Sotto di esso, al posto della rete, c'era una sorta di grande contenitore con fogli, matite gomme e penne. Quaderni, cartelle, cartelline, scatole di tutti i colori e dimensioni con all'interno fogli scritti e non. Era tutto perfettamente organizzato e riposto con grande ordine e precisione, proprio questo mi colpì.
"Wow, che ordine."
"Sono un maniaco dell'ordine, se non è tutto perfettamente sistemato vado fuori di testa." rispose.
"Io invece sono un gran disordinato, anche se io lo definisco un ordine organizzato perché io so perfettamente dove ripongo gli oggetti. Mente disordinata, vita disordinata, stanza disordinata."
Mi avvicinai al quaderno più vicino e allungai la mano, ma Paolo mi prese il polso per fermarmi.
"Ancora no. Un giorno te le farò leggere. Sono tutte sullo stesso argomento e per ora preferisco tenerlo segreto. Ma prima o poi lo scoprirai e sarà allora che potrai vedere tutto quello che vorrai."
Ero un po' deluso per la sua risposta, speravo che qualcosa mi avrebbe mostrato. Ma allo stesso tempo ero anche felice perché mi aveva promesso di farmi leggere tutto, dovevo solo scoprire il grande segreto contenuto all'interno dei suoi componimenti.
"Sono poesie o storie?"
"Un po' e un po'. In alcuni periodi sono poeta, in altri un semplice scrittore. Cambiando discorso, è l'una e abbiamo lasciato le nostre cose, compreso il nostro pranzo, vicino al fiume. Tutto incustodito. O ci fidiamo del prossimo o abbiamo entrambi la memoria corta."
Il resto della giornata passò rapidamente perché il tempo scorre veloce quando si sta bene. Ridemmo, facemmo il bagno, chiacchierammo e di nuovo ridemmo, facemmo il bagno e chiacchierammo. Il sole stava scendendo e il cielo era rosso quando improvvisamente Paolo disse, come risvegliatosi da un torpore in cui era caduto.
"È tardi."
Non volevo fosse giunta la fine della giornata, speravo che la luce non scomparisse mai. In quel momento eravamo seduti sull'erba e stavamo entrambi guardando i riflessi arancioni nell'acqua. Fui io ad alzarmi per primo, anche se l'unico mio desiderio era quello di mettere radici per non dovermi spostare mai. Stavo escogitando un modo per prendere tempo, ma non volevo far capire a Paolo quanto ci tenessi a stare più tempo con lui.
"Bel posto, dovrei tornarci." dissi guardandomi intorno.
Wow, mi era uscita nel modo giusto questa frase.
"Ti perderesti nel bosco, non arriveresti mai qui senza una guida. O senza qualcuno che ti raccolga quando svieni per la visione di un serpentello."
"Mi rassegnerò al fatto che non potrò venirci mai da solo."
"E io mi rassegnerò al fatto che dovrò accompagnarti ogni volta che vorrai vederlo."
Nascondevo a fatica la mia felicità. Aveva funzionato! E la sua risposta cosa significava di preciso? Forse che voleva venire con me e passare un'altra giornata come questa? O forse voleva solo che non mi perdessi, proprio come aveva detto. In ogni modo avremmo passato tanto altro tempo insieme. Ci incamminammo, il silenzio era pesante e l'unico rumore era quello dei nostri passi. Mi ero accorto che teneva i suoi occhi sulla mia guancia, ma lui non sapeva di essere stato beccato. Dopo una manciata di minuti, mi decisi a dirglielo.
"Chi è che fissa ora?" gli chiesi senza guardarlo.
"Oh no, di solito non mi scoprono mai. Se devo essere sincero, stavo guardando la tristezza. La vedo sul tuo viso come fosse qualcosa di palpabile tanta è. Mi piace pensare che sia dovuta al fatto che stiamo tornando a casa dopo una giornata bellissima con una compagnia meravigliosa, cioè il sottoscritto. Ma se qualcosa della tua vecchia vita ti affligge, sono felice di ascoltarti e aiutarti a bruciarla affinché tu abbia qui un nuovo inizio, senza fantasmi del passato. Sai, è un'opportunità, perché sprecarla?"
"Sì sono triste. Volevo che il sole non tramontasse mai, che il giorno durasse per sempre. Volevo continuare a stare con te e non dover tornare mai a casa." pensai.
"E tu sai una cosa? Hai perfettamente ragione e seguirò il tuo consiglio. Ho due questioni in sospeso, o almeno ora me ne vengono in mente due. Hai voglia di sentire dei racconti che hanno un inizio ma non una fine?" dissi invece.
"Sono tutto orecchi." mi rispose. Era proprio quello che avrei voluto sentirmi dire.
"Avevo un amico. Abbiamo fatto elementari e medie insieme, eravamo molto legati. Abitavamo nello stesso palazzo ed eravamo come fratelli, non ci separavamo mai. Un giorno traslocò e non lo sentii più. Gli avevo detto di aspettare, che lo avrei chiamato e che ci saremmo rivisti. Lo conosco, so che sta aspettando ancora, perché lui ha molta fiducia e altrettanta pazienza e sicurezza. Dopo quattro anni forse è arrivato il momento di chiamarlo."
"Credo anch'io che sia giunto. Cosa mi dici sulla seconda questione?"
"Mi sono stufato della mia ragazza. In realtà credo di non esserne mai stato innamorato. Sai, io sono il più popolare e lei la più popolare a scuola, il codice vuole che stiamo insieme. Ma il codice vale là, non qua. So a cosa stai pensando, per quale motivo seguo una regola insensata e infondata. Semplice, ho costruito un'immagine fittizia di me dal momento in cui se n'è andato il mio migliore amico. Non volevo che nessuno oltre a lui mi conoscesse davvero. Le persone hanno delle aspettative su di me e l'io che ho creato non le delude mai."
"Quale te ho conosciuto? Il vero o il costruito?"
Non avevo dubbi sulla risposta.Hii! Ho appena scoperto come si fa il grassetto I'm happy. Secondo voi quale ha conosciuto? Il vero o il costruito? Fatemelo sapere nei commenti, alla prossima🌈
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Lasciare la strada vecchia per la nuova
Teen FictionMatteo, un ragazzo di 17 anni, è costretto a trasferirsi a casa dell'amico di sua madre Marco. È deciso a cambiare vita, soprattutto dopo aver conosciuto suo figlio Paolo, un ragazzo bellissimo di 18 anni, con cui nascerà una bellissima amicizia, fa...