Ricordavo come un giorno qualunque di poche settimane prima guardavo la stessa strada che stavo percorrendo in quel momento a bordo della Porsche grigia. Questa volta i miei si erano lavati le mani della faccenda e avevano lasciato che il nostro autista si occupasse del mio scarrozzamento. Ricordavo come un giorno qualunque si era trasformato in un nano secondo in un giorno unico, speciale, che non mi sarei mai dimenticato. Quel paesaggio che tempo prima mi pareva uguale a tanti altri, in quel preciso istante in cui questi pensieri fluivano veloci nella mia mente mi parve qualcosa di bellissimo e di estremamente importante. Come il piccolo principe aveva fatto con la volpe, io avevo addomesticato Paolo e tutto ciò che mi ricordava lui diventava automaticamente speciale. Anche solo una strada. Appena i miei pensieri cessarono, le note di Maracana mi rimbombarono nelle orecchie. Quella era la prova di come tutto intorno a te si azzera nel momento in cui ti perdi nei meandri della tua mente e di come di conseguenza ti estranei dal mondo che ti circonda. Alzai il volume del telefono attaccato tramite Bluetooth allo stereo dell'auto e iniziai a cantare. Avevo sempre amato farlo, ma non ho una bella voce. La natura aveva deciso di prendersi gioco di me donandomi una passione che non avrei mai potuto coltivare. Grazie tante, cara, ti voglio bene anch'io. Quella canzone di Emis Killa era una delle mie preferite. Ha lanciato un messaggio di uguaglianza e allo stesso tempo ha parlato della diversità utilizzando la sua arma, un'arma di pace: le parole, il testo di una canzone.
"Eccoci."
Eravamo davanti ad una casa di campagna bianca circondata da campi. Alberi da frutto a destra, vigneto a sinistra. E si sentivano versi di animali da ogni dove: galline, maiali, pecore, muc... ma già l'avevo descritto. Gli occhi mi luccicavano, ogni organo sembrava essersi spostato, il respiro e il cuore azzerati. Non volevo scendere dalla macchina tanto quanto lo volevo. Mi si appannarono gli occhi non appena sfiorai con la mano la maniglia e compii le azioni seguenti come fossi un automa. Aprii la portiera. Richiusi la portiera. Alzai lo sguardo. Camminai. Salutai Marco. Ignorai le domande di Marco. Varcai la soglia. Appoggiai le dita sul corrimano. Salii un gradino alla volta. Svoltai a destra. Camminai fino alla stanza di Paolo. Ripresi coscienza. Una fitta di rimorso mi invase lo stomaco, non appena mi resi conto di aver ignorato quasi del tutto Marco, che mi stava richiamando di sotto con veemenza e insulti vari. Dopotutto era pur sempre un campagnolo, poco importava quanto tempo avesse vissuto in città.
"Perdonami."
"So che mio figlio è importante, ma porca paletta, esisto! Dammi un abbraccio, non ti vedo da troppo. Mi ero abituato alla tua presenza in casa e te ne sei scappato, non farlo mai più, capito? Non immagini quanto tu mi sia mancato. Poi mi racconterete cosa c'è fra te e mio figlio. Un patto segreto di sangue? Lo scoprirò. Vi farò interviste separate con domande così specifiche e inaspettate che non potreste rispondermi uguale se non racconterete la pura verità. Ma ora va' che sto parlando troppo, Paolo è di sopra. Non gli ho detto niente del tuo arrivo e con la musica che ascolta sparata nelle orecchie non avrebbe sentito nemmeno un circo di elefanti volanti."
Risi. L'unica cosa sensata che potessi fare. Una risata sincera, di quelle che avevano udito solo poche persone. Quattro per l'esattezza. Le uniche in grado di farmi stare bene, di capirmi e sostenermi. Avevo un estremo bisogno di Dav, di qualcuno che conosceva tutto di me e avrebbe potuto districare i rovi in cui mi ero irrimediabilmente incastrato. Congedai Marco dicendogli che il viaggio era stato lungo e stancante e sarei andato a fare una passeggiata. In men che non si dica le mie gambe mi avevano portato sul primo sentiero in assoluto che avevamo percorso io e Paolo. Il nostro cervello immagazzina solo le informazioni che per lui sono importanti, questa era sicuramente una di quelle dato che mi ricordavo alla perfezione la strada. Anche questo era un indizio di come Paolo mi avesse stregato fin da subito. Anche io coglievo i dettagli per riuscire a capire me stesso e i miei sentimenti: è più facile capire gli altri piuttosto che noi stessi, infatti.Ero cullato dal fruscio delle fronde sopra la mia testa e dallo scroscio dell'acqua che bagnava i miei polpacci. Era fredda, ma piacevole. Era una bella sensazione. Mi sentivo tranquillo e i pensieri non mi assillavano. Ero partito con l'idea di telefonare a Dav una volta arrivato, ma non appena avevo visto il posto e rivissuto ogni istante guardandolo, allora e solo allora mi ero accorto di aver bisogno solo di tranquillità e di staccarmi per anche solo un attimo dalla realtà che mi circondava. Finalmente potevo stare bene, non avevo più i miei genitori intorno. Una coccinella rossa mi si appoggiò sulla mano destra e iniziò a camminarci lentamente. Incredibile come un insetto sia leggero, non tanto nel peso, ma proprio nelle sue movenze. La presi come un segno inviatomi dal Fato per mostrarmi che la mia vita stava per cambiare in meglio. Molti potrebbero dire che è assolutamente inutile credere a cose così futili e in un certo senso stupide, ma è come credere che esista Babbo Natale, la Befana o la fatina dei denti. Non è qualcosa di bello? Infantile, probabilmente sì, ma bello. Chiusi gli occhi e lasciai che gli ultimi raggi solari di un giugno non eccessivamente caldo mi illuminassero il viso. I miei muscoli si distesero completamente. Ero rinato, dopo molto tempo ero rinato. Era una sensazione di pace meravigliosa, mi sentivo in equilibrio con la natura, quasi parte di essa. Potevo dire di stare bene. Nell'ultimo periodo il mio benessere era dipeso dalle persone che mi circondavano, ma in quel momento ero solo. E il mio benessere dipendeva da me e me solo. Ma si sa, gli attimi di pace non durano mai troppo a lungo ed è facile spezzarli quanto è complicato poi ritrovarli.
"Sapevo che ti avrei trovato qui."
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Lasciare la strada vecchia per la nuova
Novela JuvenilMatteo, un ragazzo di 17 anni, è costretto a trasferirsi a casa dell'amico di sua madre Marco. È deciso a cambiare vita, soprattutto dopo aver conosciuto suo figlio Paolo, un ragazzo bellissimo di 18 anni, con cui nascerà una bellissima amicizia, fa...