Capitolo 21.

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POV: MIRIAM

Ho ancora fissa l'immagine di Andrea dentro questo ufficio e la voglia di aprire questa lettera che tengo stretta tra una mia mano, stroppicciandola piu' di quanto gia' lo fosse, si fa sempre piu' grande anche se la paura si fa spazio pian piano dentro me. Paura di quello che potrebbe esserci all'interno. Ma non passo' molto tempo quando mi decisi di aprirla. Inutile negare il fatto che mani e gambe mi tremavano come una molla e il cuore batteva all'impazzata, ma la curiosita' era piu' forte di tutti essi messi assieme.
Una volta aperta notai che era una lettera scritta a mano, e aveva l'aspetto di una di quelle lettere che i soldati lasciavano alle mogli prima di partire in guerra, con la speranza che una volta finita, sarebbero tornati a casa sani e salvi. E questa piccola e innoqua speranza, era scritta e intrappolata dentro una stupida lettera, che, anche col passare degli anni, sarebbe cambiato il suo aspetto ma non il contenuto.
Iniziai a leggerla e le lacrime salate non persero tempo a percorrere il mio viso con un dolore dentro al petto che quasi faceva male.
Questa lettera e' stata scritta dal mio Andrea prima di partire per Napoli, e leggendo, scopro sempre piu' il suo dolore che io avevo sottovalutato per tutto questo tempo. Ma la cosa che mi uccide dentro, e' il pensiero che lui ha conservato questa lettera per tutto questo tempo, con la speranza che prima o poi io l'avrei avuta tra le mie mani.
Ma, non appena arrivai a meta' lettera, arrivo' una chiamata dal telefono dell'agenzia, e non potevo non rispondere.
Cosi', poggiai la lettera sulla scrivania e mi affrettai a schiarire la voce e ad asciugare la pozzanghera di lacrime che avevo sul viso, rispondendo al telefono.

-"Pronto? Qui è l'agenzia di viaggio 'Travel agency'. Di cosa ha bisogno?" -

-"Miriam!" - disse una voce molto profonda a me riconoscibile.

-"Con chi sto parlando, scusi!?" - chiesi per avere la conferma ai miei dubbi.

-"Miriam, sono Carlo!" -

Come non detto.

-"Ciao Carlo. Che è successo? Come mai questa chiamata improvvisa?" - chiesi dubbiosa.

-"Miriam è successa una cosa orribile, riguarda Andrea..."- disse con voce distrutta che quasi si spezzo'.

Sentendo il suo nome attraverso il telefono salta un battito, e da come mi si era rivolto, non prometteva nulla di buono, percio' mi affrettai a chiedere:

-"Che cosa stai dicendo Carlo? Parla chiaro!" - dissi mentre le mani iniziavano a sudare.

-"Siamo tutti qui in ospedale, eravamo in una sparatoria e un proiettile... l'ha colpito... alla spalla!" - disse tutto d'un fiato iniziando a piangere.
Ma le mie orecchie non credevano a cio' che avevano appena udito e facevo molta fatica a realizzare.
Iniziai a fissare un punto davanti a me e la circolazione del sangue, sembra essersi fermata dentro il mio corpo ma posso sentire il battito velocizzato del mio cuore in questa stanza cosi' silenziosa.
Non rispondo, non riesco, non ho parole ma sento la voce di Carlo tremare dall'altra parte del telefono.

-"Miriam? Ci sei ancora? Miriam?" - chiede ripetutamente.

L'unica cosa che sento di fare, e' quella di chiudere la chiamata.
Passo entrambe le mani tra i miei capelli portandoli all'indietro, presa dalla disperazione. Si nota un ritorno improvviso delle mie lacrime che non tardano a scendere silenziosamente sul mio viso.
L'attesa si fa sempre piu' pesante e non riesco a percepire quale sia la cosa giusta da fare.
Vorrei che tutto questo fosse un brutto incubo e che sto aspettando pazientemente qualcuno che venga a scuotermi velocemente le spalle, portandomi alla realta. Ma ahime', e' questa la realta'.
Seguendo il mio istinto, lascio tutto l'ufficio e l'agenzia ai miei dipendenti, chiedendo di prendersene cura durante la mia assenza. E, concluso cio', corro in ospedale dal mio Andrea.

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