Capitolo 10.

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Sono dell'idea che se una persona è in grado di riuscire ad aprire un lato o comunque una parte di te, chiusa chissà da quanto tempo per mano di qualcuno, allora dire che è, o che ha qualcosa di speciale, è a dir poco.

È vero, le ferite sono cicatrici che rimangono per sempre nella pelle, nel mio caso nel cuore, ma sono comunque ferite, e quando poi arriverà qualcuno in grado di curarle, perché lasciarlo andare via?

Stefano è stato il mio primo fidanzato, ero una ragazzina, innamorata del primo che mi capitò davanti. Ero ingenua, sensibile e sola, non credevo mi avesse tradita, non credevo avesse mai avuto il coraggio solo al pensiero di farlo. Fa male, tutt'oggi al solo pensiero. Ma sono consapevole che sì, è stato il mio primo fidanzato, ma non il mio primo amore e c'è una grande differenza tra entrambi.

Tutti possiamo fidanzarci e avere il finale da favola ma la domanda è: amiamo davvero quella persona e lei, ci ama davvero come crediamo?

Beh, io questa domanda non me la sono mai domandata e mi tutto ciò mi ha portata a questo.

Mi son chiusa dentro, ogni ragazzo che ci provava lo rifiutavo sempre. Passarono giorni, mesi e addirittura anni, nessun ragazzo mi fece dimenticare anche per un solo istante di Stefano. Poi va beh, il tempo è passato, sono maturata, ho smesso di sottovalutarmi, non mi domandavo più cosa avessi sbagliato per perderlo ma anzi ero sempre più convinta che fu lui che perse me non io che persi lui.

È proprio vero che le cose inaspettate, sono sempre le più belle.

Chi l'avrebbe mai detto che, per il mio essere sbadata, in una festa qualsiasi, mi sarei scontrata contro quel ragazzo che adesso mi sta aspettando sotto casa per portarmi a cena fuori? Quel unico ragazzo che mi aprí un mondo e una parte di me mai scoperta prima, una mia debolezza che lui con il suo modo di fare, la fa trasformare in dolcezza.

Come già detto, non so che ha di speciale, adesso non so neppure se sono solo i suoi occhi o qualcosa in più per tenerci così tanto.

Non è speciale è vero,... è di più.

...

Scendo le scale lentamente con il cuore in gola, le gambe già mi tremano, faccio fatica a trattenere lo sclero che sta esplodendo dentro me. Mi sento bene, mi sento bella, mi sento viva dopo tanto e tutto questo solo grazie a lui.

Indosso un tubino rosa antico ricamato di pizzo lungo l'addome e il petto con una leggera scollatura a cuore, nella vita invece c'è una striscia di raso che divide il pizzo con il resto del tubino che ricopre le mie gambe fino alle ginocchia.
Boccoli morbidi, trucco moderato, accessori e per finire, ai piedi, porto dei tacchi a sandalo abbinati al colore del vestito.

Apro il portone che divide la mia persona da lui e dalla sua macchina.

Mi incammino lungo l'auto accesa con i fari che illuminano metà quartiere, sento i suoi occhi addosso e al solo pensiero mi tremano le gambe così ché la camminata sensuale sui tacchi diventa invece la camminata di una soldata.

Apro la portiera ed entro dentro la sua auto nera con i sedili ricoperti di pelle. Vengo subito invasa da un profumo maschile che per un attimo mi stordisce; chiudo la portiera e mi volto verso lui lentamente e molto imbarazzata.

Noto che già aveva gli occhi puntati su di me con un leggero sorriso lungo le sue guance. Vederlo senza divisa è abbastanza strano ma è molto più affascinante.

Indossa una camicia nera stretta dove si intravedono i muscoli possenti delle sue braccia e delle sue spalle, messa dentro a un pantalone nero molto dove sotto la stoffa, si intravedono le sue gambe, fermata poi da una cintura nera, mentre ai piedi porta delle scarpe lucide nere.

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