"Scherzo. Ho un costume dentro alla sacca."
La aprii. All'interno tutto era in perfetto ordine, ma qualcosa catturò la mia attenzione: una matita. Forse era solo una dimenticanza. Presi il costume e vidi che erano degli slip. Mi voltai verso di lui. Si era alzato in piedi e aveva uno sguardo divertito.
"No, non puoi indossarlo con le mutande."
Vide la mia espressione interdetta.
"Dai su, quello che hai te ho io. Cambiato dietro ad un albero o qui, non mi interessa."
Avevo due opzioni: metterlo e fare il bagno o arrotolarmi i pantaloni e restare sulla riva. Paolo intanto si era tolto la maglia e i suoi addominali si erano di conseguenza prima allungati, poi contratti. La lanciò a terra voltandosi poco. Emanava calore. E luce. Come fosse lui una stella o il sole che lo illuminava.
"Ti godi lo spettacolo o ti cambi?" mi disse.
Per tutta risposta mi voltai, rosso, corsi nel bosco, e mi misi il costume. Tornai con passi felpati e mi avvicinai a lui lentamente. Poi con uno scatto lo spinsi in acqua, ma lui mi prese i polsi e mi lanciò nel fiumiciattolo senza cadere.
"Bandiera bianca" dissi risalendo in superficie "vengo in pace."
"Ce l'avevi quasi fatta." risposi "Anzi no, l'ho detto solo per essere gentile."
Iniziai a schizzarlo con l'acqua. Lui si riparava gli occhi con la mano e non sembrava infastidito.
"Time out." disse e scese in acqua.Ciao a tutti, grazie per chi è arrivato fino a qui. Vi lascio il mio account di instagram @unascrittricediwattpad. La prossima settimana pubblicherò un altro capitolo. Scusate per i possibili errori.
![](https://img.wattpad.com/cover/223426653-288-k431092.jpg)
STAI LEGGENDO
Lasciare la strada vecchia per la nuova
Teen FictionMatteo, un ragazzo di 17 anni, è costretto a trasferirsi a casa dell'amico di sua madre Marco. È deciso a cambiare vita, soprattutto dopo aver conosciuto suo figlio Paolo, un ragazzo bellissimo di 18 anni, con cui nascerà una bellissima amicizia, fa...