Con fatica

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Ero ancora un poʼ arrabbiato.
Mi aveva infastidito che avesse cucinato la cena insieme a Lele senza calcolarmi minimamente, e che a tavola non avesse assecondato il mio broncio, ignorandomi bellamente nonostante stessi facendo il gioco del silenzio di proposito per attirare lʼattenzione. Lʼavevo fatta rimanere perché passasse del tempo con me, non con loro.

Mi ero tranquillizzato leggermente quando mi aveva seguito in bagno senza che glielo chiedessi, per poi usare finalmente il famoso spazzolino fucsia, e anche vederla indossare la mia felpa aveva aiutato a distendermi i nervi.

Poi, si era stesa accanto a me, ed io le avevo stampato un piccolo bacetto sullʼangolo della bocca, per iniziare a tastare il territorio.
Luce non si era mossa, anzi, forse solo leggermente per avvicinarsi ulteriormente a me, e lo avevo interpretato come un buon segno.

Comunque, volevo continuare a raccontarmi di essere ancora arrabbiato, nonostante quel contatto, seppur fosse stato leggero, mi avesse fatto venire la pelle dʼoca.

"Secondo me sei geloso." Mi aveva detto, poco prima.

Non ero geloso.
Solo... perché doveva dare agli altri tutta quellʼimportnaza? Non le bastavo?
Era praticamente impossibile che non le bastassi, no?
Dopotutto, stava dormendo abbracciata a me.
Forse non avevo motivo per farmi tutti quei viaggi mentali.
Le sfiorai una guancia con la punta dellʼindice, sorridendo, era veramente minuscola, nonostante si divertisse a prendere in giro me.

"Dormi bene, scricciolo. A domani."

Non ero più abituato ad avere quel tipo di risveglio da un poʼ, infatti non realizzai subito la situazione.

Sentivo solo quel rumore orrendo, un bzz bzz tanto fastidioso quanto uno sciame di api.
Se lʼinferno avesse avuto un suono sarebbe decisamente stato quello.
Il punto era: io non mettevo mai la sveglia.

Ecco come mi ricordai di essermi addormentato con Luce. Mi accorsi che i nostri corpi erano letteralmente aggrovigliati come un matassa di fili attorno ad un gomitolo, e la cosa mi piaceva.

"Lù, per favore, mi sta trapanando il cazzo."

"Mh?" Grugnì, infastidita. Come poteva non sentirla?

"La sveglia, ti prego, spegni quella vibrazione."

Allungò un braccio, facendo finalmente finire quellʼincubo.

"Ma che ore sono?" Le chiesi, senza accennare a muovere un solo muscolo.

"Avevo messo la sveglia alle nove e mezza.."

"Mh" Non cʼera verso che la lasciassi scappare via subito, così la strinsi maggiormente al fine del farglielo capire. "Ci dobbiamo alzare subito?"

"Devo essere in radio alle undici."

"Allora no." Decisi, per poi iniziare ad accarezzarle nuovamente le guance, come la sera precedente.
Mi rilassava, aveva la pelle liscia, e inoltre mi dava lʼidea di un contatto intimo e... dolce.
Forse quando ero a letto mi piacevano le coccole, solo un poʼ.

Comunque, quella quiete non durò molto, perché il nostro rapporto era fatto di altro.
Infatti, riuscimmo a trovare il modo di discutere esattamente dieci secondo dopo.

"Tu non devi alzarti per forza, cazzone. Sono io quella che deve uscire." Mi disse, a moʼ di provocazione, ma io non lʼavrei mai accontentata.

"Se lʼobiettivo è farmi ammettere che non voglio che sia tu ad alzarti, sappi che non ci riuscirai." Risposi, infatti, facendola sbuffare.

"Sei il solito. Mi stai proprio sul cazzo."

"Ah sì? Continui a ripeterlo, ma a me sembra invece di piacerti parecchio."

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