Nientʼaltro

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“E cʼè una parte di te che è una parte di me
Che non andrà via in un attimo”

“Luce?”

“Cosa?”

“Dillo di nuovo.”

“Ancora? Sono ore che-”

“Per favore, l’ultima volta.”


Qualche ora prima

“Se in quel posto si mangia male giuro che ti ammazzo.”

“Ci sono stato qualche settimana fa, ti dico che è ottimo.” Sbuffò Gianmarco, fulminandomi con lo sguardo. “E comunque non avresti avuto altra scelta, è tutto pieno ormai a quest’ora.”

“Lo spero.” Mi allacciai l’ultimo bottone della camicia, prima di iniziare a fare duecento piroette davanti allo specchio in modo tale da riuscire a vedermi da qualsiasi angolazione. “Era figa quellʼidea che hai avuto lʼaltro giorno con Marta, fare un collage con le foto. Ma noi non ne abbiamo abbastanza.”

“Solo perché vi conoscete da meno tempo.”

Ero tutto vestito di nero, con un paio di sneakers bianche ai piedi per staccare, e i capelli stranamente se ne stavano fermi al loro posto.

Sembravo accettabile.

O almeno, fin quando non notai attraverso il riflesso dello specchio il braccio di Diego, proprio dietro di me, sdraiato accanto a Gian.
Muscoloso e fottutamente enorme.

“Vaffanculo.” Sbottai, spostandomi da lì e prendendo una sigaretta. “Perché devo essere un cazzo di grissino? Qualcuno di voi me lo spiega?” Continuai a frignare, vagando per la stanza alla ricerca del mio accendino.

“Sei così strano ultimamente, bro.” Parlò Diego, guardandomi confuso. “Da quando te ne frega qualcosa di avere i muscoli?”

“Non è per i muscoli.” Rispose Lele, sulla soglia della porta di camera mia. “È solo nervoso, lo sapete che queste uscite galanti non fanno per lui, lasciatelo stare. Cerchi questo, sì?”

Annuii, prendendo l’oggetto dal mio desiderio dalle sue piccole mani, per poi farlo scattare e iniziare ad aspirare. “Come sto?” Chiesi, tra una boccata e l’altra, e il biondino mi sorrise.

“Benissimo.”

“Anche se non ho i muscoli?”

“Be’, ma che fine ha fatto il mio Tanche presuntuoso?” Mi chiese, alzando un sopracciglio.

“Stasera è diverso. Vorrei che fosse tutto perfetto, perché non ho mai fatto niente del genere.” Spiegai, afferrando il posa cenere per evitare di sporcare ovunque. “E il mio corpo è fantastico, ma non perfetto.”

“Il tuo corpo le piace così com’è.” Disse Lele, stringendomi per una spalla. “Così come il resto. Perciò, piantala di fare il paranoico, caccia i coglioni e dille ciò che le devi dire.”


Lei, ovviamente, si era tenuta sul classico, non avendo idea di cosa dovessimo fare.

Comunque, anche nel suo semplice vestitino nero era così… bella.

Non riuscivo a trovare un altro aggettivo per descriverla e probabilmente risultavo monotono perfino nei confronti del mio stesso cervello.

Scesi dal taxy, le aprii la portiera mentre sbuffava come di suo solito, e le sorrisi.

Perché ero fiero di me, fiero dello sforzo che stavo facendo.

Notai il tassista guardare un po’ troppo insistentemente nello specchietto, e andai istintivamente a portare una mano sulla coscia scoperta della mia ragazza, che si voltò stranita.

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