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Lo seguì con la coda dell'occhio, fino a quando non scomparve dallo stipite per rispondere al telefono di servizio.
Aveva accettato, ma non capiva l'esitazione e il silenzio di poco prima.
Forse ripresentarsi all'improvviso lo aveva solo sorpreso.
Scosse la testa e si guardò in giro. Kirishima non aveva apportato alcuna modifica: era tutto come se lo ricordava, quasi che non se ne fosse mai andato di lì.
Lo vide riapparire sulla soglia e risedersi di fronte a lui, ignorandolo e digitando velocemente i tasti sul portatile.
"Hanno fatto di nuovo colpo." lo anticipò nuovamente girando il computer verso di lui e mostrando le ultime news sui social.
Gli leggeva nella mente, forse?
Kirishima lo conosceva meglio di chiunque altro, per cui gli bastava uno sguardo per far capire all'altro cosa pensasse.
O almeno, quello che voleva fargli capire.
C'era ancora quella parte di lui, orgogliosa, che si mascherava dietro ad un muro invalicabile, quella che racchiudeva le sue insicurezze e che spesso veniva dimenticata anche da se stesso.
Si sporse leggermente e prese a leggere i titoli degli articoli.
Sangue.
Di nuovo quella parola.
"Che diamine vuol dire?" domandò come se l'altro fosse realmente un indovino.
Lo vide esitare per poi sorridergli appena.
"Non vediamo i colori, quindi credo che siano parole collegate ai colori degli oggetti a cui si riferiscono le scritte."
Gli mancava qualche tassello.
Il rosso sembrava esser sicuro di quello che stava esponendo, ma a lui quella storia del vedere i colori sembrava ancora la favoletta della buonanotte.
Si appoggiò allo schienale in modo scomposto, la mente cercava di riassemblare tutte le cose che aveva scoperto in quei mesi, ma nemmeno ricordando il tabellone che aveva in ufficio si capacitava. Era sempre più confuso.
"Che ne dici di andare sul luogo del delitto e raccogliere qualche informazione?"
Gli annuì con un verso e rimase per l'ennesima volta solo in quella stanza.
Riportò l'attenzione sul portatile, prendendo a bazzicare tra i vari articoli, forse in cerca della chiave per svelare il mistero.
Forse non era stata una buona idea coinvolgere l'amico.
Una domanda sorse spontanea e si diresse a passo spedito verso la stanza dell'altro, spalancando la porta.
"Bro, ma che fai?!"
Non gliene fregava niente se era a torso nudo mentre si stava mettendo la Hero Suit, ma l'occhio prese a vagare su quel petto pieno di cicatrici a lui nuove.
Come se le era procurate?
Quando?
Dove?
Kirishima gli voltò le spalle imbarazzato, continuando a vestirsi quasi frettolosamente.
"Fatgum non ti farà storie? Hai accettato senza chiedere all'agenzia se potevi collaborare."
Le spalle del rosso si irrigidirono per poi sciogliersi dopo un sospiro.
"Seguo il caso già da un mese."
Un mese?
"Non sapevamo nulla delle indagini svolte dalle agenzie!"
Perché cavolo non ne era a conoscenza?
"Non ora. Andremo sul luogo del ritrovamento, faremo i rilevamenti che ci servono e poi, una volta tornati a casa, ti spiegherò ogni cosa, ma ad una condizione."
Si ritrovò il rosso davanti, uno sguardo che a lui era nuovo su quel viso.
Determinazione?
No, era uno sguardo di sfida, ma non come quello che si scambiavano prima di una partitella o di un allenamento.
"Chi ti ha detto che torno qui? Questa non è più casa mia, Kirishima. E poi che ricatto è?!"
"Vuoi che ti aiuti? Io ti dirò tutto quello che so, ma tu dovrai darmi delle spiegazioni."
Ah, giusto.
Cosa pretendeva? Che l'altro lo assecondasse dimenticando il suo comportamento?
"Mi hai fatto preoccupare."
Quel sussurro lo udì comunque, mentre l'altro si avviava verso le scale evitando di proposito di guardarlo.
Si era sempre preoccupato di come avrebbe reagito Kirishima al suo comportamento e non al come si fosse sentito.
Che stupido...
Bakugou Katsuki e il suo odioso orgoglio, prossimamente in tutte le librerie.
Ma cosa poteva farci, lui, se credeva di aver fatto la cosa giusta? Faceva sempre la cosa giusta.
O no?
Lo seguì con un silenzio insolito, uno di quelli in cui frenava l'impulso di dirgli quella parola: scusa.
Era così difficile staccarsi da quell'orgoglio ed abbassarsi a quel livello per dire quella semplice parola?
Si, lo era.
Si maledì mentalmente: spariva, tornava e pretendeva pure che l'altro lo aiutasse.
Ma Kirishima era troppo buono per rifiutare, mandandolo in confusione con una risposta e un sorriso.
"L'attacco era a Ikebukuro. Ci conviene prendere la metro e scendere alla seconda fermata. Che dici?"
Red Riot lo riportò alla realtà con l'ennesimo sorriso e quella proposta. Sapeva che era una domanda sciocca, si erano sempre spostati con la metro, quindi l'aveva detta solamente per spezzare il silenzio.
"Che domanda stupida."
"Lo prendo per un sì."
Si erano rincontrati da un paio d'ore ed era già stanco.
Stanco perché stava pensando troppo e si stava distraendo.
La nuova versione del costume dell'altro era a dir poco spettacolare, ma sia mai che si sbilanciasse a fargli un complimento.
Scosse la testa internamente e scesero a destinazione.
Il rosso sembrava determinato, sicuro, quasi sapesse cosa cercare.
Non sapeva che avergli chiesto un supporto, gli aveva permesso quindi di indagare alla luce del sole.
Ed eccola lì, la seconda testa appesa.
"Capo, non so come sia potuto accadere: era dietro di me e dopo due secondi era sparito nel nulla! Non abbiamo ancora ritrovato il corpo."
"E allora muovetevi, razza di scansafatiche!"
I suoi sottoposti iniziarono a muoversi frettolosamente, sparpagliandosi alla ricerca del corpo del loro collega.
"Non ci serve il corpo, o almeno, non adesso."
Kirishima attirò la sua attenzione: viso serio, concentrato, il labbro pizzicato con il canino.
Erano morbide quelle labbra?
Sbatté un paio di volte le palpebre stupendosi della domanda che si era posto, ma il cuore prese a battere all'impazzata quando gli occhi dell'altro incrociarono i suoi.
Si guardò rapidamente in giro, cercando un modo per capire cosa gli stesse accadendo.
La scritta sulla parete accanto alla testa, le insegne, i dettagli della Suit di Red Riot, i capelli, gli occhi.
Perché erano così diversi?
"Kirishima, di che colore sono i tuoi occhi?"
"Ti sembra il momento per farmi questa domanda?" rispose l'altro ridendo.
"Rossi, come anche i miei capelli."
Da quella notte Bakugou si innamorò di quel colore.

True Colors [Kiribaku/Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora