Responsabilità

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Never been so defenceless
You just keep on building up your fences
But I’ve never been so defenceless.


Lo stavo facendo di nuovo, ero piuttosto sicuro che i ragazzi e lʼagenzia mi avrebbero ammazzato.

Fratè, quanto pensi che possa durare questa storia? Va avanti da mesi, e la gente lʼha capito che sei tu. Non puoi continuare a fare finta di niente.”

Mi aveva detto Gian qualche giorno prima.

No, sbagliato.
Lʼunica cosa che non potevo proprio fare era rinunciarci.

Quello che stavamo combinando sui social mi piaceva, per carità, mandavo avanti quella carriera da solo da anni e farlo insieme ai miei migliori amici era ancora meglio, però io non ero solo una web star.

Disegnare faceva parte di me da quando ne avevo memoria, ma il mio pubblico non era mai sembrato particolarmente interessato a quel lato della mia personalità.

Sapevo che la maggior parte dei followers li avevo guadagnati grazie al mio bel faccino, e forse anche un poʼ per via di un senso dellʼumorismo decisamente particolare.

Avevo parlato un poʼ di quella mia passione, ma con scarsi feedback, perciò, fanculo.

Un giorno mi ero alzando dicendomi “da ora faccio a modo mio.”

Mi ero comprato vernici, pennelli, bombolette, e avevo deciso di trasmettere il mio talento agli altri in un modo diverso, nuovo.

Il risultato non era cambiato poi molto, perché non modificare il nome dʼarte, ma ridurlo semplicemente a Sigh anziché SighTanc diciamo che aveva lasciato poco spazio al mistero, perciò non era passato molto e tutti avevano inziato ad intuire che si trattava di me, continuando ad esaltare prevalentemente il mio personaggio, più che i disegni, ma forse un poʼ me lʼaspettavo.

Comunque, la cosa non mi aveva demoralizzato, perché seppur le fan prestassero attenzione prevalentemente alla firma, ero sicuro che qualcun altro, chiunque altro, passeggiando per strada, li avrebbe pur visti, e a me bastava questo.

Sapere che lʼarte, la mia arte, sarebbe stata anche solo guardata di sfuggita da più persone possibile, seppur sconosciute.

Lo facevo prevalentemente di notte, così da evitare di essere visto, e questo spiegava le mie occhiaie lunghe fino alle ginocchia e i miei orari sballati degli ultimi periodi. Ma mi piaceva, e quando qualcosa ti piace così tanto la stanchezza ti sembra quasi di non percepirla affatto.

Sentii squillare il telefono, e già sapevo da chi proveniva la chiamata, nonostante lʼavessi pregato decine di volte di evitare.
Sbuffai, recuperai il cellulare con le mani sporche e risposi, senza nemmeno leggere il nome che lampeggiava sullo schermo.

“Che c'è? Non ci riesci proprio a capire che devi lasciarmi in pace, un giorno mi cadrà il cellulare nella vernice e sarà colpa tua.”

Tanche, ma sei fottutamente impazzito? Sono quasi le tre del mattino e di te neanche lʼombra, per non parlare del fatto che domani abbiamo lʼintervista alla radio.” In fondo era dolce a preoccuparsi per me, ma comunque non glielʼavrei detto neanche morto.  “Te nʼeri dimenticato, scommetto. La solita testa di cazzo.”

“Okay, Lè, me nʼero dimenticato.” Ammisi, colpevole.
“Comunque ho quasi finito, ritocco due cose e-”

Non ritocchi un bel niente, torna a casa o vengo a prenderti. È tardi, basta.

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