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La luce bianca entrò lentamente nella stanza, illuminando appena l'arredo, passando dalle tende color arancio.
Si sentiva un piccolo peso sul petto, ma non gli portava dolore.
Portava un calore insolito, piacevole.
Strizzò appena gli occhi e guardò da dove provenisse quella sensazione di benessere.
Una macchiolina rossa spiccava in contrasto con la sua canotta nera.
Ci mise qualche istante a capire che si trattasse del suo coinquilino.
Quando era entrato nel suo letto?
Perché?
Era successo qualcosa di cui non aveva memoria?
Sospirò appena: perché doveva sconvolgerlo già di prima mattina?
Si sporse appena, notando segni di profonde occhiaie e gli zigomi leggermente sporgenti: come si era ridotto?
Uno zombie.
Si era lasciato tanto andare in quel modo solo per colpa sua.
Si era ripromesso che non sarebbe più accaduto, ma Kirishima non meritava altra sofferenza.
Non aveva colpe: si faceva sempre da parte, rispettando le sue scelte ed aveva sempre sofferto in silenzio.
Se gli avesse detto quelle cose anni prima, in tutta probabilità in quel momento non sarebbero stati abbracciati nello stesso letto.
Quella storia di Akira doveva averlo sconvolto tanto: continuava a ripetergli o a fargli domande come se tra due coniugi lui fosse stato l'amante.
Con tutta probabilità, se non avesse scoperto di amarlo, avrebbe riservato lo stesso trattamento anche a Kirishima e lo stupido si sarebbe accontentato anche di quello.
Perché il rosso agiva sempre in funzione degli altri e trascurava se stesso?
Era un difetto che doveva guarire: la sua vita non aveva meno valenza di un'altra e distruggersi per qualcun altro che non lo meritava, non aveva senso.
Anche se quel qualcuno era proprio colui che si stava facendo questi pensieri.
Era proprio uno stupidissimo idiota, il rosso.
Donava felicità agli altri ed accettava ogni cosa, senza lottare per far andare tutto diversamente ed ottenere in cambio qualcosa con la medesima valenza.
Un piccolo mugugno attirò la sua attenzione.
"Buongiorno." bofonchiò Kirishima, nascondendo uno sbadiglio con la mano.
Un secondo dopo lo vide sedersi, agitando le mani per aria e totalmente rosso in viso.
"Scusa, io non volevo farmi trovare qui. Non ho resistito, ma non uccidermi!"
Ma è scemo?
Sbuffò prendendogli la testa per riportarla sul suo petto.
"Evita di essere così idiota appena sveglio."
Lentamente la sua mano prese a scivolare fra le ciocche rosse, seguendone il movimento con lo sguardo.
Notò una piccola macchia nera alla base dei capelli, chiedendosi il motivo di quella diversità.
"Perché sono più scuri, qui?" domandò toccando delicatamente la cute.
"Perché li tingo. Gli unici colori reali che vediamo sono il bianco, il nero e il grigio. Mi piace il rosso."
Uno sbuffo di risata anticipò la risposta.
"Quanto sei infantile."
Non era una constatazione negativa, anzi: a lui piaceva Kirishima proprio perché aveva quella parte del carattere ancora quindicenne.
Ma non glielo avrebbe mai detto: già tanto se in quel momento erano ancora nello stesso letto senza che uno rischiasse a morire per colpa dell'altro.
Gli piaceva il rosso.
Approfittò del fatto che non potesse vederlo per sorridere intenerito.
Sapeva benissimo il motivo, ma decise che voleva godersi ancora della visione di quella strana tonalità che prendeva il viso dell'altro.
"Quindi ti piace il colore rosso. Mi chiedo per quale motivo. C'entrano forse due rubini?" canzonò con un ghigno, pregustandosi già la sua vittoria.
La risposta che ottenne non era per nulla incomprensibile: un mix di balbettii e borbotti che lo fecero scoppiare in una fragorosa risata.
Gli stava andando in fumo la faccia per l'imbarazzo.
"Non prendermi in giro!" esclamò infine l'altro tirandosi a sedere.
Proprio un bambino.
Se ne stava seduto a gambe incrociate, braccia annodate al petto e guance gonfie.
"Andiamo a fare colazione, moccioso." gli sussurrò all'orecchio, soffiandogli leggermente sul collo.
Rise nuovamente, vedendolo coprirsi il viso ormai abbagliante con le mani e si alzò.
Non erano male quei risvegli.
Ovviamente non glielo disse: il rosso avrebbe poi evitato di fargli quelle sorprese mattutine.
Dopo essersi lavato il viso, scese in cucina e preparò la caffettiera, accendendo la televisione su un canale di notiziari.
Quale sarebbe stata la mossa successiva di quei pazzi?
Ancora gli mancavano dei pezzi per capirne il puzzle: perché attaccare l'Organizzazione? Certo, l'incidente di due anni prima aveva fatto scattare un odio verso di essa, ma non riusciva a capire come quelle comparse potessero agire quasi indisturbati.
Veramente aveva dei sottoposto così idioti?
C'era qualcosa che non tornava, ma sperò che quella serie di morti si interrompesse: non che gliene importasse qualcosa di quelli lì, ma lui rimaneva comunque un eroe, anche se non era proprio come voleva esserlo.
"Bro, la caffettiera."
"Merda." sibilò vedendo uscire il caffè sul piano cottura.
"Speriamo che ci diano tempo per organizzarci. Non voglio vedere teste mozzate per i prossimi anni. Dopo ti faccio vedere quello che ti sei perso in una settimana. Magari ti viene in mente qualcosa."
Nascose gelosamente che voleva vedere se, guardando quelle foto, tra i due scattasse quel qualcosa nuovamente facendogli vedere nuovi colori.
Era sempre quando il rosso era presente che aveva iniziato a vederli.
Ma se non cambiava nulla?
I loro propositi cambiarono quando Best Jeanist gli telefonò.
"Che palle." disse rispondendo in modo che il titolare lo sentisse.
"Un Pronto andava più che bene." gli rispose l'Ex Pro Hero.
"Sono le dieci del mattino. Taglia corto e dimmi che vuoi."
Lanciò un'occhiata irritata al rosso che era scoppiato a ridere, coprendosi poi la bocca con le mani, intuendo che il biondo non volesse far sapere dove fosse.
"Il Buongiorno si vede dal mattino. È arrivata una lettera. Forse è meglio che tu la venga a leggere. Portati con te anche Red Riot."
Più che per la lettera, erano rimasto scioccato dall'ultima frase.
Lo stava facendo seguire?
Nessuno sapeva niente, a meno che...
Abbassò la cornetta ed incrociò le braccia.
"Sanno che sono qui. Vuole che ti porto con me all'Organizzazione."
"È normale che lo sapesse. Fatgum e Best Jeanist hanno sempre collaborato."
Ah.
Perché non ne sapeva niente?
Perché doveva sempre scoprire le cose?
Il rosso si mise una mano tra i capelli, cercando forse di trovare le parole giuste.
"Dopo l'incidente ti sei presentato da Best Jeanist. Non potendo più svolgere il ruolo di Hero, secondo te da chi prende il lavoro? Dalle altre agenzie. Sapendo che Deku non si sarebbe fermato, l'Organizzazione e l'agenzia di Fatgum hanno instituito una collaborazione per sventare in anticipo qualsiasi altro disastro. Anche le altre agenzie spesso collaborano con l'Organizzazione. In qualche modo è come se le persone che ne facessero parte, potessero continuare a fare gli Hero. Mi vado a preparare, così andiamo a vedere cosa dice questa lettera."

True Colors [Kiribaku/Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora