TANCREDI
“Siediti.” Lele tentò di portarmi verso uno sgabello che si trovava lì in bagno, ma io scossi la testa, in preda un’ansia che mi stava divorando lo stomaco dall’interno.
Chi aveva il mio cellulare?
Giulia?
Cosa ci stava facendo?“Tanche, Mi vuoi ascoltare? Siediti e respira, poi mi racc-“ Fu interrotto da un conato di Diego, mentre io mi asciugavo il sudore dalla fronte con il dorso della mano. “Dicevo, tranquillizzati e raccontami per bene, che significa che ti ha baciato?”
Riuscì davvero a farmi mettere seduto, nonostante non ne avessi la minima intenzione, presi una lunga boccata d’aria, dopodiché, lo guardai negli occhi.
“Mi ha chiesto di ballare. Non volevo, però, insisteva ed era ubriaca perciò… abbiamo fatto un mezzo lento, niente di che, solo che alla fine quando stavo per staccarmi mi ha preso e mi ha baciato.
Le, ti giuro, non volevo. Mi è tipo saltata addosso e mi sono spostato, giuro, giuro. Io non ci sarei mai stato, non ora.” Continuai a ripetere, come per fare in modo che mi credesse. Ma lui mi credeva già.“Ei, lo so.” Mi tranquillizzò infatti. “Lo so. E il cellulare?”
“Non ne ho idea, io…” Non riuscivo a pensare lucidamente, c’era solo un grande caos nel mio cervello. “Ce l’ha lei, per forza. Chissà che cazzo ne starà facendo, devo riprenderlo, stiamo perdendo tempo!”
“D’accordo, andrai a recuperarlo, ma prima ti devi calmare, te lo chiedo per piacere.” Proseguì il mio amico, per niente abituato a vedermi in quelle condizioni. “Non posso lasciarti andare di là messo così. Tranquillizzati, sistemiamo tutto.”
Ci provai, cercando di lasciar fluire i miei pensieri in maniera più razionale.
Non aveva niente contro di me, il bacio era durato un secondo, forse meno, ed era chiaro a tutti che io mi fossi scansato.Continuai a fissare Lele, mentre la mia tachicardia diminuiva. “Me lo prometti?”
Lui sorrise, probabilmente diverito e intenerito da quel mio atteggiamento così insolito. “Te lo prometto. Ora riprenditi il cellulare.”
Uscii da lì, strizzando gli occhi per trovarla tra la folla, non doveva essere poi così difficile, essendo l’unica che indossava un vestito lungo e piuttosto importante.
Ma non c’era.
Pensai alla divisione delle camere, ricordandomi che lei alloggiava nella stanza parallela a quella di Diego e Gian, perciò provai a dirigermi da quella parte.
Mi reputavo un gentiluomo? Certo.
Bussai? Certo che no.Fanculo, dovevo risolvere quella situazione e basta, non m’importava del resto.
“Amo, credo abbia riattaccato. Che stronza!”
Mi mancò la terra sotto ai piedi.
Giulia teneva, ovviamente, il mio cellulare tra le mani, e se lo era appena staccato dell’orecchio, come se avesse telefonato a qualcuno, ma io mi rifiutai perfino di pensarci.
Non poteva essere arrivata a tanto, per quanto la sua cotta potesse averla mandata fuori di testa, noi eravamo amici, teneva a me e non mi avrebbe fatto del male in quel modo, vero?
C’era Anna lì con lei, che se la rideva a crepapelle, ma smise non appena notò me.
“Guarda chi c’è” Schiamazzò, facendo voltare anche Giulia. “Il fidanzato perfetto.”
“Quello è mio” Indicai il telefono, cercando di trattenermi dal mangiare la testa ad entrambe. “Lo voglio indietro, questo scherzo del cazzo non fa ridere.”
STAI LEGGENDO
Defenceless
FanfictionSe un giorno qualcuno mi avesse chiesto di dare la mia prima impressione su di lei, avrei probabilmente risposto "sfacciata." Non che io non lo fossi anche di più, ma cʼera qualcosa in lei in grado di catturare subito, come una specie di calamita, e...