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Se fosse stato più chiaro, probabilmente il rosso avrebbe capito.
Era felice per lui?
Perché era quasi scappato?
Non avevano praticamente detto niente!
Non era riuscito a dirgli niente.
Gli aveva anche detto di vedere dei colori!
Kirishima in quel momento aveva bisogno pensare, riflettere.
Ai tempi scolastici si chiudeva in camera solo quando doveva mettere in ordine i pensieri, uscendo dalla porta della stanza il giorno successivo con un sorriso.
Doveva lasciargli i suoi spazi.
Dormire lì non lo avrebbe aiutato.
Una volta a casa sospirò.
Era un cretino.
Uno di quelli di prima categoria.
Si era innamorato e non aveva nemmeno avuto il coraggio di dirglielo chiaramente.
La mattina seguente si alzò con le occhiaie, dormire era stata un'impresa e aveva riposato a malapena un paio d'ore.
In pieno giorno a Shinjuku un nuovo omicidio.
Arrivato sul posto cercò di contattare il rosso, ma forse non era ancora il momento di rivedersi visto che non rispose alla chiamata e ai messaggi.
Catene.
Sperò di aver preso un abbaglio, magari avrebbe visto un nuovo colore, ma nulla accadde.
Tutto era normale.
Quindi era vero.
Kirishima era colui che attivava quel meccanismo da fargli scoprire un mondo nuovo.
Tuttavia il rosso non gli rispose nemmeno i giorni seguenti.
Nemmeno quando si era recato a Shinagawa, leggendo Pulizia.
Anche in questo caso tutto rimase invariato.
Perché lo stava tagliando fuori dalla sua vita?
Era successo qualcosa?
Era di nuovo colpa sua?
Kirishima era una delle persone più diligenti al lavoro che conoscesse.
Voleva che non lavorassero più insieme?
Inizialmente i suoi propositi erano proprio quelli di separarsi, ma ora voleva solo rivedere quel sorriso che lo scombussolava.
Dopo quasi una settimana di messaggi e chiamate non risposte, non sapeva come comportarsi.
Stava frenando l'impulso di presentarsi da lui semplicemente perché non sapeva cosa dirgli.
"Ciao, scusa se mi sono comportato come un idiota."?
Forse sarebbero state le parole che il rosso avrebbe voluto sentirsi dire, ma il suo orgoglio avrebbe bloccato sul nascere quella frase dal Ciao.
Ammettere di aver sbagliato e scusarsi non erano cose che gli riuscivano facili.
Ancora si era fortunati se diceva Grazie.
Al terzo omicidio in cui andò a fare i rilievi da solo, iniziò seriamente a preoccuparsi.
Forse la molla gliel'aveva fatta scattare la scritta Morte sulla vetrina di una nota azienda ad Odaiba.
Tre casi di omicidi in una settimana, nessun cambiamento, nessuna visione di quel sorriso.
Gli mancava sentire quella voce allegra che lo infastidiva con un sorriso, oppure vedere quella bizzarra capigliatura che gli solleticava la pelle quando l'altro gli si avvicinava troppo.
Gli mancava Kirishima.
Proprio vero che si scopre quanto si tiene ad una persona solo dopo averla persa.
Sicuramente non si sarebbe arreso.
Non si arrendeva mai.
Era davanti a casa sua che batteva violentemente sulla porta.
Gli avrebbe spaccato la faccia: nessuno osava ignorarlo.
Eccolo il suo maledetto orgoglio che graffiava su ogni cosa.
Ora meritava una spiegazione.
Quando la porta si aprì lentamente mentre gli imprecava contro, la visione che si presentò spense ogni reazione.
Perché era ridotto in quello stato?
Chi era stato per ridurlo così?
Bakugou Katsuki.
Lo prese in tempo prima che cadesse in terra e lo portò sul divano.
Sospirando si recò nella stanza del ragazzo per prendere una coperta con la quale coprirlo, quando una miriade di scatole con medicinali sul comodino attirò la sua attenzione.
Sapeva che il rosso godesse di ottima salute, quindi, mosso dalla curiosità, prese un paio di questi per leggere che cosa fossero.
Antidepressivi.
Che cosa se ne faceva?
E soprattutto perché in quella smisurata quantità?
Tirò un sospiro di sollievo quando scoprì tutti i flaconi erano ancora sigillati.
Prese la coperta e scese accanto a divano, coprendolo e passandogli una mano tra i capelli.
Non stava per niente bene.
Aveva visto il ragazzo in quello stato solo dopo la missione che aveva svolto in segreto durante il tirocinio.
Lì era stata la prima ed unica volta in cui aveva pazientemente aiutato Kirishima: non lo lasciava un attimo da solo, spronandolo che nonostante tutto aveva portato la missione al termine e a fargli riaccettare quel quirk bizzarro che si ritrovava.
Ora si sarebbe preso cura di lui, avrebbe riformato quel sole e poi avrebbe messo a nudo tutti i suoi sentimenti.
Magari non erano nemmeno corrisposti, ma Kirishima meritava di sapere.
Innanzitutto doveva fargli mettere qualcosa tra i denti: troppo magro.
Andò in cucina e raccattò tutto ciò che potesse essere commestibile, mettendosi poi di buona lena a preparargli un pranzetto con i fiocchi.
Si sarebbe leccato i baffi.
Fortuna che Kirishima non aveva cambiato la posizione delle stoviglie, altrimenti avrebbe dovuto mettere a soqquadro l'intera cucina.
Mise il tutto su un vassoio e tornò in sala, posandolo sul tavolino di fronte al divano.
Passò una mano tra i capelli cremisi e agì istintivamente, posando le labbra sulla fronte del rosso in un delicato bacio.
"Bro?"
Abbassò leggermente lo sguardo e si trovò due occhi rossi a guardarlo in un viso con quell'effetto collaterale.
"Controllavo se avessi la febbre." rispose prontamente allontanandosi da lui ed allungandosi a prendere il vassoio.
"Riduciti ancora in questo stato e giuro che ti ammazzo."
Benché fossero parole non propriamente gentili, il tono di voce non era il suo solito.
Finalmente non gli aveva urlato contro!
"Siediti e mangia. Se non lasci il piatto lucido, te lo faccio mangiare a forza."
"Non dovresti essere qui."
Quel sussurro triste lo fece sospirare.
"Perché no? Se non ricordo male questa è anche casa mia, quindi posso entrarci tutte le volte che mi pare."
La testa inclinata e le palpebre che sbattevano ripetutamente del rosso lo fecero ridere.
"Ora mangi, vai a darti una lavata che non ti si può star vicino e poi vieni ad aiutarmi a prendere le mie cose." ordinò con un ghigno sul volto, celando un ordine nascosto.
Ghigno che si spense quando l'altro rimase con la bocca socchiusa e il cucchiaio sollevato.
"Ohi, che hai adesso?! Non gli ho messo nulla di piccante."
"Torni a vivere qui?"
"Ovviamente! Il mio partner non riesce nemmeno a badare a se stesso, figuriamoci se in questo stato può essermi utile."
La forchetta cadde rumorosamente nel piatto, mentre il rosso iniziò a passarmi le mani sugli occhi, provando invano a fermare quelle lacrime.
Fu allora che si mosse inaspettatamente, posandogli una mano sulla testa e sorridendo.
La meraviglia sul volto di Kirishima era una delle espressioni che non avrebbe mai dimenticato.

True Colors [Kiribaku/Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora