Barriere

1.1K 87 22
                                    

"Forse sto bene solo quando stiamo insieme, io e te
Superare le barriere lontani da quelle iene
Lontani dalle sirene
Tu sei unica che mi fa stare bene"


"Non voglio proprio che tu mi stia attorno.
Cosa ci fai qui? Devi disegnare? E perché sei vestito in quel mondo, cazzo, ma che scherzo è mai questo."

Aveva i soliti occhioni, nei quali mi era sempre sembrato di vedere il Mondo intero, che percorrevano la mia figura da capo a piedi come impazziti.

Non capivo se fosse perché le ero mancato, o a causa della felpa.

"Tu cosa pensi?" Le domandai infatti, cercando di comprendere cosa le stesse passando per la testa.

"Anche a Giulia piace il viola? Per lei lo indossi?"
Mi leccai le labbra, tentando di non sorridere per via di quella situazione.

Non saremmo mai stati normali, mai.

"Se mi avessi risposto al telefono sapresti che non mi fotte un cazzo di Giulia." Risposi, inclinando il capo per guardarla meglio.

Ero felice.
Perché seppur fosse arrabbiata, era lì di fronte a me, e mi bastava, non aveva neanche la minima idea di quanto mi fosse mancata.

"Io credo invece che lei lo abbia proprio fottuto, il tuo cazzo." Esclamò, voltandosi dall'altra parte, come una bambina.

L'atteggiamento, quella battuta orribile e perfino la sua postura in quel momento, erano tremendamente infantili e mi sforzi realmente per non scoppiare a riderle in faccia, ma se ne accorse.

"Mi spieghi cosa cʼè di così divertente?"

"Questa situazione. È ridicola, e per di più tu fai delle battute di merda. Il mio cazzo non ha fottuto proprio nessuno, va bene?" Il mio orgoglio e la mia voglia di mettere in chiaro le cose uscirono fuori senza che potessi trattenerle, in un tono più duro di quanto non volessi. "Mi si è buttata addosso perché era ubriaca e ha unʼevidente cotta per me, ma io mi sono spostato, fine della storia."

La vidi vacillare, mentre riportava finalmente lo sguardo su di me.
Disse di non credermi, ma la sua faccia raccontava un'altra storia.

Sapevo che c'era speranza.

"L'ho fatto. Guardami, ti fidi di me? Mi sono spostato. E non ero qui per disegnare, ma solamente per guardare il nostro astronauta. E ho passato queste giornate su duemila siti di abbigliamento diversi a comprare capi di ogni tonalità di viola esistente."

Confessai, cercando di far cadere le barriere.

Doveva sapere, sapere tutto, sapere quanto mi aveva fatto stare male la consapevolezza di averla persa.

Sapere che non avevo fatto altro se non cercare di colmare quella mancanza che sentivo costantemente, disegnando a tutte le ore per cercare di riempire quegli spazi bianchi e vuoti come me, o facendo quello shopping tutto viola, nel tentativo disperato di sentirla più vicina a me.

"Non avresti dovuto, ti sta male."

Sentii ogni muscolo rilassarsi, e il peso sul petto dissolversi.

Defenceless Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora