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Si riscosse a quel piccolo ringraziamento, voltando la testa.
Prima o poi lo avrebbe ucciso per l'imbarazzo.
"Fila a farti una doccia adesso che puzzi da far schifo. E vedi di impiegarci meno tempo possibile che non ho tutto il pomeriggio!"
Quasi che si era messo a correre per andare a lavarsi.
Andò in cucina, sistemando le stoviglie e tornò in sala.
Il rosso in quelle condizioni lo aveva scosso più del dovuto.
Quando Kirishima rischiava di ucciderlo con un sorriso, lui lo ammazzava con il suo comportamento.
Era veramente una persona orribile.
Doveva cambiare, essere una persona migliore, uno per la quale ci si poteva vantare per averlo accanto.
Ma l'avrebbe fatto solo nei confronti del rosso.
Il resto degli esseri viventi sarebbero rimaste comparse.
Nessuno si era mai comportato come Kirishima nei suoi confronti: lui era dannatamente appiccicoso, ma sincero. Gli altri scappavano alla prima rispostaccia, lanciandogli probabilmente maledizioni alle spalle.
Doveva spiegarsi meglio.
Doveva aprirsi a lui.
Non c'era cosa in cui falliva, quindi questa non sarebbe stata un'eccezione.
Avrebbe approfittato del suo rientro in quella casa e avrebbe fatto in modo di risolvere ogni singolo malinteso.
Il problema era il come.
Non sarebbe mai riuscito a dirgli cose smielate, irritandosi minuto dopo minuto perché non riusciva a studiarsi una frase semplice ma intuitiva.
Fece passare quel nervosismo per la lunga attesa dell'altro.
"Era ora! Se non ti facevi quella stramba capigliatura, ci avresti impiegato la metà del tempo."
E ora perché rideva sempre?
Beh, meglio: le espressioni di adesso erano più da lui, insomma.
Per strada si sentiva quasi leggero.
Era stato sempre così bello camminargli accanto?
Maledizione, quel ragazzo lo stava rammollendo. Questi pensieri non erano per nulla propri della sua indole, ma ora che aveva compreso cosa fosse il rosso per lui, non riusciva più a tenerli a bada.
"Stupido ascensore. Sono dieci piani, non stramazzare."
"Sembra possa cadere a pezzi da un momento all'altro." commentò l'altro.
Involontariamente rallentò il passo: ancora gli sveniva davanti una volta arrivato a destinazione. Di tanto in tanto lo controllava con la coda dell'occhio, ma tutto sommato sembrava stesse bene, anche se un po' provato.
"Lo accetterà? Accetterà che tu torni a vivere con me?"
E questa cosa da dove esce?
A chi si riferisce?
A "Mr. Capelli A Leccata Di Mucca"?
Dove vivo non gli interessa minimamente a quello lì e non sono tenuto a fargli sapere niente.
"Kirishima, vivo da solo. Si può sapere che cosa stai macinando in quella testa?"
"Mi avevano detto che convivevi e avevi una relazione con un ragazzo."
Ancora circola quella voce?
Certo che le comparse vivono di pettegolezzi. Tutti a raccontare e traviare le cose degli altri, piuttosto che starsene zitti a pensare alle proprie cose.
Perché se ne stava sulla porta, adesso?
Cavolo, Kirishima, non sei un bambino!
"Muoviti ad entrare o ti chiudo fuori."
Andò dritto filato verso la propria camera, ringraziando che da quella notte avrebbe dormito nuovamente in un letto che si potesse chiamare tale.
Decise di iniziare con i chiarimenti in quel momento.
Una cosa per volta, almeno aveva tempo per concentrarsi sul non irritarsi.
"Mi serviva un posto in cui stare." iniziò per attirare la sua attenzione. "Ad Akira serviva un coinquilino. Lavora nell'Organizzazione e quindi approfittai solo perché mi serviva un tetto sulla testa. Quando avevo voglia di scopare avevo lui, quindi ne ho approfittato solo fino a quando quel cretino non mi disse di essersi innamorato. È successo più di un anno fa. Non sto con nessuno."
Kirishima si era ammutolito.
Forse si stava incolpando del fatto di aver creduto al gossip invece di chiedere direttamente al diretto interessato.
Ma il rosso era troppo ingenuo, credeva che tutti avessero una parte buona e quindi spesso cadeva dall'albero come uno stupido quando scopriva la verità.
Il silenzio che ebbero verso casa era strano.
Kirishima aveva un'alternarsi di espressioni sul viso, mentre lui stava pensando alla prossima cosa da dirgli.
Sempre più complicato.
Sarebbe impazzito.
In automatico andarono nella sua camera, sistemando quella poca roba che aveva, ma quel silenzio era sempre più imbarazzante.
"Ho iniziato a vedere il rosso la notte di Kamino. I tuoi occhi erano la cosa più bella che avessi mai visto. Così rossi che iniziai a paragonarli a dei rubini."
Si voltò a guardarlo mezzo sconvolto.
Credeva che non era capace di mentire, aveva sempre creduto che il rosso non vedesse alcun colore.
Ma Kirishima non gli aveva mentito: non ne avevano mai parlato.
Ora capiva un po' la sua fissazione per il colore rosso.
Aspetta: i suoi occhi? Rubini?
"Che paragone stupido, non trovi? Degno di me."
Quella risata era nervosa, ma non ebbe il tempo di dirgli qualcosa che l'altro proseguì.
"L'arancio è stato durante il secondo omicidio. Sei arrivato che eri un abbaglio di luce con tutto quel colore sulla Hero Suit che rimasi meravigliato."
Perché si è rabbuiato?
Stava parlando a raffica che non aveva tempo nemmeno di assorbire quelle parole.
Smettila di fare quella faccia!
Sorridi di nuovo!
"Lo so da Kamino. Non sei un tipo che crede a questa storia, quindi ti ho sempre amato in silenzio. So che non vorresti sentirti dire tutto questo, ma non riesco più a mentirti. Capirò se uscirai da quella porta sparendo per sempre."
Lo aveva sempre amato in silenzio.
Amato.
Quante volte aveva ucciso Kirishima con i suoi comportamenti?
Quante volte aveva sofferto a causa sua?
Porca miseria, aveva appena deciso di dichiararsi e l'altro che fa? Dice quello che avrebbe dovuto dire lui!
Si era così tanto scervellato per trovare le parole da dirgli e ora gli rubava la scena?
Ne aveva le scatole piene.
Si avvicinò a lui, collera alle stelle e mani scoppiettanti.
Davanti al suo volto gli morirono per l'ennesima volta le intenzioni, spostando lo sguardo sul labbro del rosso pizzicato con i denti.
Stava per fiatare, magari dandogli il colpo di grazia, ma riuscì ad essere più veloce, afferrandogli il viso tra le mani e zittendolo a modo suo.
"Stai zitto." lo intimò finalmente assaporando quelle labbra che aveva tanto desiderato incollare alle proprie.
Quindi queste erano le emozioni che si provano quando si bacia qualcuno che ti piace?
Figo.
Se solo avesse capito tutto anni prima!
Intelligente quando si trattava di menar le mani e idiota quando si trattava di sentimenti diversi dalla rabbia.
Che fosse o meno la favoletta della buonanotte, ora aveva davanti chi gli avrebbe fatto assaporare la vita.
Quel contatto non durò molto, fu un bacio semplice, casto, ma bastò per fargli provare emozioni che nemmeno nelle notti con Akira aveva mai provato.
Forse era questo che cercava: una persona con la quale rilassare i nervi e, sempre forse, vivere.

True Colors [Kiribaku/Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora