Mi sedetti sul letto, dove vedevo perfettamente Paolo muoversi nel bagno e cambiarsi. Quegli addominali scolpiti, che invidia. Lo guardavo nel riflesso dello specchio da un po' quando alzò la testa e vide che lo fissavo. Un sorrisino si fece strada sul suo volto all'istante, poi scosse i riccioli e distolse lo sguardo. "No" pensai "così lo farò insospettire, devo fingere indifferenza. Quindi ora sbatterò due volte gli occhi come se mi fossi incantato, poi non alzerò più lo sguardo." E in effetti mantenni fede alla mia silenziosa promessa per qualche minuto, ma poi lo guardai di nuovo. E lui mi stava fissando. Mi colse in fallo. Sorrise compiaciuto di nuovo. Si stava prendendo gioco di me o la cosa gli faceva davvero piacere? Quel sorriso mi aveva completamente stregato dal primo momento in cui lo avevo visto nella sua camera mentre suonava la chitarra. Il colpo di fulmine se avviene vale per entrambi, no? In Hotel Transylvania lo zing funziona così e forse era successo anche tra noi. Da parte mia sicuramente. Dalla sua, a quanto dimostrava, no. Uscì dal bagno e interruppe i miei pensieri.
"So di essere molto bello" disse "quindi ti do il permesso di fissarmi quanto vuoi, ma la prossima volta impegnati di più a non farti scoprire, se vuoi ti do qualche lezione."
"Qualche lezione? Io mi sono accorto subito che tu mi guardavi dallo specchio del bagno. E quando tornavamo a casa dal fiume."
"Per la cronaca, non l'avresti notato se non fosse stato che anche tu intendevi spiarmi usando il mio stesso metodo."
"Sì volevo guardarti, anzi ammirarti, perché sei meraviglioso, un sogno. Ne ho visti tantissimi di ragazzi belli, ma mai come te: tu hai qualcosa di davvero speciale, o forse è solo una mia impressione data dal fatto che mi sono perdutamente innamorato di te nonostante ti abbia conosciuto solo ieri e abbia passato con te meno di ventiquattr'ore." lo pensai, ma non lo dissi. Nascondere i miei sentimenti era la cosa migliore finché non fossi stato sicuro dei suoi.
"Insegnami pure domani." risposi invece e me ne andai. No, non avrei voluto farlo. Ma non potevo sembrare appiccicoso, né fargli capire qualcosa che non avrebbe dovuto capire finché non lo avessi voluto io. Ma era difficile tenere nascosti tutti i miei sentimenti, diventavano sempre più forti e numerosi.Il vecchio me usava il cellulare spesso per scrivere ai miei amici, flirtare con le tipe e magari mettere loro qualche like tattico su Instagram. Ma il nuovo me aveva deciso di ignorare quelli che non voleva più frequentare, cioè tutti. Cercai il numero di David, il mio amico d'infanzia. C'era, salvato nome e cognome, segno che tra di noi non scorreva buon sangue. Quando si memorizza qualcuno in quel modo significa che tra i due qualcosa non va. E quando invece si cambia il nome in rubrica o finisce qualcosa o inizia. Sono assiomi. Decisi di chiamarlo come piaceva a lui: Di. Gli scrissi un messaggio:
"Sono Matteo. È passato molto tempo, ma ti avevo promesso che ti avrei chiamato e sono sicuro di voler onorare le mie parole. Ho condotto per molto tempo una vita che non sentivo mia, quindi ho deciso di cambiarla: nella nuova ti voglio al mio fianco. Quindi dimmi quando posso telefonarti."
Dopo averlo inviato, mi affacciai alla finestra come il primo giorno. Le stelle sembravano più luminose e i campi più belli. Anche Paolo le stava guardando affacciato alla finestra come me. Buttai l'occhio. Non mi aveva visto. Dai suoi capelli ricci cadevano goccioline sulla fronte, sul petto e sulla schiena. Ogni volta che respirava si allargava e si riduceva la gabbia toracica. Era bellissimo anche quando semplicemente viveva. Rientrai dopo di lui e decisi di scrivere davvero una frase sul block notes, se avesse avuto memoria e non l'avesse vista si sarebbe insospettito. Non sapevo cosa sarebbe successo il giorno seguente."Ciao, nonna." le dissi, entrando a casa sua.
"Ciao amore. Ho preparato il tuo dolce preferito: frittelle alle mele."
"Ma non è carnevale."
"È festa ogni giorno quando una persona è felice."
"E tu sei felice, nonna?"
"Sì, tesoro, quando sono con le persone che amo sono felice. E io ti voglio tanto tanto bene."
"Quanto?"
"Sai quanto è grande l'universo?"
"Tanto."
"Ecco, io ti amo un po' di più, nipotino mio. Quindi quando sei con me sono felicissima."
"E per questo mi hai fatto le frittelle."
"Esatto, amore. Bisogna sempre dimostrare l'affetto che si sente per le persone, ricordatelo."
Toc toc. Mi premetti il cuscino sulla testa. Toc toc. Mugolai.
"Sveglia dormiglione, sono le dieci."
Biascicai qualcosa. Volevo tornare nel sogno, ma ormai era svanito.
"Entra pure." dissi.
La porta si aprì ed entrò Paolo senza maglia. Una bella visione, devo dire, fece iniziare la giornata nel verso giusto. Ma non ero lucido e non me la godetti per niente. Stavo cercando in tutti i modi di ritornare in me per non fare un'altra figura come quella del giorno prima. Più facile a dirsi che a farsi, Matteo.
"Che caldo oggi, splende il sole come non ha mai?"
Guardò la mia faccia stanca.
"Va bene, va bene, bradipo, cosa sognavi? Credo di avere interrotto qualcosa di bello e se è così mi sento ufficialmente in colpa."
"Dovresti."
"Su col morale e raccontami tutto."
"Cosa?"
"Dimenticavo che hai bisogno di tempo per capire chi sei la mattina."
"Che ore sono?"
"Le dieci."
"Siediti qui."
Battei la mano sul letto proprio affianco a me. Lui lo fece. Sfilai il cuscino da sotto la mia testa e glielo lanciai.
"Siamo scontrosi la mattina." disse "Io invece sono molto ma molto allegro, si nota? Ho una notizia meravigliosa per te, ma te la dirò solo a colazione."
Notizia? Che notizia? Una notizia. Amo le notizie. E sono impaziente e curioso.Hi gaizzz, secondo voi di che notizia si tratta? A Paolo piacerà Matteo? Li vedete più come una coppia o come semplici amici?
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Lasciare la strada vecchia per la nuova
Ficção AdolescenteMatteo, un ragazzo di 17 anni, è costretto a trasferirsi a casa dell'amico di sua madre Marco. È deciso a cambiare vita, soprattutto dopo aver conosciuto suo figlio Paolo, un ragazzo bellissimo di 18 anni, con cui nascerà una bellissima amicizia, fa...