18

272 28 51
                                    

Non aveva tempo per pensare, non aveva tempo per stare 5, 5, fottutissimi minuti tranquillo.
Perché?
Perché Akira era ovunque.
Al lavoro.
A casa.
Quando usciva per fare la spesa.
Nei tragitti quotidiani casa - Organizzazione.
Ovunque.
Non aveva nemmeno più privacy in bagno per pisciare!
Purtroppo doveva sopportarlo.
Sopportare la sua costante presenza, anche quando entrava pochi attimi in bagno per lavarsi le mani.
Faceva anche il finto intenerito.
Ovviamente rispondeva sempre con il suo solito tatto a qualche smanceria, ma aveva smesso di tentare alla sua vita per un bacio di troppo, anche fosse stato il primo della giornata, o per il continuo abbracciarlo.
Quel coglione si era fatto pure beccare dai paparazzi.
La folla di giornalisti davanti a casa loro, cercava di fermare i due per chiedergli spiegazioni sulla loro presunta relazione.
"Sul web circolavano informazioni su un'intesa tra lei e Red Riot. Cos'ha da dire in merito?"
Quella fu l'unica domanda a cui rispose, anche se a modo suo.
Prese il cane per il bavero e diede via ad uno show di lingue davanti alla telecamera.
Avrebbe voluto rispondere in tutt'altro modo, tipo di farsi gli affari loro o farli saltare direttamente in aria.
Dentro di sé stava maledicendosi.
Ora quel cretino si sarebbe attaccato ancora di più!
Un bacio del genere lo avrebbe voluto dare a Kirishima.
Cosa stava sopportando in quelle settimane?
Stava bene?
Era vivo?
Quando gli avevano fatto intendere che non sarebbe più stato reperibile per più di due mesi, voleva solo prendere ed andare a cercarlo.
Spesso si svegliava nel cuore della notte abbracciando l'altro, ma si rendeva conto che non erano i capelli rossi che avrebbe tanto voluto vedere al risveglio.
Era stato fin troppo piacevole svegliarsi e trovarselo addosso.
E quelle sensazioni provate durante quella piccola esperienza intima?
E quei baci carichi di desiderio?
E quel sorriso?
E quegli occhi?
"Tesoro, per cena andiamo a mangiare fuori? Ho voglia di andare al ristorante."
Già quel nomignolo lo faceva schifare, in più doveva pure spendere?
Che palle.
"L'importante è che mangio qualcosa."
E fu così che si era ritrovato seduto ad un tavolo, vestito pure leggermente elegante, per compiacere a quel cagacazzo.
Ogni millesimo di secondo che passava, lui lo detestava sempre di più.
"Non stanno più uccidendo nessuno." gli disse tutt'un tratto.
Era una trappola?
Doveva giocarsela?
Schioccò la lingua e pinzò nella forchetta un pezzo di carne, portandosela poi alle labbra.
"Avranno capito che non siamo così tanto schiappe da spaventarci per queste scaramucce."
La risata dell'altro era decisamente fastidiosa.
"Degno di te, Kacchan."
Si era appena tradito da solo, il fesso.
Ottima mossa, cretino.
"Dove hai sentito quel soprannome?"
Gli occhi di Akira si fecero piccoli davanti al suo sguardo truce.
"Non importa. Dimenticalo. Finiamo di mangiare che non voglio star seduto qui dentro tutta la sera."
Con indifferenza prese a mangiare, percependo impanicato il ragazzo che aveva davanti.
Chissà cosa stava pensando adesso.
Si era improvvisamente ammutolito, mangiando quello che rimaneva in silenzio e con le labbra contorte.
"Smettila di fare quella faccia: diventi ancora più irritante."
Sembrò funzionare: letteralmente odioso.
Le settimane passavano e il pensiero fisso si faceva sempre più imponente.
L'unica cosa che sapeva del piano è che doveva rifiutare la proposta che gli avrebbe fatto Deku e seguire le indicazioni che gli venivano poi fornite sul campo.
Avere quella piattola incollata era veramente una seccatura.
Per la prima volta si trovava a non poter partecipare attivamente ed era veramente frustrante, specialmente con la vita di Kirishima in gioco.
Con Akira cercava di fare il fidanzato.
Ovviamente non si lasciava andare a frasi sdolcinate o a comportamenti teneri, ma almeno cercava di non ucciderlo una volta sì e l'altra pure.
Non lasciò nemmeno che l'altro si insospettisse: riprese anche a sfruttarlo ogni notte, facendogli credere che meglio di lui non c'era nessuno.
C'era Kirishima.
Lo sapeva bene.
Kirishima era meglio di chiunque altro e mai come in quei momenti si sentiva uno sporco traditore.
Aveva bene o male capito cosa gli facesse Deku, ma Kirishima si piegava davanti ad una sua illusione, mentre Bakugou agiva conscio di cosa stava facendo.
Il bastardino ci provava di tanto in tanto ad usare il suo secondo quirk, sostituendo la visione di sé con quella del rosso, ma era fin troppo sveglio, che chiamava sempre "Akira" in quei momenti da far sparire subito l'immagine di Kirishima.
Dopo due mesi si ritrovò ad essere più nervoso del solito.
I Pro Hero non potevano spiegargli nulla, ma in quella settimana Akira sparì.
Indagarono alla luce del sole per la sua scomparsa, celando tutti i sospetti possibili.
Se l'Organizzazione metteva sottosopra la città per cercare un suo sottoposto, era la prova che non avessero sospettato nulla.
Non parlavano comunque liberamente, temendo un altro scherzetto creato dalle illusioni, quindi facevano tutti finta di nulla.
Akira era stato uno sciocco: concentrato solamente su Bakugou, non si rendeva minimamente conto che tutti gli altri stavano agendo per sventare il loro piano.
La tredicesima settimana passò.
Finalmente solo in quel letto poté lasciarsi andare ai pensieri sul rosso.
Quei mesi di attesa erano stati devastanti.
Il pensiero del rosso in costante pericolo era fisso, scavando in lui una sensazione di vuoto ed impotenza che mai si sarebbe aspettato di provare.
Amava Kirishima.
Era l'unico che poteva essere amato da lui, con la sua pazienza infinita nell'aspettarlo per anni, con le sue manifestazioni di affetto, con la sua presenza costante anche quando lui chiedeva di esser lasciato solo.
Se avesse avuto la possibilità di tornare indietro, si sarebbe comportato meglio con quel ragazzo.
Forse gli avrebbe risparmiato tutta quella agonia.
Fu durante una notte della quattordicesima settimana che l'attacco arrivò.
Tutti si radunarono alle loro postazioni.
Al centro della via c'erano solo Bakugou e Deku.
Si chiese dove fosse Kirishima.
Perché non era lì?
Aveva il cuore che pulsava rapido tra ansia e collera.
Doveva mantenere la mente lucida.
Aveva promesso di salvarlo: non intendeva rimangiarsi alla parola.

True Colors [Kiribaku/Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora