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Troppe informazioni.
Troppe cose da realizzare.
Più domande che risposte.
Non era nemmeno tornato a casa, dirigendosi in ufficio alla base e chiudendocisi dentro.
"Se arriva la palla al piede, non voglio essere disturbato." aveva detto ai suoi sottoposti.
Si sedette davanti alla lavagna con tutti i suoi appunti.
Mancavano due parole: Spina e Ladri.
Kirishima aveva detto due settimane.
Dopo cosa sarebbe successo?
Kirishima...
Aveva scatenato in lui il terremoto.
Deku lo aveva veramente privato del quirk?
Perché?
Dove?
Quando?
Dov'era lui quando il rosso aveva bisogno?
Non c'era.
Perché ora Deku lo controllava?
Cos'erano quei segni sulla pelle del rosso che aveva intravisto?
A furia di pensarci, gli sarebbe scoppiata la testa.
Provava rabbia.
Tanta rabbia.
Contenerla per tutto quel tempo sarebbe stato difficile.
E poi Akira cosa centrava in quella storia?
Kirishima sapeva tutto, era tenuto sotto osservazione da Deku ed Akira non lo mollava un attimo.
Un idiota.
Un perfetto idiota.
Ribaltò ogni cosa dalla scrivania, tirò un calcio alla sedia imprecando tutto e di più.
Altroché ex Eroe numero uno: miglior idiota dell'Universo.
Aveva lasciato Kirishima da solo ed era tornato di sua stessa volontà da quel pezzo di merda doppiogiochista.
Ah, ma non l'avrebbe passata mica liscia.
Appena rientrato a casa gli avrebbe strappato ogni singolo strato di pelle a suon di ustioni e cotto a puntino da diventare cenere.
Ma...
Non poteva.
Lo avrebbe fatto volentieri: il rosso gli aveva fatto chiaramente intendere che la sua vita era appesa ad un filo.
Un passo falso e di Kirishima ne sarebbe rimasto solo il ricordo.
E lui che pensava di tenerlo fuori dai guai!
Lo aveva consegnato sul piatto d'argento a quel bastardo.
Da quand'è che non ragionava più lucidamente?
Da più di due anni.
Quel Nerd di merda gli aveva completamente rovinato la carriera e ora gli stava distruggendo anche la vita, portandogli via l'unica parte buona rimasta in lui.
Kirishima era da considerare più di un eroe.
Quel bacio che stava scattando tra di loro gli aveva fatto riprovare quelle belle sensazioni che stava dimenticando forzatamente.
Due settimane.
Avrebbe immagazzinato tutto e poi sarebbe esploso peggio di una bomba atomica, questa era l'unica certezza.
Ora aveva altri elementi per capirci qualcosa di quel piano strambo.
Avrebbe fatto credere a Deku di avere la vittoria in pugno.
Sperò che Kirishima non corresse ulteriori rischi.
Già svelargli quelle poche cose era stato pericoloso.
Però, aveva una conferma.
Erano sicuramente destinati l'uno all'altro, altrimenti non avrebbe avuto senso quel ravvicinamento dei loro visi.
Gli scappò un piccolo sorriso e si portò la mano all'altezza del cuore.
Batteva, forte, al solo pensiero.
Si ritrovò stupido nel pensare a quelle cose alla quale si era sempre scansato.
Fece un gesto inaspettato: rimise l'ufficio in ordine e si mise a scrivere.
Scrisse tutto ciò che aveva scoperto e quello che il rosso gli aveva spiegato alla veloce.
Non poteva agire da solo.
Avrebbe portato a casa la pelle e con la sua pure quella del rosso.
Non avrebbe fatto morire più nessuno come due anni prima: avrebbe dimostrato al mondo intero che, nonostante si facesse sopraffare dalla rabbia, anche lui poteva salvare le persone.
Era bastato semplicemente vedere un paio di ore scarse Kirishima e vedeva tutto da una prospettiva diversa.
E anche se era diventato un comune civile, lo avrebbe amato e protetto.
In quel momento capii che essere Hero non era solo portare al termine una missione in breve tempo e fare a gara di potenza.
Essere un Eroe voleva dire lasciare un ricordo di sé, salvare le persone (non sorridendo come All Might) e poter permettere loro di tornare a casa dai propri cari.
E come al solito, doveva ringraziare Kirishima.
E questa volta gliel'avrebbe detto.
Forse...
Non tralasciò alcun dettaglio su quei fogli, trascrivendo tutto quello che sapeva nei minimi dettagli e quello che gli aveva accennato Kirishima.
Dovevano agire tutti insieme: Organizzazione ed agenzie.
Un nemico del genere non poteva batterlo da solo.
Telefonò a Best Jeanist.
"Ho delle cose importanti da darti. Il cane (così chiamava ormai Akira con il suo superiore) non deve sapere niente."
L'ex Pro Hero gli rispose in un modo che lo fece accigliare, ma poi comprese che non poteva parlare.
"Sempre che ti lamenti. No, non ho del lavoro per te, oggi. Hai fatto già troppi disastri in questi ultimi giorni che le riparazioni alle strutture che hai danneggiato, mi stanno costando non poco. Stattene buono nello sgabuzzino per il resto della giornata."
Però sembrava comunque un cazziatone.
Brutto stronzo, ne aveva approfittato per fargli la ramanzina?
Bene.
"Dove?" gli domandò cercando di farsi capire.
"Non mi interessa se puliscono male. Chiamo l'impresa per pulire ed ogni volta non mi metto a controllare ogni ufficio. E se il cestino della carta è pieno, alza il culo e svuotalo da solo, moccioso. Ora, se permetti, ho altro lavoro da sbrigare invece di sentire le tue solite chiacchiere."
Si trattenne dal telefonagli di nuovo oppure ad alzarsi per attraversare il piano e andare a sbraitargli contro.
Un piccolo dispetto: nascose la busta tra cumuli di carta strappata e stracciata.
Bakugou detestava il disordine, anche se quando metteva a soqquadro l'ufficio, chiamava i primi due cretini che passavano davanti alla porta e li obbligava a sistemare tutto alla perfezione.
Akira non doveva entrare in ufficio.
Ora era lui che doveva stargli alle costole.
Non si sarebbe occupato personalmente di organizzare il piano, ma di più non poteva fare.
L'ennesimo pensiero volò a Kirishima.
Non era credente, ma pregò che andasse tutto bene.
Si erano persi troppe volte per la sua demenza, ma questa volta si sarebbero ritrovati e non lo avrebbe più abbandonato.
Quanto doveva amarlo il rosso per continuare a comportarsi in questo modo nei suoi confronti?
Finita quella storia avrebbe cercato di dimostrare altrettanto.
Senza far insospettire Akira, continuò a comportarsi con lui come sempre, ma stando attento alle più piccole banalità.
Come volevasi dimostrare, Akira non era mai presente quando c'era un caso di omicidio, ma in quelle due settimane il verde con Ladri e il rosa con Spina, presero vita nei suoi occhi.
Si tolse il guanto e si guardò la mano: era di un candido rosa pallido.
Si domandò di che colore fosse la pelle di Kirishima.
Dov'era in quel momento?

True Colors [Kiribaku/Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora