Parte 25

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Paolo era bellissimo. Come si fa ad essere così dannatamente attraenti al mattino con gli occhi assonnati e i capelli perfettamente spettinati?
"Mi avete svegliato."
La sua voce era roca. Meravigliosamente roca. Sembravo una dodicenne in preda all'euforia per aver visto Harry Styles degli One Direction. E non scherzo. La mascella toccava il pavimento da ormai dieci minuti, quando Paolo decise di metter fine alla mia agonia spostandosi. Non ebbi tempo di metabolizzare quello che stava succedendo finché non sentii il suo fiato caldo sul lobo dell'orecchio.
"Ti serve una doccia fredda."
Decisamente. L'acqua scaccia i pensieri e il freddo congela i sentimenti. E magari anche le mie guance che sapevo essere irrimediabilmente rosse ne avrebbero giovato. Ah, e forse i miei ormoni sarebbero morti di ipotermia; cosa molto difficile ma non impossibile. Rettifico: ero una dodicenne in preda a pene d'amore che appena aveva visto Harry Styles non solo aveva avuto un mancamento, ma subito dopo aveva desiderato di sposarlo. Okay, forse ho un po' esagerato, ma questa similitudine fa capire quanto fossi ridicolo e insensato. Decisi comunque di abbandonare l'idea della doccia fredda e andai a sedermi davanti alla new entry. In quel momento mi sarebbe servita una sessione di yoga e una di meditazione per ritrovare la calma interiore, ma, in mancanza di meglio, feci tre respiri profondi isolandomi per una manciata di secondi dal mondo esterno. Funzionava sempre. E infatti la colazione andò liscia con scambi di battute leggere. Ringraziai con uno sguardo Marco per non averci messi in situazioni imbarazzanti e lui per risposta mi fece l'occhiolino. Benissimo. Probabilmente aveva travisato tutto.
"Allora principessa, dopo ti porto a fare un giro su un cavallo bianco, ci stai?" chiese ad un certo punto Paolo rivolgendosi a me.
"Per fare la bell'addormentata nel bosco invece che nel letto?"
Marco scoppiò a ridere.
"Visto? Meglio di una soap opera. E ora datevi una mossa, poltroni." ci disse e se ne andò.
Tornai in camera a fare il letto dopo che Paolo aveva deciso di sparecchiare. Sul cuscino sgualcito trovai un biglietto piegato. Lo fissai con occhi sbarrati. Non di nuovo. Lo aprii lentamente col cuore che batteva all'impazzata.

Stanotte ti sei mosso tu.

Istintivamente risi. Ma cosa na sapeva lui di chi si era mosso? Voleva solo dare la colpa a qualcun altro. Stavo per lasciar cadere il foglio quando vidi un'altra scritta piccola cancellata. Mi misi controluce per leggerla.

Durante il sonno agisce il subconscio.
Lieto di piacergli.

Ora del decesso: 08:47
Decisi di far finta di niente ed evitare accuratamente il discorso. Di nuovo. Se l'avessi fatto, sarebbe stato come buttarsi nel vuoto senza paracadute sperando di non schiantarsi. Impossibile o quasi. Avevo talmente tanti pensieri in testa da non accorgermi che il mio corpo si stava muovendo per forza d'inerzia e, ormai vestito, scendeva al piano di sotto. Mi ritrovai davanti un Paolo sorridente che mi fece cenno di seguirlo con la mano. "Meraviglioso" pensai "l'ultima volta che mi ha detto di seguirlo sono svenuto a causa di un serpente." Mi accompagnò ad una stalla con quattro cavalli. E io che pensavo fosse uno scherzo quello della galoppata! Mi bloccai. Non che avessi paura di una cavalcata, ma io non ero pronto mentalmente. Sai, quando si deve fare qualcosa di nuovo e soprattutto non si ha intenzione di fare brutta figura, ci vuole una certa preparazione. Calma interiore. Grazie, Shifu.
"Non dirmi che svieni anche alla vista di un equino." disse Paolo con un sorrisino strafottente in volto mentre accarezzava il muso dell'animale. Se le sue parole avessero dovuto ferirmi, avevano proprio ottenuto l'effetto contrario.
"Non ti preoccupare" risposi sfrontato "ho cavalcato molte volte."
Iniziò a ridere e quando compresi il perché lo feci anch'io. Non potevo trovare parole peggiori. E Paolo me lo fece notare, complimentandosi poi con me. Che simpatico. Mi fece scegliere un cavallo. Li guardai. Mr interrogativo (avevo ribattezzato così il ragazzo che mi stava davanti perché non capivo minimamente i suoi comportamenti, pensieri, parole, opere o missioni) stava accarezzando un cavallo talmente bianco che la sua criniera riluceva. Alla sua destra e davanti si trovavano due cavalli dal manto marrone che differivano per il colore nero della chioma uno e una macchia bianca sul muso l'altro. Passai al quarto. La prima cosa che notai furono i suoi occhi. Mi ispirava tranquillità e allo stesso momento forza, dolcezza e decisione. Era lui. Avrei scelto proprio il cavallo nero che ora stavo fissando. E che sembrava fissarmi a sua volta.
"Lei è Naisha."
Trasalii. Quando si era avvicinato? E per quanto tempo avevo fissato quel cavallo?
"È la più veloce e testarda, ma se le piace il suo fantino diventa più mansueta di un agnellino."
"Il tuo?" gli chiesi, spinto dalla curiosità e dal momento.
"Riven. È stato il mio regalo di nascita. Siamo cresciuti insieme e abbiamo un legame speciale. Ci fidiamo l'uno dell'altro ciecamente. Ne parlo come fosse una persona, me ne rendo conto."
Lo guardò con occhi dolci poi lo baciò delicatamente. Era una visione meravigliosa.
"Una volta sono andato al fiume con lui. Mi sono steso sull'erba e mi sono addormentato, la notte l'avevo passata in bianco. Quando mi sono svegliato si era fatto buio. Svelto, sono salito in groppa a Riven, consapevole della gentaglia che gira di notte da queste parti, sperando di non incontrare nessuno. Ma la fortuna non era dalla mia parte già da tempo. Venni accerchiato da alcuni uomini che volevano rubare il mio cavallo. Erano dei celebri ladri della zona, che facevano parte di un giro di contrabbando di animali. Uno di loro mi sparò sul polpaccio e io caddi a terra dal dolore, poi un'altro afferrò la briglia di Riven, ma lui lo calciò talmente forte da farlo svenire sul colpo. Era il capobanda. Gli altri, spaventati, batterono in ritirata all'istante. Il mio coraggiosissimo amico si abbassò davanti a me per permettermi di salirgli in groppa e mi riportò a casa. Gli devo la vita."
Sorridemmo entrambi, persi uno nei dolci ricordi e l'altro negli straordinari racconti. Ci trovammo in sella ai nostri prescelti e partimmo. Sarebbe stata una giornata memorabile.

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