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Quella sera decise che fosse cosa buona sfogare il suo malessere su Akira.
Lo aveva atteso davanti alla porta del bagno, ma appena era uscito con solo un asciugamano intorno alla vita, glielo tolse sgarbatamente.
"Abbiamo fretta?" gli domandò l'altro ridendo.
"Vai sul letto."
Lo vide ubbidire come un agnellino.
Non disse nulla quando prese delle corde rosse e gli legò le braccia dietro la schiena con motivi geometrici.
Idem fece per le caviglie, legate alle cosce ripetendo i disegni creati sul busto.
"Sono un po' strette."
"Non me ne fotte un cazzo."
Era la pura verità.
Per evitare di sentire troppo quella voce acuta, gli mise una benda sulla bocca, ghignando per avere almeno la soddisfazione di sfruttarlo come voleva.
Non fu delicato, non se lo meritava.
Al posto suo doveva esserci Kirishima.
Distolse immediatamente il pensiero dal rosso, concentrandosi a lasciare marchi violaceo in ogni alveolo tra le corde, spesso mordendo più forte per godersi dei lamenti di Akira.
L'ironia della sorte voleva che anche il minore avesse i capelli rossi, ma nulla paragonabili alla tonalità di quelli di Kirishima.
I suoi erano ramati, spenti.
Non inumidì le dita, non gliene fregava nemmeno se gli faceva male.
Sforbiciava con foga solo per far spazio alla sua intimità senza dover faticare.
"Ti ho già inculato altre volte. Smettila di stringere questo cazzo di buco."
L'educazione era stata dimenticata chissà dove, come il rispetto.
Solo con un'unica persona sarebbe stato dolce e delicato, ma non potendola nemmeno possedere, si doveva accontentare di quello che passava il convento.
Gli allargò le natiche ed entrò in lui con un unico movimento.
Iniziò a muoversi subito con un ritmo serrato, sentendo i lamenti misti a gemiti provenire da Akira.
Non era piacere o lussuria quello che stava provando.
Era solo un ennesimo sfogo.
Un mix perfetto tra frustrazione ed istinti carnali.
Per aumentarsi lo stimolo chiuse gli occhi, lasciando correre la fantasia.
Immaginò che il corpo scosso fosse quello di Kirishima, stupendosi di come con un nulla la sua erezione pulsò.
Quando colpì la prostata e il ragazzo dimenticò il dolore, tutto si semplificò: preciso come un cecchino, mirava a quel punto sentendo le vertigini arrivare prepotenti.
Non aveva mai sporcato completamente quel ragazzo: gli faceva disgusto il pensiero che il suo sperma lo invadesse, uscendo da lui e voltandolo supino. Un paio di colpi secchi con la mano e gli venne sul viso.
Lo trattava come una puttana, ma non gli interessava.
Non lo aveva scelto lui come compagno di vita.
Non si meritava niente.
Nemmeno tu, Katsuki.
Lo sapeva e anche fin troppo bene.
Se non fosse stato per quell'orgoglio maledetto con quale aveva ricoperto ogni parte di sé, a quest'ora sarebbe stato sul letto a scambiarsi effusioni con Kirishima dopo un momento di piacevole unione.
Liberò Akira dalle corde e si chiuse in bagno.
Si lavò strofinandosi rapidamente, quasi a lavarsi anche la coscienza, e non attese nemmeno l'altro, cambiando velocemente le lenzuola e coricandosi.
Se condividevano solo il sesso era già tanto.
Nei giorni successivi indagò da solo, o meglio c'era Akira che lo seguiva come un cagnolino, ma non vide il rosso.
"Non è il caso che ci vediamo. Se capiterà qualche omicidio andrà bene, ma senza il lavoro non ne vedo motivo." gli aveva scritto.
Tutto torna.
Se era di solitudine che doveva morire, allora se la meritava tutta.
Peccato che solo non era mai, visto che aveva sempre quello attaccato al deretano.
Ci furono altri episodi di omicidio in quei mesi, nessuna però aveva una scritta.
"Se non c'è una scritta e la tecnica è la stessa, allora non ha senso che venga lì."
Lo stava evitando.
Coperto da Best Jeanist, riuscì a staccarsi la zecca con la scusa di una missione top secret e si diresse alla villa.
Doveva vedere almeno come stava.
Gli sembrava di essere un ladro.
Passava furtivamente ogni finestra o balcone nella speranza di vedere qualche tenda tirata e riuscire ad intravederlo.
Avrebbe potuto semplicemente bussare e annunciarsi, ma si trovò nuovamente senza coraggio.
Gli rimaneva solo più la camera da letto.
Se non era lì, forse stava lavorando in agenzia o in qualche missione per conto di Fatgum.
Se non l'avesse trovato, lo avrebbe aspettato di nuovo in cortile, uscendosene poi con la scusa della missione prolungata più del dovuto con Akira e un passavo di qui per caso con Kirishima.
Ma se il rosso si era sempre negato anche per il caso che stavano seguendo, forse non voleva proprio più averci a che fare con lui.
Gli aveva chiesto di collaborare con il caso ed aveva accettato.
Fine della storia.
Che cos'erano quei comportamenti da mammoletta?
Si era stancato di reagire in quel modo ad ogni cosa in cui c'entrava il rosso.
Non voleva più vederlo?
Col cazzo: prima risolvevano il caso.
Propositi che morirono quando scorse il rosso nel letto con un ragazzo.
Erano le stesse identiche cose che faceva anche lui con Akira, ma questo gli fece decisamente male.
Eppure lo aveva aspettato per anni!
Ma poi te ne sei andato.
Eppure diceva che non aveva amato nessun altro oltre a lui.
Ma tu te ne sei andato.
Già.
Se n'era andato.
Aveva dimostrato l'opposto delle sue parole.
Mi piaci, Kirishima.
Quello però era vero.
Gli piaceva veramente da mandarlo in tilt con niente.
Saltò sul ramo e con le esplosioni si diede una spinta per allontanarsi più rapidamente possibile da lì.
Un ciuffo ramato spiccò nel verde del giardino.
"L'ha visto."
Povero ingenuo.
Cosa credeva?
Che dopo tutto quello che gli aveva fatto, stava ad aspettarlo ancora?
Illuso.
Kirishima aveva pensato a se stesso e se aveva trovato un'altra persona da amare, aveva fatto bene a dimenticarsi di lui.
Lo doveva accettare.
Non ci riusciva, forse non ci sarebbe mai riuscito, ma glielo doveva.
Quando arrivò a casa non diede ad Akira nemmeno il tempo di salutarlo che gli fu addosso.
Non ebbe nemmeno premura di portarlo sul letto, prendendolo rudemente sul pavimento di fronte alla porta d'ingresso.

True Colors [Kiribaku/Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora