Quando la battaglia fu dichiarata conclusa, il suo unico pensiero fu quello di correre all'ospedale.
Si fermò giusto per farsi medicare e poi corse con quelle poche energie rimaste.
"La stanza di Kirishima Eijirou." disse alla receptionist con il respiro alterato dall'affanno.
"Non può ricevere visite. È in terapia intensiva."
"Senta, non mi interessa un cazzo delle vostre regole di merda! Io devo vederlo!"
La ragazza non si scompose più di tanto, guardandolo per qualche istante e poi prese il telefono.
"Non lo so chi sia, è molto irritante, oltre ad avere una maleducazione senza pari. Sì, glielo riferisco."
"Come ti permetti..."
"Stia zitto. È in un ospedale. Porti rispetto alle persone che sono qui. Quinto piano. Cerchi il Dottor Nakamura."
Si trattenne solo dal farla esplodere perché aveva maledettamente fretta.
Akira era sparito, forse per timore di quello che gli potesse accadere.
Non aveva creduto pienamente a quello che gli aveva detto, anche se il piano aveva funzionato.
Doveva vedere con i suoi occhi.
L'ascensore che impiegò due secondi in più a scendere, gli fece improvvisamente tornare le energie e si fece le rampe di scale, salendo i gradini due a due.
Arrivato al piano si concesse pochi attimi per riprendere fiato e cercò l'ufficio del medico che le aveva detto la racchia.
"Sei tu il ragazzo che cerca Red Riot?"
Si girò verso la fonte della voce e si trovò davanti un uomo molto più giovane rispetto all'età media dei primari di quell'ospedale.
"Dov'è?"
Il Signor Nakamura accennò una risata e gli fece cenno con la testa di seguirlo.
Ad ogni passo cercò di resistere all'impulso di scappare e la sensazione di soffocamento aumentava senza che potesse evitarla.
Arrivarono in un reparto il cui accesso era consentito solo attraverso una tessera ed lo seguì lungo un corridoio.
Al di là di ogni vetro c'erano pazienti collegati con svariati tubi.
Si fermarono davanti ad una vetrata.
"Eccolo."
Il suo cuore smise di battere.
Fermò, immobile, coperto di bende.
Quello che lo impressionò di più erano la serie di tubi collegati, alcuni con liquidi trasparenti, altri che fluivano sangue.
La mascherina con l'ossigeno rovinava con la sua presenza il viso ormai pallido del rosso.
Si appoggiò con le mani al vetro, quasi volesse passarci attraverso per andare a stringere il corpo del ragazzo che amava.
"È sotto sedativi. Al momento non si è ancora svegliato e non credo che lo farà per i prossimi giorni, visti i farmaci. Respirava appena.
Il taglio non gli aveva reciso le arterie principali, ma il sangue che aveva perso era troppo che con quella siamo a nove sacche. Non so cos'abbia passato, l'unico che conosce cosa sia successo al momento non può risponderci."
"Perché non posso entrare? Io devo entrare." sussurrò con la voce leggermente tremante.
Il sorriso intenerito del medico era l'unica cosa bella che aveva visto nelle ultime ore.
"Ha le difese immunitarie ridotte al limite. Basta poco per peggiorare la situazione. Al momento non posso darti speranze. Posso dirti che abbiamo fatto tutto il possibile. Quel ragazzo si è sempre presentato qui, portando i feriti negli scontri senza guardare se fosse il buono o il cattivo. Lui diceva che doveva salvare chiunque. Uscendo dal mio ruolo, in quanto fan di Red Riot, ti dico che è abbastanza forte e che non si arrenderà. È fortunato ad avere accanto una persona come te. Prenditi tutto il tempo che ti serve. Passa da me ogni volta che vorrai venire qui a trovarlo. Ti darò io l'accesso."
Lo vide allontanarsi e prese a guardare nuovamente oltre il vetro.
Fortunato.
Ma chi vogliamo prendere in giro.
Kirishima era forte, lo sapeva bene, ma non era fortunato ad averlo accanto.
Aveva sofferto tanto, troppo, a causa sua.
Vederlo in quel letto era la giusta punizione per tutto quello che aveva dovuto passare a causa del suo egoismo.
Fu lì che, solo, lasciò scivolare due lacrime.
Non una di più, non una di meno.
Non poteva crollare.
Se l'avesse fatto, non avrebbe dimostrato a Kirishima che credeva in lui.
Il rosso meritava di essere Eroe più di chiunque altro. Nonostante non avesse più il suo quirk, non si era fatto piegare davanti alla situazione, anche se aveva paura.
Gliel'aveva confessato.
Kirishima aveva avuto paura, ma con tutta probabilità si era affidato alla speranza di una vita insieme e questo lo aveva spinto a non perdersi d'animo.
I danni dovuti allo scontro erano stati ingenti: la città si era mobilitata subito per mettere in sicurezza la zona e partire con i lavori di ricostruzione.
Bakugou passava le giornate in ufficio, registrando ogni testimonianza e le scoperte che erano state fatte dall'autopsia sul Villain.
Erano riusciti ad estrarre tutti i quirk da quel corpo con un lungo procedimento durato quasi un mese.
Di One For All e All For One si decise di distruggerli: nessuno avrebbe più avuto la possibilità di ricevere due quirk così potenti. Chi nasceva senza unicità, aveva davanti una vita che non andava modificata.
Sotto certi aspetti poteva essere anche migliore di quella dei possessori di quirk.
Si poteva vivere senza correre il rischio di chissà che cosa, conducendo una vita normale.
Proprio normale normale no, visto che la maggior parte della popolazione mondiale era dotata di unicità, ma almeno era una diversità accettabile.
Aveva deciso di ritirarsi dal campo di battaglia.
Non perché non poteva più lavorare, anzi gli avevano proposto di riavere anche la licenza.
Semplicemente aveva accettato il denaro che gli era stato dato per la cattura di Deku e aveva risposto "Non ne voglio più sapere."
Un po' come quando All Might si era ritirato, anche se le dinamiche erano totalmente diverse.
Mese in cui riusciva a malapena a recarsi in ospedale.
Sicuramente non per gli impegni lavorativi o altro.
Non riusciva a reggere il confronto con la visione di Kirishima in quel letto.
Ormai era fuori pericolo, ma rimaneva ancora incosciente, quasi si fosse arreso al sonno eterno.
Il Dottor Nakamura gli aveva detto che non era in coma, né in stato vegetativo, ma con tutta probabilità il suo corpo riteneva prolungare quella lunga dormita, permettendo così di rimettere in ordine ogni fibra che lo componeva.
Il biondo aveva gli incubi, rivedendo ogni singola notte la scia rossa che appariva rapida sul collo di Kirishima e il suo corpo che crollava privo di vita a terra.
Tutto quello si sarebbe potuto benissimo evitare, se avesse ascoltato il cuore, invece dell'orgoglio.
Ogni volta che il cellulare suonava, correva a prenderlo, sperando nella telefonata del medico in cui lo avvisava che Kirishima si era svegliato, ma in ospedale alcuni infermieri dicevano che se non si fosse svegliato nel giro di un paio di settimane, avrebbero dichiarato la morte celebrale.
Kirishima non poteva lasciarlo solo.
Era stato sempre accanto a lui, non lo aveva mai abbandonato nonostante lo escludeva sempre dalla sua vita. Non poteva non svegliarsi ora che potevano creare la loro vita insieme.
Kirishima non si sarebbe arreso: aveva solo sonno e stava recuperando tutte le ore perse in quei lunghi anni...
...vero?
In un momento di vuoto mentale sul materasso, ritornò alla mente la sera in cui era crollato fra le sue braccia. Chissà quanto stava soffrendo dentro e stupidamente pensava a ricomporre il suo merdoso orgoglio.
Metteva sempre davanti a lui tutto e tutti, e nessuno pensava che forse anche lui avesse bisogno di qualcuno che lo sostenesse.
Voleva essere lui quella persona sulla quale far affidamento, era persino disposto a cambiare per lui, o meglio solo per lui, ma per farlo Kirishima doveva svegliarsi.
Quando la telefonata tanto aspettata arrivò, prese la moto di Akira in garage e sgasò fino all'ospedale.
Non si interessò di parcheggiarla, tanto non era sua, e la appoggiò contro il muro, riprendendo la corsa fino al quinto piano.
"Mi raccomando: non provocargli stress emotivi."
Annuiva ansioso ad ogni raccomandazione, ma aveva fretta.
Quando gli fu concesso l'ingresso al reparto, corse verso la stanza indicata e spalancò la porta.
Due piccoli occhi rossi si posarono sulla sua figura e si avvicinò con le gambe tremanti al letto, dove il rosso gli stava regalando un piccolo sorriso.
Si sedette sul materasso, posando poi la testa sul suo petto.
Batteva, forte.
Due deboli braccia gli circondarono le spalle, una mano volò fra i suoi capelli e cedette.
"Sei uno stupido." sussurrò poco prima di liberare le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento.
Aveva promesso a se stesso di essere lui la spalla del rosso ed ora si ritrovava nuovamente ad essere lui il consolato.
Che pessimo.
"Vedi di rimetterti in sesto velocemente. Qui dentro è opprimente e devi tornare a casa." gli disse alzando la testa per guardarlo.
Nonostante tutte le premesse, si stava comportando di nuovo da egoista. Fortemente debilitato, distrutto fino nell'anima, stava nuovamente sostenendo la persona che lo meritava meno di chiunque.
Il rosso gli rispose con un dolce sorriso.
"Tutto quello che vorrai."
Anche se era un sussurro roco dovuto alla convalescenza, il cuore prese a battergli rapidamente: la voce di Kirishima era una di quelle che scaldavano il cuore, qualunque tono usasse.
"Katsuki."
Da quando il piaceva il suo nome?
Forse da quelle poche volte che veniva pronunciato dalle labbra del rosso.
"Grazie per avermi aspettato."
I rubini si fecero enormi per lo stupore.
Accennò un sorriso e scosse appena la testa.
"Sei tu che hai continuato ad aspettare, stupido."
Il rosso accennò una lieve risata.
"Ma se non mi avessi aspettato, non saresti qui. Aspettarti per tutti questi anni ne è valsa la pena."
"Farò in modo di recuperare tutto il tempo che hai aspettato." aggiunse asciugandogli i cristalli lucidi agli angoli degli occhi.
Avrebbe voluto dirgli molto di più, aprirsi come non mai, ma il sorriso radioso di Kirishima bastava a fargli capire che al rosso bastava così.
Si concesse altro tempo appoggiato su quel letto, con la mano che lo rilassava massaggiandogli appena la cute.
Non vedeva l'ora di svegliarsi al mattino e ritrovarsi quel panda rosso attaccato, oppure di passare ogni attimo con lui.
Cose ovviamente che non avrebbe esposto, ma sapeva che Kirishima non gli avrebbe mai fatto mancare nulla.
Nei giorni successivi il rosso venne spostato nel reparto di medicina generale, trovandolo spesso in compagnia negli orari di visita. La madre era una presenza quasi fissa. Si era catapultata in città non appena aveva ricevuto la notizia del ricovero, ma non l'aveva mai incrociata.
Ora sembrava che il destino volesse farli incontrare tutti i giorni.
"Bakugou, sei arrivato. Bene tesoro, la mamma scappa che ha alcune commissioni da sbrigare." disse la donna lasciando un bacio tra la chioma mezza nera.
"Bakugou, prenditi cura del mio bambino."
"Parte?"
"Suvvia, mio genero non può darmi del Lei. Comunque sì, il lavoro chiama e la mamma di Iwao da sola non riesce a cavarsela: gli affari vanno fin troppo a gonfie vele. Fate i bravi."
La donna si congedò così, dopo aver spettinato i capelli al biondo e lasciando quest'ultimo purpureo.
"Dovrebbero dimettermi tra un paio di giorni." disse il rosso leggermente imbarazzato.
"Almeno non dovrò sentire più questo nauseante odore di disinfettante e vedere questo colore del cazzo."
Per un attimo gli era sembrato che qualche nuvola avesse oscurato gli occhi cremisi, ma scosse la testa quando l'altro prese a ridere quasi incontrollatamente.
"Vedi di farti trovare in ordine quando verrò a casa."
Possibile che doveva spiegargli tutto?
Gli si avvicinò mettendo una mano sulla chioma sbiadita del rosso, indicandone la parte ormai naturale.
"Questo deve sparire."
L'altro prese nuovamente a ridere, cercando di nascondere l'imbarazzo mal riuscendo perché diventò paonazzo.
"Che cazzo ti danno qui dentro per avere quella risata incontrollabile?"
"Saranno gli effetti dei medicinali." disse l'altro tra una risatina e l'altra.
"Oppure sarà che sono felice." sussurrò una volta ripreso e guardando sottecchi il biondo.
Ora le parti erano invertite, tant'è che decise di non far soddisfazione al rosso e uscire momentaneamente dalla camera con la scusa "Cazzo di termosifoni. Vado a prendere dell'acqua."
Anche Bakugou era felice.
Aveva in mente una sorpresa per Kirishima, ma doveva resistere ancora un paio di giorni.
STAI LEGGENDO
True Colors [Kiribaku/Bakushima]
FanfictionEcco qui un'altra nuova storia. Color Au. Uno dei due ha già iniziato a vedere un colore dopo un particolare evento della loro vita. Mantenne il segreto, sgretolandosi pezzo dopo pezzo, vedendo l'altro sempre più distante. Ambientato dopo il diploma...