Capitolo 6.

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POV: MARESCIALLO FERRARO.

Quattro anni fa mi arrivò il trasferimento per un paesino della Calabria precisamente sulla costa dello ionio.

Originario di questo posto ma nato e cresciuto a Napoli; ho sempre sognato di diventare un carabiniere fin da piccolo, l'ho sempre visto come un lavoro da eroi ed ero pronto a qualsiasi rischio, per me non è solo un lavoro bensì una passione.

Dopo la scuola iniziai da subito i corsi da allievo maresciallo e dopo tre anni finalmente indossai la divisa tanto temuta. Iniziai a lavorare nella mia città natale e dopo un paio di mesi ricevetti il trasferimento per la Calabria.

Ho 26 anni; mi ritengo una persona sicura di sé, senza paura, pronto a tutto.
So autocontrollarmi in qualsiasi situazione soprattutto con il lavoro quando, ad esempio, ho davanti quelle persone prepotenti senza un minimo di professionalità e maturità pronti a scagliarsi contro urlandomi in faccia "sbirro di ..." ma non ci dó peso anche perché solo io so quanto ho passato e lottato per questa divisa, i sacrifici e soprattutto i miei genitori sempre opposti a questo lavoro per paura.

Sono solo parole inutili per me e quindi li lascio volare al vento perché di queste persone ne avrò a che fare per tutta la mia carriera; l'autocontrollo e la professionalità fanno parte di me ma a lavoro servono molto.

Non ho mai pensato di trovarmi una ragazza nei paesi in cui avrei fatto servizio, era l'ultimo dei miei pensieri. Vado lì per lavorare non per ragazze; sono un ragazzo serio, quando inizio una relazione la porto a lungo e la distanza non fa per me quindi è meglio evitare. Ho avuto solo due ragazze fino ad adesso: la prima era il tipico amore adolescenziale, la mia prima fidanzata ma ci lasciammo entrambi nello stesso momento per esserci stancati l'uno dall'altra.

La cosa era reciproca quindi non soffrimmo molto alla rottura.
La seconda invece, l'ho incontrata a lavoro e per mia disgrazia lavora ancora adesso con me. La nostra relazione è durata 3 anni ma l'ho lasciata io perché l'ho sorpresa a farmi le corna con un mio collega mentre facevo servizio a Napoli e dopo essermi messo l'anima in pace ecco che, come arrivai in Calabria, me la ritrovai davanti come non fosse successo nulla, dicendo:"felice di lavorare di nuovo con me?".

Aveva cercato di farsi perdonare e di provare a ricominciare tutto da capo ma non gliel'ho mai concesso anche perché per lei non provavo più nulla se non un senso di disgusto quindi misi le cose in chiaro dicendole che tra noi c'era solo e non più che il lavoro.

...

È da quattro anni che faccio servizio in questo paese, conosco quasi tutti i cittadini, sono brave persone e non succede mai nulla di grave.

Una sera, dopo aver finito il turno, venni insisto dal mio amico brigadiere Carlo di 24 anni, di andare ad una festa in spiaggia essendo che, secondo lui, pensavo troppo al lavoro e non pensavo mai a me e al divertimento. Così, dopo vari tentativi, accettai.

Ed ecco che, mentre mi godevo la spensieratezza di quella festa, mi scontrai con una ragazza, un pó bassina, dai lunghi capelli neri e occhi castani chiaro con alcune sfumature di verde, un pó spaesata, così pensai che magari fosse solo una turista.

I suoi occhi mi accecarono da subito, non avevo mai visto una creatura del genere. Non sapevo neppure il nome ma la curiosità di sapere chi fosse crebbe sempre più ma in un attimo di tempo, a causa di una rissa, ci staccammo e non la vidi più per le prossime settimane.

Non sapevo come cercarla, mi aveva colpito come non l'aveva mai fatto nessun'altra. Il suo essere sbadata, ma soprattutto i suoi occhi e quel suo sguardo, mi fecero perdere il controllo che mai nessuno è stato in grado di gestirlo.
Pensai solamente ad una cosa:
dev'essere mia, i suoi occhi mi appartengono.

...

La rividi solo una sera, d'improvviso, con il capo abbassato, da sola. Ero in divisa pronto per entrare in azione per l'accaduto al lido ma sentii che niente e nessuno mi avrebbe fatto perdere quell'occasione di farmi notare da lei, così le diedi una spallata ed ecco che i nostri occhi si incrociarono nuovamente.

Non so cosa pensa o prova per me, magari non si è mai resa conto della mia esistenza ma lei per me è tanto, troppo.
Quando poi me la ritrovai davanti a me, nel mio ufficio, vestita da cameriera, con i capelli un pó spettinati, persi nuovamente il controllo.

Non ero più il maresciallo Ferraro tutto d'un pezzo, senza emozioni bensì il contrario. So che ai suoi occhi ero immobilizzato, spero non ci abbia fatto tanto caso ma non riuscì a fare a meno di ammirare la sua bellezza.
Volevo sapere di lei, così, notando che lavorava al lido, non persi tempo a farle domande prendendo la scusa delle indagini quando in realtà... Le facevo solo per lei!

Ma ecco che come un colpo, mentre la osservavo, mi venne in mente qualcosa che mai avrei voluto pensare... il trasferimento.

Purtroppo i miei quattro anni di servizio in questo paese stanno per terminare, a fine estate dovrei trasferirmi nuovamente a Napoli. Non voglio farla illudere, soffrire,... innamorare, prima che poi sarebbe troppo tardi per tornare indietro.

Quindi, con molto dispiacere e malincuore, cercai di farle capire tramite una domanda, che non ho mai fatto caso a lei.
E solo in quel momento sperai che lei non si fosse mai accorta di me ma qualcosa mi fece cambiare il mio pensiero e quel qualcosa è stata la sua risposta infastidita.

Pensai che forse avevo esagerato per le troppe domande o che forse veramente si era resa conto di me. Da una parte lo speravo più di ogni altra cosa, d'altronde è ciò che ho sempre desiderato ma dall'altra no...

Così, l'unico rimedio era quello di scusarmi ma dopo averlo fatto e dopo le sue scuse, scappò via dall'ufficio.
Non capii più nulla per un paio di minuti, avevo perso la concezione del tempo, non ero in terra, mi chiedevo continuamente se avessi fatto bene o no, se il mio comportamento era giusto o no, se lei provasse qualcosa per me o no.

Non mi resi conto di avere nel mio ufficio Anna, la mia ex, ebbene sì, la ragazza che mi fece le corna con il mio collega era lei.
Credo avesse notato il mio sguardo su quella cameriera e me lo confermò tale frase:
"Non dirmi che era quella povera cameriera la ragazza misteriosa che vive nei tuoi pensieri da giorni..."

Conoscevo Anna, sapevo che prima o poi avrebbe notato la mia distrazione, mi conosceva fin troppo bene ormai.
Non le diedi la spiegazioni perché per me era solo una collega di lavoro, non meritava le mie giustificazioni. Così risposi:

-"Stiamo parlando di lavoro Anna? No, allora invece di intrometterti nella mia vita privata, siediti e fammi vedere questi documenti."-

Ero abbastanza nervoso dalla sua domanda, dalla risposta di Miriam, dal trasferimento completamente dimenticato e dalle mie domande che non facevano altro che minacciare dentro la mia testa per tutta la giornata.

...

Cosa devo fare? Come farò con il trasferimento? Come farò con il lavoro? Come farò con la distanza quella a cui non ho mai creduto?

Devo lasciarla perdere o dev'essere mia?
...

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